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Decodificato il genoma della melanzana, possibili varietà più resistenti ai cambiamenti climatici

Si tratta di uno degli ortaggi più consumati al mondo e l’Italia ne è il principale produttore europeo, come italiana è la guida della ricerca pubblicata su Scientific Reports
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Sono serviti 6 anni di selezione genetica – incrociando la varietà “Tunisina” della tipologia tipicamente italiana Violetta con una linea di origine asiatica – per arrivare alla melanzana 67/3, il cui genoma è stato poi decodificato da un team di ricercatori a guida italiana composto da Enea, Crea e Università di Verona e Torino.

«Il genoma è stato ottenuto tramite una combinazione di tecnologie di sequenziamento di ultima generazione e mappatura ottica – commenta Massimo Delledonne, ordinario di Genetica all’Università di Verona –  La qualità dei dati è elevatissima e testimonia quanto siano cresciute le competenze italiane nel campo della genomica».

Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature, è stato condotto in collaborazione con l’Università di Napoli, il Weizmann Istitute e la University of California, e apre adesso nuove strade alla coltivazione di varietà sempre più resistenti alle conseguenze dei cambiamenti climatici, come ad esempio la siccità.

«La melanzana è uno degli ortaggi più consumati al mondo e l’Italia ne è il principale produttore europeo. È stata domesticata oltre 2.000 anni fa in Asia e ha subito un ‘collo di bottiglia’ genetico che ne ha ridotto la biodiversità e la resistenza a malattie e a stress ambientali. La decodifica del genoma ci ha già consentito di iniziare a esplorare il “pool” genetico della melanzana e contribuirà al superamento di queste problematiche», conclude Sergio Lanteri, ordinario di Genetica agraria all’Università di Torino.

Redazione Greenreport

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