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Decreto Sicurezza, iniziano i licenziamenti nella filiera della cannabis light: a rischio 30mila lavoratori

Ici: «È una scelta ideologica, punitiva e irresponsabile, che viola il diritto europeo e prepara il terreno a cause milionarie e a una probabile procedura d’infrazione»
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Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Sicurezza, per arrivare a una sua rapida entrata in vigore bypassando la discussione parlamentare in corso su un testo analogo. Adesso il passaggio parlamentare servirà solo per la conversione in legge (senza modifiche) entro 60 giorni.

Tra gli effetti del provvedimento securitario c’è quello di rendere illegale un’intera e prospera filiera agricola, quella della canapa industriale, dato che un articolo del decreto vieta ogni attività legata alle infiorescenze.

«Siamo di fronte a un atto di inaudita gravità, che segna una pagina nera per lo Stato di diritto, la libertà d’impresa e le garanzie costituzionali – dichiara l’associazione Imprenditori canapa Italia (Ici) – Con un colpo di penna, il Governo ha deciso di trasformare migliaia di imprenditori onesti in criminali, colpevoli unicamente di aver esercitato una professione legale, versato regolarmente le tasse e creato posti di lavoro. Con questa norma, tutti noi siamo ora passibili di procedimenti penali e misure cautelari, solo per aver svolto un’attività fino a ieri perfettamente lecita e riconosciuta dallo Stato. È uno schiaffo alla dignità del lavoro, una lesione gravissima della fiducia tra cittadino e istituzioni».

Ici denuncia come il decreto porti «alla chiusura forzata di oltre 3.000 aziende e la condanna al licenziamento di 30.000 operatori del settore», quando «in nove anni, la filiera della canapa industriale non ha mai creato alcun problema di salute pubblica, sicurezza stradale o ordine sociale».

L’oggetto della discussione è la cannabis light, ovvero canapa con un contenuto di Thc inferiore allo 0,6%. Nella cannabis non-light è soprattutto la molecola Thc ad avere effetti psicoattivi, essendo in grado di indurre stati di euforia o alterazioni della percezione, ma lo stesso è presente in quantità irrilevanti nella cannabis light, dove il principale principio attivo è il Cbd: la stessa Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda che il Cbd non venga classificato come sostanza controllata, e nel 2020 la giurisprudenza europea ha escluso che il Cbd possa essere catalogato come stupefacente.

Anche se la comunità scientifica di settore non ha ancora raggiunto un consenso in merito all’efficacia terapeutica del Cbd a contrasto di tutte le patologie per le quali viene impiegato, sappiamo – come certifica ancora una volta l’Oms – che l’uso di Cbd non mostra potenziale d’abuso o di dipendenza, né ci sono problemi di salute pubblica associati.

«Questa norma non ha nulla a che vedere con la sicurezza nazionale – conclude Ici – È una scelta ideologica, punitiva e irresponsabile, che espone l’Italia al ridicolo sul piano internazionale, mina il principio di leale concorrenza, viola il diritto europeo e prepara il terreno a cause milionarie e a una probabile procedura d’infrazione. Da oggi, siamo costretti a licenziare. È una frase che nessun imprenditore dovrebbe mai essere obbligato a pronunciare. Ma è la drammatica realtà che questo Governo ha scelto di infliggere a migliaia di famiglie italiane. Noi non ci arrendiamo. Difenderemo con ogni mezzo legittimo le nostre imprese, i nostri lavoratori, il nostro futuro – insieme alle altre associazioni della filiera come Canapa Sativa Italia, Resilienza Italia Onlus, Sardinia Cannabis, e con le principali associazioni di categoria del mondo agricolo. Oggi non siamo più sicuri. Se lo Stato può decidere da un giorno all’altro che ciò che era legale diventa criminale, nessun cittadino e nessun imprenditore italiano può sentirsi al sicuro».

Redazione Greenreport

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