
Quanto pesa la Pasqua sull’ambiente?

Mentre milioni di famiglie italiane si apprestano a festeggiare la Pasqua tra pranzi abbondanti e viaggi fuori porta, a crescere non sono soltanto i consumi, ma anche l’impatto ambientale legato alle festività. A lanciare l’allarme è la Società italiana di medicina ambientale (Sima), che segnala come in questo periodo aumentino sensibilmente gli sprechi alimentari, i rifiuti da imballaggi e gli errori nel loro smaltimento, oltre agli spostamenti in auto, treno e aereo che contribuiscono ad accrescere l’impronta di carbonio delle festività.
Secondo Sima, ogni anno in Italia circa il 10% dei cibi e delle preparazioni del periodo pasquale finisce nella spazzatura, un dato che si traduce in una perdita economica stimata tra i 150 e i 200 milioni di euro. Tra i prodotti più soggetti a spreco ci sono pane, verdura, frutta, latticini, carne e naturalmente i dolci pasquali come le colombe e le uova di cioccolato. Una tendenza aggravata da un fattore psicologico: al termine delle feste, molte persone manifestano un senso di saturazione verso il cibo, che si traduce nell’abbandono e nello spreco anche di ciò che potrebbe essere riutilizzato o congelato.
In Italia, lo spreco di filiera del cibo, costa complessivamente oltre 14 miliardi euro, pari a un peso di 4 milioni e mezzo di tonnellate di cibo gettato dai campi e dalle nostre tavole, passando per le fasi di distribuzione e commercializzazione.
Lo spreco di cibo non è solo un problema etico ed economico, ma anche un potente acceleratore della crisi climatica. La produzione, la trasformazione, il trasporto e la distribuzione del cibo comportano infatti un enorme consumo di energia e risorse naturali. Secondo la Fao, i sistemi agroalimentari a livello globale sono responsabili del 29,7% delle emissioni totali di gas serra. In Italia l’Ispra documenta (dati 2022) che dal macrosettore agricoltura arrivi il 7% delle emissioni nazionali di gas serra, con gli allevamenti a fare la parte del leone (79% delle emissioni del comparto agricolo).
Accanto agli sprechi, c’è poi il problema del conferimento scorretto dei rifiuti. Errori banali, ma diffusi, possono compromettere la qualità della raccolta differenziata e far aumentare i costi di gestione dei rifiuti urbani.
A tal proposito Sima ricorda che l’involucro metallizzato delle uova, il bicchiere alla base e la bustina delle sorprese vanno nella plastica, mentre il cartoncino nella carta.
Per le colombe: scatola nella carta, involucro trasparente nella plastica, maniglia e pirottino nell’indifferenziata.
Una notizia positiva arriva però dalle stesse aziende produttrici delle uova pasquali, che negli ultimi anni hanno adottato soluzioni più sostenibili per gestire le eccedenze. Dopo una prima fase di vendite promozionali con sconti anche del 60%, le uova invendute vengono spesso riutilizzate come materia prima per altri prodotti dolciari, altre vengono donate a fini sociali, approfittando dei benefici fiscali previsti dalla normativa italiana, mentre le rimanenti possono essere destinate al compostaggio, trasformandosi in fertilizzante naturale.
«I cittadini possono fare la differenza attraverso scelte responsabili e comportamenti corretti – afferma il presidente Sima, Alessandro Miani – È possibile abbattere gli sprechi attraverso una spesa mirata prima delle feste, pianificando con attenzione gli acquisti alimentari, conservando correttamente i prodotti in frigo, congelando gli avanzi delle feste o riutilizzandoli per creare nuove ricette, o donando attraverso apposite app le eccedenze rimaste in casa».
Anche le feste, dunque, possono diventare un’occasione per riflettere sul nostro stile di vita e adottare comportamenti più responsabili. Ridurre lo spreco, smaltire correttamente, scegliere con consapevolezza: piccoli gesti che, moltiplicati su larga scala, possono davvero fare la differenza.
