
Acquacoltura in Toscana: 25 impianti, sostenibilità e produzione in crescita

Il convegno “Pesca e acquacoltura risorse da valorizzare” organizzato da PescAgri, Associazione Pescatori Italiani promossa da Cia-Agricoltori Italiani per la tutela, lo sviluppo e la valorizzazione dell'acquacoltura e della pesca artigianale, ha fatto il quadro dell’acquacoltura in Toscana: «Orate, spigole, trote e cozze: è in salute il pesce made in Tuscany. Sono 25 gli impianti di acquacoltura, fra Garfagnana e Lunigiana, Casentino (specie acqua dolce), Orbetello (spigole e orate in allevamenti in laguna), e costa livornese, con impianti sia a terra sia off-shore (maricoltura) con realtà in forte crescita (impianti a Capraia e nel golfo di Follonica), così come la miticoltura con due impianti operativi nel golfo di Follonica».
PescAgri sottolinea che «Con una produzione toscana annua proveniente da impianti a terra (fra impianti di acqua dolce e acqua salata) di 4mila tonnellate di pesce, mentre con lo sviluppo dell’off-shore la produzione può considerarsi raddoppiata. Importante anche la pesca in mare, con la presenza di 570 battelli (dato 2020) che valgono il 4,8 del totale nazionale». Anche in Italia il comparto è sempre più in crescita, con un giro d’affari di 510 milioni di euro (suddivisi in 295 milioni per piscicoltura e 215 per la molluschicoltura) e 900 aziende su tutto il territorio. La produzione è di circa 165.000 tonnellate di trenta specie diverse di pesce.
Quello dell’acquacoltura è quindi un settore in forte espansione in Toscana, e con prodotti ittici apprezzati sui mercati e che ha come punto di riferimento quello nazionale della grande distribuzione organizzata.
Alla Cia spiegano che «Obiettivo di PescAgri - nata nel 2020, rappresenta oggi già oltre cento aziende, ed è presente in Veneto, Emilia Romagna, Campania, Puglia e da oggi anche in Toscana - è quello di aumentare l’autosufficienza alimentare, utilizzando meglio i fondi Ue per sviluppare l’allevamento ittico sostenibile e renderlo competitivo, così da ridurre le importazioni di pesce dall’estero che coprono l’80% della domanda dei consumatori italiani.
Secondo Valentino Berni, presidente Cia Agricoltori Italiani della Toscana, «Ci sono enormi potenzialità di crescita e di reddito da pesca e acquacoltura in Toscana. L'acquacoltura viene, infatti, definita ‘agricoltura di mare’: allevamenti ittici sia in acqua salata che dolce, finalizzati alla raccolta di pesci, molluschi e crostacei, che possono essere realizzati in mare, nei fiumi, nei laghi o nelle lagune. Ma come il resto dell’agricoltura, anche il comparto pesca, che è strategicamente rilevante per il settore primario, è colpito dai rincari dei costi energetici, servono interventi ed incentivi agli investimenti per produrre di più utilizzando al meglio i fondi del Feampa (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca)».
Per la presidente PescAgri, Rosa Giovanna Castagna, «Con una crescente domanda e il sovrasfruttamento degli stock ittici l'acquacoltura non può più essere considerata ancillare alle attività di cattura. Dal 2013 la crescita di produzione è stata dell’8% e il prodotto ittico d’allevamento è destinato entro il 2030 a superare quello pescato, arrivando a coprire il 70% della domanda. Per PescAgri la priorità è, dunque, la promozione dell’itticoltura sotto il profilo ambientale, economico e sociale, oltre alla conservazione delle risorse biologiche acquatiche, contribuendo alla sicurezza alimentare europea e consentendo una blue economy sostenibile nelle aree costiere, insulari e interne».
Marilena Fusco, segretaria PescAgri, ha aggiunto che «Le potenzialità del settore passano dalla formazione professionale degli operatori del settore della pesca e gli imprenditori ittici, traghettando il comparto verso gli obiettivi europei di transizione ecologica grazie all’innovazione tecnologica. Dobbiamo lavorare per non far abbandonare la pesca, vogliamo che i nostri figli continuino l’attività».
Inoltre, PescAgri intende intensificare il dialogo con le istituzioni Pazionali per il superamento dei troppi ostacoli amministrativi e difficoltà burocratiche che lo hanno frenato in passato, per esempio nel rilascio delle concessioni demaniali marittime. L’associazione guarda, dunque, alla crescita economica degli allevamenti ittici attraverso una progressiva semplificazione dell’apparato normativo e delle norme vigenti, grazie anche a una maggiore digitalizzazione».
La Castagna ha concluso: «PescAgri auspica infine una campagna di promozione che sostenga e incentivi il settore dell’acquacoltura, così come accadde in passato con gli agriturismi, nell’ottica di una multifunzionalità che garantisca nuove opportunità di reddito alle aziende agricole, favorendo lo sviluppo di attività di allevamento sia di acqua dolce che salata».
