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Ma gli agricoltori avrebbero solo vantaggi da suoli più sani

L'Italia conferma il no alla legge Ue sul ripristino della natura, approvazione a rischio

Gava: «L'accordo finale resta per noi non soddisfacente, occorre una maggiore riflessione su come evitare impatti negativi sul settore agricolo»
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Il Consiglio Ambiente di ieri, che ha riunito a Bruxelles i ministri dell’Ambiente dei 27 Stati membri dell’Ue – per l’Italia ha partecipato la viceministra, Vannia Gava – ha evitato il voto inizialmente previsto sulla legge Ue per il ripristino della natura.

La legge è già stata approvata a febbraio dall’Europarlamento, e un accordo provvisorio con Consiglio è già stato trovato lo scorso novembre; ieri avrebbe dunque dovuto esserci solo il via libera formale.

Invece a determinare il cambio di rotta, la scorsa settimana, è stato il voltafaccia dell’Ungheria di Orban, che ha ritirato il sostegno alla proposta di legge. Altrettanto decisiva è stata la reiterata opposizione di Italia, Paesi Bassi, Svezia e Polonia, insieme all’astensione di Austria, Belgio e Finlandia.

Gli ambientalisti riuniti nella coalizione #RestoreNature sono insorti, e il Wwf – forte di una appello firmato da 147 scienziati – si è rivolto direttamente al Governo Meloni per chiedere di sostenere la legge. Un appello caduto però nel vuoto.

«L'Italia sostiene l'obiettivo di tutelare e riparare gli ecosistemi e ha partecipato attivamente al negoziato», dichiara nel merito Gava, ma di fatto il Paese sta bloccando il via libera alla legge: «L'accordo finale che è emerso dai triloghi resta per noi non soddisfacente. Occorre una maggiore riflessione su come evitare impatti negativi su di un settore, come quello agricolo, che è cruciale per l'economia e la sicurezza alimentare dell'Italia e dell’Ue».

Eppure, la legge prevede proprio di rendere più sani i suoli e l’ambiente europeo, che sono alla base della produzione agricola, mentre oggi il 60-70% dei terreni europei non gode di buona salute (in primis per l’abuso di concimi), mettendo così a rischio la sostenibilità nel tempo della produzione agricola.

La scelta sembra dunque di puro posizionamento politico contro la transizione ecologica, come sottolineato dagli ambientalisti di #RestoreNature, per i quali «è del tutto incomprensibile e spaventoso vedere che la legge per il ripristino della natura viene sacrificata sull’altare del sentimento populista anti-ambientalista, senza alcuna spiegazione razionale e minando il processo decisionale democratico».

Come conferma Euractiv, il commissario Ue per l’Ambiente Virginijus Sinkevicius ha ribadito che l’accordo finale non prevede obblighi per gli agricoltori e che «numerosi settori, tra cui l’agricoltura, la silvicoltura, il turismo e l’energia, così come l’industria e il settore finanziario, si basano sulla biodiversità e sugli ecosistemi naturali: preservare e ripristinare la natura è fondamentale per mantenere un’industria e un’economia sostenibile».

Non a caso 14 Stati membri, tra cui Germania, Francia e Spagna, hanno ribadito ieri la richiesta per una rapida approvazione della legge.

Il ministro dell’ambiente irlandese Ryan ha dichiarato a Euractiv che la legge rappresenta un’opportunità per convogliare nuove risorse verso gli agricoltori: «Se abbandonassimo la legge sul ripristino della natura, allora abbandoneremmo gli agricoltori, e questo sarebbe un vero peccato».

Diversi ministri hanno preso la parola in Consiglio Ambiente per sostenere la proposta, esortando la presidenza belga del Consiglio dell'Ue a trovare rapidamente un modo per adottare la legge; ma se una soluzione non verrà trovata entro l’inizio di giugno, quando si svolgeranno le prossime elezioni europee, il rischio più che concreto è quello di porre il ripristino della natura su un binario morto.

Redazione Greenreport

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