Skip to main content

Studio Ifad: sottovalutate le sue conseguenze

Media e cambiamento climatico, Ifad: «È la principale minaccia per l’umanità, ma non fa notizia»

 |  Enogastronomia moda turismo

«Perfino mentre 60 milioni di persone in tutto il mondo soffrono la fame a causa di El Niño e molti altri milioni si trovano nella stessa situazione a causa del cambiamento climatico, i principali organi di informazione europei e americani non trattano la questione come una notizia da prima pagina». È la sconsolata conclusione alla quale giunge un nuovo studio, “La storia non detta: il cambiamento climatico non fa notizia”, finanziato dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad), che analizza l’ampiezza della copertura mediatica sul cambiamento climatico in due periodi distinti: due mesi prima della ventunesima sessione della Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop21 Unfccc) a Parigi, e due mesi dopo. In particolare, il rapporto «verifica se eventi che colleghino tra loro cambiamento climatico, sicurezza alimentare, agricoltura e migrazioni siano apparsi nei titoli di testa e di apertura di giornali e telegiornali e, nel caso, quale rilievo sia stato dato a queste notizie».

Il presidente dell’Ifad, Kanayo F. Nwanze, sottolinea che «È incredibile che in un anno in cui abbiamo registrato temperature record, 32 gravi siccità e perdite di raccolti di entità straordinaria i media non mettano le notizie sul cambiamento climatico in prima pagina. Il cambiamento climatico è la sfida più grande che oggi il nostro mondo si trovi ad affrontare e il modo in cui i media lo descrivono è di vitale importanza per prevenire crisi future».

Ecco alcune delle conclusioni più rilevanti emerse dallo studio Ifad:

Le notizie sul cambiamento climatico mancavano del tutto, o erano presenti in numero ridotto, nei servizi e negli articoli dei principali organi di informazione in Europa e negli Stati Uniti prima e dopo la COP21.

Il numero di notizie sulle conseguenze del cambiamento climatico, come le migrazioni, risultava dimezzato nei mesi successivi alla COP21 e raramente persone colpite in prima persona dall’impatto del cambiamento climatico venivano intervistate (o anche solo menzionate) negli articoli o nei servizi.

I fruitori delle notizie di giornali e telegiornali desiderano che gli organi di informazione diano più spazio ai problemi generati dal cambiamento climatico e alle possibili soluzioni e, in particolare, vogliono maggiori informazioni sui rapporti esistenti tra cambiamento climatico, insicurezza alimentare, conflitti e migrazioni.

La presentazione del rapporto arriva pochi giorni prima che i leader mondiali si riuniscano all’Onu per firmare l’accordo raggiunto alla Cop21 e che a dicembre riuscì a conquistare le prime pagine e i titoli di apertura di giornali e telegiornali di tutto il mondo. «Ma nel periodo precedente alla COP21 e nei mesi immediatamente successivi . sottolinea l’Ifad - la copertura mediatica relativa al cambiamento climatico è calata drasticamente in tutti i principali organi di informazione europei e americani analizzati».

Secondo l’autore del rapporto, Sam Dubberley, un ex giornalista e direttore della Kishnish Media Ltd, «Lo studio dimostra che in media il pubblico di fruitori abituali dell’informazione vuole sentire notizie costruttive che diano risalto a possibili soluzioni alla questione del cambiamento climatico, mentre è proprio questo che manca nei notiziari dei principali organi di stampa e di informazione televisiva».

Il rapporto fa riferimento a una ricerca precedente del settembre 2015 che esaminò gli organi di informazione in Francia e Gran Bretagna, arricchito da uno studio di gruppi campione che analizzava quel che i lettori comprendono sulle migrazioni causate da scarsità di cibo e dai problemi climatici e quali siano le loro impressioni sulla copertura mediatica fornita riguardo a queste notizie. Il rapporto verificava inoltre di quali esperti sia riportato il parere negli articoli e nei servizi e se sia dato o meno spazio alla voce di migranti e agricoltori.

L’Ifad spiega che «I risultati della ricerca sono ricavati da un’analisi dei contenuti delle notizie pubblicate e trasmesse da alcuni tra gli organi di informazione più diffusi e autorevoli: TF1 e France 2 in Francia, RAI e LA7 in Italia, BBC e Channel 4 nel Regno Unito e CBS e NBC negli Stati Uniti, oltre alle prime pagine delle edizioni cartacee di “Le Monde” e “Libération” in Francia, “Corriere della Sera” e “La Repubblica” in Italia, “The Guardian” e “Daily Mail” nel Regno Unito e “New York Times” e “USA Today” negli Stati Uniti».

Nel 2014, l’Ifad aveva finanziato una ricerca che analizzava quale fosse l’approccio di 19 importanti organi di informazione locali e internazionali alle notizie relative alle migrazioni e, in particolare, a sicurezza alimentare e agricoltura, e a come influenzassero le migrazioni. La ricerca era incentrata su due notizie finite in prima pagina nell’estate del 2014: la crisi al confine tra Stati Uniti e Messico e il conflitto in  Sud Sudan, che hanno creato un gran numero di migranti. Anche quel rapporto evidenziò  che la copertura mediatica su quegli  argomenti era stata piuttosto superficiale e in particolare che spesso nei servizi non veniva dato spazio alle voci dei migranti.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.