Il riscaldamento del permafrost montano, un segnale della crisi climatica
Il 2024 si è affermato come l'anno più caldo mai registrato, segnando un ulteriore allarme per la crisi climatica globale. Le temperature record hanno avuto impatti significativi su diversi ecosistemi, tra cui quelli montani, dove il permafrost - definito come terreni, detriti o rocce che mantengono temperature pari o inferiori a 0 °C per tutto l’anno - sta subendo trasformazioni sempre più rapide.
Un nuovo studio, pubblicato su Nature Communications e intitolato "Enhanced warming of European mountain permafrost in the early 21st century", ha rivelato che il permafrost nelle montagne europee si sta riscaldando a un ritmo molto elevato, con conseguenze significative per la stabilità dei versanti montuosi e degli ecosistemi d’alta quota.
L’analisi dei dati di temperatura del suolo, provenienti da 64 perforazioni distribuite tra Alpi, Scandinavia, Islanda e Sierra Nevada, mostra che nella decade 2013-2022 i tassi di riscaldamento a una profondità di 10 metri hanno superato in alcuni casi 1 °C per decennio. Questo valore supera le stime precedenti ed è paragonabile a quelli rilevati nelle regioni artiche, considerate tra le più vulnerabili al riscaldamento globale.
Le Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (Arpa) di Piemonte, Valle d’Aosta e Veneto hanno contribuito alla ricerca con dati essenziali provenienti dalle loro stazioni di monitoraggio situate sul versante sud delle Alpi. I risultati dello studio mostrano che il riscaldamento del permafrost non è uniforme: è più intenso nei primi 10 metri di suolo e diminuisce con la profondità, poiché il calore impiega tempo a propagarsi. Inoltre, la composizione del terreno è un fattore chiave: le rocce più fredde e povere di ghiaccio si riscaldano più rapidamente rispetto alle aree con un'alta concentrazione di ghiaccio. Il processo di fusione del ghiaccio assorbe parte del calore, rallentando temporaneamente l’aumento delle temperature.
Un altro aspetto rilevante emerso dallo studio riguarda le variazioni stagionali del riscaldamento. I tassi di incremento della temperatura non sono costanti durante l’anno e variano a seconda della località.
Questo studio, il primo su scala europea a includere un numero così elevato di stazioni di misura, ha arricchito in modo significativo la conoscenza del permafrost montano, sottolineando il valore del monitoraggio a lungo termine per comprendere gli effetti del cambiamento climatico su di esso e gestire i rischi legati alla conseguente instabilità dei versanti montani.