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Haiti: land grabbing a 7 anni dal terremoto. La lotta delle comunità di Caracol (VIDEO)

3.500 persone private della terra per un parco industriale, costruito con i fondi post-terremoto
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Il 12 gennaio del 2010 Haiti venne devastata da un terremoto violentissimo, che costò la vita a 222.517 persone e che danneggiò in tutto più di 3 milioni di haitiani. Come spiega AcitioAid, «Rialzarsi, dopo una tragedia simile, non è mai facile, ma il sostegno e la generosità della comunità internazionale non mancarono; privati, aziende ed istituzioni raccolsero e stanziarono somme ingenti da destinare alla ricostruzione». Purtroppo i risultati non sono  stati esaltanti e Haiti è sprofondata ancora di più in una crisi infinita, fatta di povertà, colera e instabilità politica endemica

«Una ricostruzione che avrebbe dovuto basarsi su analisi preliminari, essere partecipata, prendere in considerazione le reali esigenze della popolazione e mirare al bene comune – dice ActionAid - Purtroppo non è sempre così».

Per questo ActionAid, in occasione del settimo anniversario di quella immane tragedia che ha sconvolto il paese più povero delle Americhe, ha pubblicato il rapporto “Giustizia per Haiti Ricostruzione post-terremoto e land grabbing: il caso Caracol”. Infatti, per l’Ong,  la vicenda più emblematica dell’ingiustizia post terremoto è quella del Caracol Industrial Park (Cip) «dove gli interessi economici di pochi gravano sulla vita di migliaia di persone. Una palese violazione dei diritti umani».

Si tratta di un parco industriale fortemente sponsorizzato dalla Clinton Foundatin, costato quasi 500 milioni di dollari, stanziati dall’United states agency for international development Usaid del Dipartimento di Stato Usa), dall’Inter-American Development Bank/Banco Interamericano de Desarrollo (Idb - il principale finanziatore con 242 milioni di dollari) e dalla compagnia di abbigliamento sudcoreana Sae-A, ad oggi il principale produttore all’interno del parco, ed è stato costruito nel nord-ovest di Haiti,  in un’area molto distante rispetto a quella danneggiata dal terremoto.

Negli ultimi anni, ActionAid, insieme all’Association pour la reforestation et la defense de l’environnement (Arede) di Haiti  e alla rete Je Nan Je1, ha lavorato a fianco delle famiglie danneggiate dal Cip organizzate nel Kolektif Peyizan Viktim Tè Chabè (Kpvtc - Collettivo contadino vittime di Caracol), «studiando nel dettaglio le compensazioni, il piano di ricollocazione e riabilitazione (Rap - Resettlement action plan) e le stime inadeguate, nonché l’intero processo di consultazione».

ActionAid assicura che «I problemi riscontrati sia nella definizione, sia nell’erogazione di queste compensazioni sono stati segnalati alle istituzioni e alle imprese responsabili, la Sae-A, la Ute e la Idb, chiedendo di attivarsi al fine di garantire riparazioni più eque rispetto ai danni subiti».

Ma secondo l’Ong internazionale e le associazioni di Haiti, «La cosa più grave è che, per fare spazio al Cip, è stata occupata un’area di circa 246 ettari di terre molto fertili che 3.500 persone utilizzavano per produrre cibo destinato alla propria sussistenza e ai mercati locali. Da un giorno all’altro, centinaia di famiglie si sono viste negare l’accesso alla terra che dava loro da vivere, con un processo di espropriazione (land grabbing) viziato da molte irregolarità, senza adeguate compensazioni e senza ottenere il consenso previo, libero e informato delle popolazioni locali. Le comunità, che hanno subìto da quel  momento un drammatico peggioramento delle condizioni di vita, tanto da non poter più soddisfare i propri bisogni primari, non si sono però arrese».

Con il sostegno di ActionAid, queste famiglie si sono riunite nel Kpvtc  per chiedere giustizia per le violazioni subite ed eque compensazioni.

ActionAid, Arede, Je Nan Je1, Kpvtc, con il sostegno legale di un gruppo di avvocati statunitensi, hanno scelto proprio Il 12 gennaio,  anniversario del terremoto, per presentare, ufficialmente presentato un reclamo all’ Independent consultation and investigation mechanism/ Mecanismo independiente de consulta e investigación (Mici), l’organo di investigazione indipendente dell’Idb, con la richiesta di «rivedere le compensazioni erogate e adeguarle ai livelli necessari a ristabilire condizioni di vita degne per le popolazioni colpite».

Secondo ActionAid si tratta di «Un primo, importantissimo, passo di una strada che percorreremo insieme alle comunità di Caracol. Finché non avremo ottenuto giustizia».

Redazione Greenreport

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