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Concluso lo “sciopero” annunciato per stamattina. Ma ci sono Comuni già in regola, come Castiglione della Pescaia

A togliere le spiagge ai balneari non sarà la Bolkestein ma l’erosione: dal 1970 persi 40 milioni di mq

In Italia sono stati mangiati litorali tanto ampi da poter ospitare 13mila stabilimenti balneari, il doppio di quelli esistenti oggi
 |  Enogastronomia moda turismo

Di buon mattino, in sole due ore – dalle 7.30 alle 9.30, quando le spiagge iniziano a popolarsi di bagnanti – si è concluso l’impalpabile “sciopero” o meglio la serrata annunciata da alcune categorie balneari: quelle rappresentate da Confesercenti e Confcommercio, senza l’Assobalneari di Confindustria.

Il nodo del contendere è lo stesso da lustri: il mancato rispetto della direttiva Bolkestein sulle concessioni balneari (nel frattempo diventata legge dello Stato) le cui infinite proroghe non potranno andare oltre il 31 dicembre 2024. «Il parere motivato» spedito a Roma nel novembre scorso «è l'ultimo passaggio prima di un possibile deferimento alla Corte di giustizia Ue», confermano all’Ansa i funzionari europei.

C’è chi si è già messo al riparo, come il Comune di Castiglione della Pescaia in Toscana – che si fregia anche delle 5 Vele di Legambiente – dove il Consiglio di Stato ha confermato lo scorso dicembre la legittimità l’estensione temporale della durata delle concessione demaniali marittime al 2033, con la scelta del concessionario operata mediante procedura d’evidenza pubblica.

«In questi mesi – spiegarono nell’occasione la sindaca Elena Nappi e il vicesindaco Federico Mazzarello – abbiamo portato a termine una proficua campagna di ascolto con associazioni di categoria e operatori del settore balneare, condividendo con loro tutte le incertezze del momento ma continuando a difendere l’operato fatto sino ad oggi dagli uffici comunali e cercando comunque di programmare i lavori futuri  senza mai creare illusioni e parlando con serietà e concretezza di una materia le cui maggiori competenze sono tutte in capo al governo».

Governo che però non decide, alimentando il caos lungo lo Stivale dato che in assenza di regole nazionali si moltiplicano differenti approcci a livello locale. A gennaio il Veneto ha avviato l’iter per mettere a gara le concessioni, e ieri anche l’Emilia-Romagna ha dichiarato che farà da sé.

«Il tempo delle promesse e delle chiacchiere è finito – dichiara l’assessore regionale a Turismo e Commercio, Andrea Corsini, dopo il rinvio sine die del provvedimento sulla regolamentazione delle concessioni balneari che doveva essere approvato nell’ultimo Consiglio dei ministri – Ora prendiamo noi in mano la situazione e portiamo i balneari verso un approdo sicuro. Ho già convocato i Comuni costieri e le Associazioni di categoria dei balneari per fine agosto, prima non era possibile dal momento che siamo nel momento clou della stagione turistica. Questo Governo ha già dimostrato a sufficienza la propria totale incompetenza, prendendo in giro le imprese con false promesse e mettendo tutti i cittadini nelle condizioni di pagare le sanzioni per la mancata applicazione della Bolkestein. Vogliamo scrivere e deliberare linee guida comuni e condivise per aiutare le amministrazioni costiere a fare le evidenze pubbliche e salvare così il comparto. Ci baseremo sul decreto Draghi per risolvere una questione che riguarda oltre 1.500 imprese, parliamo di intere famiglie. E dobbiamo farlo noi, visto che questo Governo non solo non ha fatto nulla, ma ha peggiorato la posizione dell’Italia in Europa».

Nel frattempo, all’assenza di regolari concessioni balneari si abbina il progressivo deterioramento del bene pubblico cui si riferiscono: le spiagge stesse. Come documentano Ispra e Legambiente, erosione costiera e consumo di suolo, cui si aggiungono sempre più frequenti eventi meteo estremi (oltre 100 solo nell’ultimo anno) si stanno mangiando i litorali.

«Cito spesso il dato dei 40 milioni di mq di spiagge persi tra il 1970 e il 2020: un'area, per capirci, dove potevano trovare posto 13mila stabilimenti balneari, il doppio di quelli esistenti oggi – ci spiega Sebastiano Venneri, responsabile Turismo e Innovazione territoriale di Legambiente – È come se avessimo perso il profilo costiero dell'intera Calabria per 50 metri di profondità. E questo fenomeno è spesso in connessione con l'altro, il consumo di suolo, la continua cementificazione della costa che spesso innesca i fenomeni erosivi. Come dico spesso ai miei amici balneari non sarà la Bolkestein a portar via loro le spiagge, ci ha pensato l'erosione mentre erano impegnati a combattere contro i mulini a vento dei bandi».

Redazione Greenreport

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