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Anno internazionale del miglio: liberare il suo potenziale per il benessere delle persone e dell'ambiente (VIDEO)

Le diverse varietà di miglio resistenti ai cambiamenti climatici possono essere una valida alternativa ai cereali importati
 |  Enogastronomia moda turismo

Nel marzo 2021, la 75esima sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sua ha dichiarato il 2023 International Year of Millets (IYM 2023 - Anno internazionale del miglio) indicando nella Fao l'agenzia principale per celebrarlo in collaborazione con altri stakeholders. Il miglio possono crescere su terreni aridi con un minimo apporto di fertilizzanti ed è resistente ai cambiamenti climatici. Le diverse specie di miglio sono quindi una soluzione ideale per aumentare l'autosufficienza alimentare dei Paesi in via di sviluppo  e per ridurre la loro dipendenza dai cereali importati. Infatti, quello che viene chiamato generalmente miglio comprende un gruppo eterogeneo di cereali tra i quali il miglio perlato, proso, foxtail, barnyard, little, kodo, browntop, finger, oltre a fonio, sorgo (o miglio grande) e teff. Tutti sono un'importante fonte di nutrimento per milioni di persone nell'Africa subsahariana e in Asia. Sono profondamente radicati nella cultura e nelle tradizioni delle popolazioni indigene e aiutano a garantire la sicurezza alimentare nelle aree in cui sono culturalmente rilevanti.

La Fao ricorda che «Mentre i sistemi agroalimentari globali affrontano sfide per nutrire una popolazione globale in continua crescita, i cereali resilienti come il miglio forniscono un'opzione economica e nutriente, e devono essere intensificati gli sforzi per promuoverne la coltivazione».

L’Onu è convinta che «Il YM2023 sarà un'opportunità per aumentare la consapevolezza e indirizzare l'attenzione politica sui benefici nutrizionali e sulla salute del miglio e sulla sua idoneità alla coltivazione in condizioni climatiche avverse e mutevoli. L'Anno promuoverà inoltre la produzione sostenibile di miglio, sottolineando al contempo il loro potenziale per fornire nuove opportunità di mercato sostenibili a produttori e consumatori».

Presentando l’Anno internazionale del miglio, il Direttore generale della Fao Qu Dongyu ha sottolineato che  «Il miglio è un'incredibile coltura ancestrale con un alto valore nutritivo. Il miglio può svolgere un ruolo importante e contribuire ai nostri sforzi collettivi per responsabilizzare i piccoli agricoltori, raggiungere uno sviluppo sostenibile, eliminare la fame, adattarsi ai cambiamenti climatici, promuovere la biodiversità e trasformare i sistemi agroalimentari».

In effetti, una maggiore produzione di miglio può sostenere i mezzi di sussistenza dei piccoli agricoltori e può fornire posti di lavoro dignitosi a donne e giovani. Le entrate create possono stimolare la crescita economica. Essendo una possibile alternativa salutare ai cereali, il miglio può mitigare i rischi legati agli shock produttivi come quello della guerra in Ucraina.

Secondo la Fao «L'IYM 2023 e la spinta verso l'aumento della produzione di miglio contribuiranno all'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile» e Qu ha aggiunto che «Questo Anno Internazionale è un tempestivo promemoria di questo importante raccolto. E offre un'opportunità unica per aumentare la consapevolezza e indirizzare l'attenzione politica sui benefici nutrizionali e per la salute del consumo di miglio, l'idoneità del miglio per la coltivazione in condizioni climatiche avverse e mutevoli e la creazione di opportunità di mercato sostenibili e innovative per molti Paesi in tutto il mondo di lavorare per il miglio a beneficio degli agricoltori e dei consumatori di tutto il mondo».

L'Anno internazionale del miglio punta anche a promuovere metodi di produzione sostenibili, evidenziando il potenziale di offrire nuove opportunità di mercato a produttori e consumatori. Un'altra aspettativa per l’ IYM 2023  è quella risvegliare l'interesse tra agricoltori, giovani e società civile e fare pressione su governi e politici affinché diano priorità alla produzione e al commercio delle diverse varietà di miglio.

 

Redazione Greenreport

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