
Le coltivazioni di caffè, avocado e anacardi dovranno essere spostate in regioni più fresche

In molte economie contadine tropicali di tutto il mondo, caffè, anacardi e avocado hanno una grande importanza socioeconomica. Ma, trattandosi di piantagioni, la loro coltivazione richiede una pianificazione a lungo termine. Quindi, valutare gli impatti dei cambiamenti climatici sulla loro idoneità biofisica è essenziale per sviluppare misure di adattamento e selezionare varietà o colture appropriate.
Lo studio “Expected global suitability of coffee, cashew and avocado due to climate change”, pubblicato su Plos One da Roman Grüter, Tim Trachsel, Patrick Laube e Isabel Jaisli dell’ Institut für Umwelt und Natürliche Ressourcen (IUNR) della Zürcher Hochschule für Angewandte Wissenschaften (ZHAW), ha modellato l'idoneità attuale e futura di caffè arabica, anacardi e avocado a livello globale in base ai requisiti climatici e del suolo delle tre coltivazioni. Mentre esistevano già studi sull’impatto del cambiamento climatico sulle coltivazioni di diverse qualità di caffè, il nuovo studio presenta la prima valutazione globale degli impatti dei cambiamenti climatici sull'idoneità di anacardi e avocado.
I ricercatori svizzeri spiegano. «Abbiamo utilizzato i risultati climatici di 14 modelli di circolazione globale basati su tre scenari di emissione per modellare gli impatti futuri (2050) dei cambiamenti climatici sulle colture sia a livello globale che nei principali Paesi produttori. Per tutte e tre le colture, i fattori climatici, principalmente lunghe stagioni secche, le temperature medie (alte e basse), le basse temperature minime e le precipitazioni annuali (alte e basse) erano più restrittive per l'estensione globale delle regioni di coltivazione idonee rispetto ai parametri del terreno e del suolo, che erano principalmente basso pH del suolo, texture del suolo sfavorevole e pendii ripidi».
A causa del cambiamento climatico, i ricercatori hanno riscontrato cambiamenti nelle regioni di crescita adatte e il caffè si è rivelato il più vulnerabile, con gli impatti climatici negativi predominanti in tutte le principali regioni produttrici. E se, sia per l'anacardio che per l'avocado, le aree adatte alla coltivazione dovrebbero espandersi a livello globale, nella maggior parte dei principali Paesi produttori di questi due frutti le aree di maggiore idoneità potrebbero diminuire.
Per tutte e tre le colture sono stati riscontrati spostamenti futuri nelle regioni di coltivazione adatte a causa dei cambiamenti climatici con espansioni e contrazioni: «Il caffè si è rivelato più vulnerabile ai cambiamenti climatici con impatti negativi dominanti in tutte le regioni in crescita, principalmente a causa dell'aumento delle temperature – si legge nello studio - Rispetto al caffè, l'anacardio e l'avocado sono risultati più resistenti ai cambiamenti climatici».
Per l'anacardio, che ha mostrato il più elevato range di idoneità, sono stati trovati sia effetti positivi che negativi del cambiamento climatico: mentre a livello globale si prevede un aumento delle aree di coltivazione idonee agli anacardi, in alcuni dei principali Paesi produttori, come India, Costa d'Avorio e Benin, ci sarà una diminuzione delle aree di elevata idoneità. Anche le aree favorevoli alla coltivazione dell’avocado si estenderanno globale, mentre le aree più idonee in alcuni dei principali Paesi produttori, come Repubblica Dominicana, Perù e Indonesia, potrebbe diminuire.
Alcune regioni all'estremità settentrionale e meridionale delle odierne aree di coltivazione diventeranno più adatte, tra cui Argentina, Sudafrica, Cina e Nuova Zelanda, ma questo non significa che queste nuove regioni possano facilmente sostituire i siti attuali. In un’intervista a BBC News, Grüter spiega che «Il messaggio chiave per coloro che oggi si trovano nelle principali regioni produttrici è che i sistemi agricoli devono adattarsi alle mutevoli condizioni, Se c'è già caffè coltivato in una nuova area dove è stato possibile con alcune opzioni di gestione, potrebbe diventare più facile o potrebbe essere possibile espanderlo, ma ciò non significa che otterremo regioni perfette per la coltivazione del caffè entro 10 anni».
Lo studio rivela che «L'adattamento ai cambiamenti climatici sarà necessario nella maggior parte delle principali regioni produttrici di tutte e tre le colture. Ad alte latitudini e ad alta quota, invece, possono tutte trarre vantaggio dall'aumento delle temperature minime». Ed evidenzia che «Le misure di adattamento possono includere opzioni di gestione specifiche del sito, sforzi di miglioramento genetico delle piante per varietà che si adattano meglio a temperature più elevate o siccità e, nel caso del caffè, la sostituzione dell'arabica con caffè robusta in alcune regioni».
I ricercatori concludono: «Nuovi siti di produzione ad altitudini e latitudini più elevate potrebbero creare nuove opportunità di mercato. Tuttavia, sono necessarie politiche e strategie per garantire che i cambiamenti nei luoghi di produzione non comportino impatti ambientali negativi come la deforestazione, la perdita di biodiversità oi servizi ecosistemici. Inoltre, i proprietari terrieri e gli agricoltori nei luoghi di produzione attuali e futuri devono essere disposti a cambiare gestione o a coltivare un nuovo raccolto».
Grüter avverte che «Nelle regioni che potrebbero diventare più adatte alla coltivazione di queste colture, è importante assicurarsi che non vi siano impatti ambientali negativi come la deforestazione. Gli stakeholder locali, le comunità locali, devono essere coinvolti in questi processi di cambiamento. Dovrebbe essere un processo davvero partecipativo».
E’ un fenomeno che stiamo già osservando anche in Italia dove, come ricorda Coldiretti, «Le coltivazioni di frutta tropicale in Italia sono raddoppiate in meno di tre anni con un boom di oltre mille ettari fra Puglia, Sicilia e Calabria. Si tratta di coltivazioni molto distanti da quelle tradizionalmente condotte sul territorio, e legate in modo evidente alla tropicalizzazione del clima. Sempre più spesso nelle regioni del Sud prima si sperimentano e poi si avviano vere e proprie piantagioni di frutta originaria dell’Asia e dell’America Latina dalle banane ai mango, dall’avocado al lime, dal frutto della passione all’anona, dalla feijoa al casimiroa, dallo zapote nero fino al litchi, per un consumo totale stimato in oltre 900mila tonnellate a livello nazionale».
E del caso Italia, commentando lo studio ZHAW, se ne occupa anche BBC News, analizzando in particolare l’esperienza siciliana: «Un aumento della temperatura di circa 1° C negli ultimi 30 anni ha visto gli agricoltori siciliani rivolgersi a una gamma di nuove colture più adatte a condizioni più calde. Uno di loro è Andrea Passanisi, che coltiva avocado vicino all'Etna. Insieme ad altri produttori, questo cambiamento ha avuto molto successo per Andrea. Tuttavia, poiché le temperature continuano a salire, le condizioni di crescita stanno diventando più difficili».
Passanisi ha detto a BBC News che «Il vero cambiamento climatico qui è nelle stagioni. Una volta faceva freddo a novembre e dicembre, ora è a gennaio o febbraio, non va bene per gli avocado». E anche l’aumento della siccità e le bombe d’acqua sono un problema: «Se coltivi su un terreno non adatto all'avocado, è la fine. Continueremo a coltivare, perché abbiamo una buona terra, ma non avremo tanti frutti».
Joaquin Guillermo Ramirez Gil, dell'Universidad Nacional de Colombia, che non è stato coinvolto nel nuovo studio. è convinto che gli effetti dei cambiamenti climatici possano essere mitigati: «E’ possibile che in alcune regioni in cui vengono attualmente coltivati avocado, l'utilizzo della variabilità genetica dell'avocado possa aiutare. Questa specie ha tre “razze” con origini geografiche diverse, il che la rende abbastanza “plastica” per adattarsi alle diverse condizioni climatiche. Ci sono anche adattamenti locali e nuove alternative di gestione come l'uso di biostimolanti e prodotti basati sulla nanotecnologia come base per ridurre lo stress dovuto a condizioni meteorologiche estreme».
