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Slow Food Italia: il caporalato è conseguenza di un sistema che produce schiavitù e morte in nome del profitto

Meloni: non intendiamo smettere di combatterlo. Flai Cgil: non si applicano le leggi che già ci sono
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Ieri, intervenendo alla camera, la Presidente del Consiglio Meloni per le comunicazioni sul Consiglio europeo ha fatto una riflessione su quello che ha definito «Un gravissimo episodio di cronaca che mi ha lasciato esterrefatta, come a voi. Parlo dell’orribile, disumana, morte di Satnam Singh, trentunenne bracciante che veniva dall’India; una morte orribile e disumana per il modo atroce in cui si è verificata, ma ancor di più per l’atteggiamento schifoso del suo datore di lavoro».

Dopo aver richiamato bruscamente e in dialetto i suoi vice Salvini e Meloni che applaudivano svogliatamente e ad unirsi al Parlamento che applaudiva in piedi mentre loro erano rimasti seduti, la Meloni ha detto: «Dobbiamo dircelo, questa è l’Italia peggiore. Quella che lucra sulla disperazione dei migranti, e sulla piaga dell’immigrazione senza regole. La vergogna del caporalato è lungi dall’essere sconfitta, nonostante gli sforzi compiuti da governi di diverso colore. Non intendiamo smettere di combatterla, questo Governo lo ricordo tra i suoi primi atti ha approvato il decreto sulla condizionalità sociale che introduce sanzioni relative agli aiuti comunitari per le imprese che non rispettano le regole sul lavoro, sulla sicurezza, sulla salvaguardia della salute dei lavoratori, cosi come ricordo che è stato questo governo a reintrodurre il reato penale di somministrazione illecita di manodopera, che nel 2016 era stato depenalizzato dall’allora Governo Renzi, e che dalle nostre risultanze ispettive risultava emergere come la fattispecie di reato cresciuta di più. Così come abbiamo aumentato il numero di ispettori del lavoro e carabinieri del nucleo tutela del lavoro, abbiamo sbloccato i ruoli degli ispettori INPS e INAIL che erano stati bloccati dai precedenti governi e approfitto per annunciare che intendiamo anticipare le assunzioni previste per INPS e INAIL e destinate proprio all'incremento dell’azione ispettiva. Intendiamo anche introdurre, anticipandolo, il sistema informativo contro il caporalato, che ci consente di mettere in relazione tutte le banche dati, per intensificare il monitoraggio e la lotta al fenomeno. Dunque, pene più severe per i criminali, e controlli molto più stringenti. Ma intendiamo anche valorizzare la rete agricola di qualità con il concorso, e una maggiore responsabilizzazione, delle rappresentanze sindacali e datoriali. In una nazione che funziona economicamente e socialmente, ognuno deve fare la propria parte. Noi legislatori, così come chi rappresenta la spina dorsale della filiera produttiva italiana».

Dopo la manifestazione a Latina per chiedere giustizia per Satnam, il segretario spiega il segretario generale della Flai Cgil Giovanni Minnoti ha risposto alla Meloni: «Apprezziamo l’annuncio della presidente del Consiglio Meloni, che sottolinea quanto il caporalato sia un problema da debellare dal mondo del lavoro. Ma il caporalato è solo un anello della filiera dello sfruttamento nella quale cadono molto spesso cittadini immigrati, e non solo loro. Migliaia di donne e di uomini italiani sono ancora oggi vittime dello sfruttamento da parte delle imprese e sotto caporale. E gli annunci che abbiamo ascoltato anche in passato di interventi risolutivi su questa autentica piaga, quando sono accadute tragedie come quella di Satnam Singh, si sono purtroppo “sgonfiati” nel momento in cui l’attenzione mediatica si è spostata su altre notizie. Così le drammatiche storie di queste persone sono state dimenticate, e le vittime abbandonate a se stesse. Non sono necessarie nuove norme, occorre invece applicare quelle che esistono. Non fare troppo clamore, piuttosto lavorare seriamente su alcune tematiche. Prima di tutto devono aumentate le ispezioni nelle aziende, i rapporti periodici su questo fronte ci dicono che sono ancora troppo poche. In parallelo devono essere istituite lungo l’intera penisola le sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità, previste dalla 199 del 2016. Nell’articolo 8 di questa legge sono già scritte nero su bianco azioni che il governo deve mettere in campo, visto che anche i precedenti esecutivi non l’hanno fatto. Le sezioni territoriali sono essenziali su temi importanti come l’alloggio, il trasporto e la corretta applicazione dei contratti. Le sezioni territoriali devono lavorare per ‘togliere acqua’ ai caporali, che girano indisturbati, molto spesso con furgoni che andrebbero sequestrati immediatamente, perché oltretutto violano il codice della strada. Bisogna prevedere un piano di accoglienza per i lavoratori migranti, ma adesso ci sono anche i 200milioni del Pnrr, che vanno investiti per cancellare quell’autentica vergogna italiana che sono i cosiddetti ‘insediamenti informali’, in realtà baraccopoli senza alcun tipo di servizio a partire dall’acqua, non luoghi che nonostante le mille parole di questo governo – e anche di quelli precedenti – continuano a fiorire lungo la penisola».

Per Minniti «E’ essenziale anche l’istituzione di un ‘indice di coerenza’ del comportamento aziendale, molto simile al “Durc” di congruità che esiste nel settore edile. Anche questo è già previsto dalla legge. Così come lo sono l’incrocio dei dati tra i vari enti di controllo, Agea, Inps, Inali e Ispettorato del lavoro, che sono fondamentali per poter agire con maggiore efficienza, conoscere nel dettaglio la realtà delle imprese, e indirizzare chirurgicamente le ispezioni, evitando in questo modo i controlli inutili. Ed infine, anche per chi chiede che gli Enti Bilaterali possano esercitare un ruolo di sussidiarietà, anche questo è già previsto dalla legge 199/2016. Naturalmente il tema di fondo è quello di cancellare la legge Bossi-Fini, una legge criminogena, che ha portato ad una situazione insostenibile del mercato del lavoro, con i migranti costretti di fatto alla clandestinità se non soggiacciono ai ricatti del padrone (imprenditore) di turno».

E IL segretario generale della Flai Cgil manda a dire alla premier che «La Bossi-Fini va cancellata, solo il 20% di chi arriva con il decreto flussi ottiene un contratto regolare. Basta questo dato per capire che l’impostazione securitaria, non per caso la sua applicazione è demandata al Viminale e non al ministero del Lavoro, è stata un fallimento. Dove è lo Stato per l’altro 80% di migranti arrivati con il decreto flussi, come Satnam, costretti a diventare fantasmi? E’ un modello produttivo completamente sbagliato quello basato sulla compressione dei diritti, un modello che porta le imprese a competere sullo sfruttamento».

La prudente presa do posizione della Meloni sembra non essere piaciuta molto nemmeno alla presidente di Slow Food Italia Barbara Nappini che ha ricordato che «La morte di Satnam Singh è solo l’ultima atroce tragedia, conseguenza di un sistema che produce schiavitù, sfruttamento e morte, insieme alla narrazione che lo sostiene in nome del profitto, che chiede di massimizzare la produzione al minor costo possibile, e del consumo. Noi crediamo sia urgente essere onesti e mettere in discussione questo paradigma, perché se non lo contrastiamo, accettiamo lo sfruttamento degli esseri umani, degli animali, delle risorse naturali da parte dei grandi gruppi economici. Accettiamo lo spreco e la fame. Accettiamo il degrado ambientale e sociale a cui siamo arrivati».

E la Nappini ha messo in dubbio la narrazion e meloniana e del suo cognato Francesco Lollobrigida ministro dell’Agricoltura, denunciando che «Abbiamo visto la piaga dei prezzi al ribasso dietro alla morte di Singh. I dati confermano che lo sfruttamento detta legge nell’agricoltura italiana: nel 2023, nelle 222 ispezioni condotte dall’agenzia governativa nel Lazio, il tasso di irregolarità rilevato è pari al 64,5%, con 608 casi di caporalato accertati. I grandi assenti sono le catene di distribuzione, i grandi supermercati, la Gdo che vendono a prezzi irrisori e determinando i parametri del mercato. Prezzi sempre più bassi per andare incontro alle esigenze dei consumatori. Ma davvero? In realtà i prezzi al consumo per i lavoratori dipendenti, dal 2015 al 2024, sono aumentati del 58,9%, con in primo piano il comparto alimentare. Lo stato del Largo Consumo in Italia di NielsenIQ evidenzia come la Gdo abbia registrato un fatturato di 9,9 miliardi di euro a dicembre 2023, valore cresciuto del 4,3% in un anno».
La presidente di Sloow Food Italia ha fatto notare che la spina dorsale della filiera produttiva italiana ha qualche problema strutturale: «Dal 2021 la Direzione antimafia di Milano ha eseguito sequestri per più di mezzo miliardo di euro per frodi fiscali: coinvolte importanti società operanti nella Gdo, come Esselunga, Carrefour Italia e Lidl, oltre ad aziende che operano nel campo della logistica. Per la procura è sufficiente sostituire “manodopera meridionale” con “lavoratori extracomunitari” e si toccherà con mano un fenomeno di sfruttamento che va avanti da anni e che coinvolge lavoratori in condizioni di fragilità. Un sistema che avvantaggia la Gdo e l’industria agroalimentare, non i cittadini. Non i contadini».

La Nappini ha concluso: «Da tempo evidenziamo i paradossi di un sistema alimentare basato sul profitto e che tollera l’iniquità. Servono impegni concreti sul piano normativo, serve una mobilitazione popolare a fianco dei lavoratori sfruttati, serve una cultura nuova che restituisca valore al cibo e alla vita stessa».

Redazione Greenreport

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