
La biodiversità della Sicilia a rischio desertificazione

Con una media di un evento mondiale ogni due giorni, l'Onu invita i popoli a celebrare un fatto storico o un tema per non dimenticare. Uno dei 152 eventi celebrativi, il 17 giugno, è dedicato alla desertificazione e alla siccità.
Numerosi ormai gli articoli e le interviste che denunciano crisi climatiche, con temperature sempre più elevate e precipitazioni sempre più ridotte e spesso drammaticamente concentrate nel tempo. Come se non bastasse negli ultimi tempi sentiamo sempre più parlare di desertificazione intesa come perdita di fertilità dei suoli.
Perché dovremmo maturare una corretta consapevolezza della problematica. Lo spiega il prof. Vincenzo Piccione, già docente di geobotanica dell'Ateneo Catanese, presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale, sezione Sicilia, nonché Componente della Commissione Tecnico Scientifica di AssoCEA Messina APS.
“Precipitazioni ridotte e temperature sempre più elevate innescano fenomeni di aridità e la vegetazione naturale e antropica di un luogo viene messa a dura prova. Un territorio classificabile climaticamente arido o semiarido, come la Sicilia, ha un capitale naturale ad alto rischio di perdita di biodiversità.
La desertificazione in Sicilia non è ancora l'avanzata del deserto ma potrebbe rappresentare il preludio. Le uniche aree desertizzate sono prevalentemente i calanchi dove una vegetazione sparuta e molto specializzata riesce ancora a colonizzare un terreno particolarmente inospitale – li chiamerei laboratori prove di predeserto. Purtroppo tutti gli indici di siccità e soprattutto di aridità testimoniano in ormai cento anni di monitoraggio che i tempi sono più che maturi per avviare politiche concrete di manutenzione del territorio. Disponiamo di conoscenze scientifiche del rischio desertificazione attendibili ma soprattutto multi temporali che ci consentono di ricostruire scenari anno dopo anno come giocano le componenti non solo climatiche ma anche vegetazionali, del suolo e, soprattutto, della gestione del territorio. Gestione per la quale dobbiamo darci delle regole rigide in quanto il ruolo dell'uomo nel processo di improduttività di un terreno è determinante basti pensare a pratiche di coltivazione insostenibili, a sovrapascolamenti, a disboscamenti, allo spreco idrico, al turismo insostenibile, agli incendi, etc”.
Non tutta la Sicilia rientra nella classe di massimo rischio desertificazione. I territori più in quota, per intenderci dai 700 metri sul livello del mare in su, beneficiano di una qualità territoriale e ambientale ancora oggi felice. Il merito: precipitazioni maggiori rispetto alla media regionale e temperature medie più contenute, esposizione felice dei versanti (i versanti a nord sono più freschi), territori impervi poco frequentati dall'uomo, reforestazioni andate a buon fine, soprattutto dagli anni 70 in poi, ma il successo maggiore è dovuto a due parchi regionali Nebrodi e Madonie e a un numero significativo di siti di importanza comunitaria.
La dorsale appenninica siciliana è ad oggi l'isola felice nell'ambito dell'isola di Sicilia su cui bisogna fare ulteriori sforzi. Auspicabile l’istituzione di un Parco dei Peloritani. Un sogno: un Grande Parco Nazionale che riunisca i due parchi con il terzo atteso. Per quanto tempo ancora? Tutte le proiezioni per i prossimi decenni non promettono nulla di buono. Esiste una pressoché certezza condivisa che le temperature medie aumenteranno di più gradi ne discenderà un aumento significativo dell'aridità con conseguente compromissione di varie formazioni vegetali fragili e non in grado di adeguarsi alle nuove esigenze bioclimatiche.
Il moderno contadino attento si è accorto di tutto ciò e sta correndo ai ripari. Sostituisce le culture irrigue con frutti tropicali a bassa esigenza idrica e investe in sperimentazione di culture impensabili fino a qualche anno, ad esempio il caffè.
La politica dovrebbe fare degli sforzi maggiori introducendo una pianificazione della manutenzione del suolo in ottica di recupero alla fertilità intervenendo a scala comunale avendo il coraggio di sperimentare e non avere atteggiamenti preconcetti.
Ad esempio il team del Prof. Vincenzo Piccione ha elaborato delle procedure finalizzate a recuperare territori marginali abbandonati che possono essere rigenerati ai fini della fertilità allo stesso tempo producendo reddito - è il caso dell'agrivoltaico.
di AssoCEA Messina APS
