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Onu: no alla pulizia etnica a Gaza per trasformarla nel resort per ricchi di Trump e Netanyahu

Impedire lo smantellamento dell’UNRWA per tutelare le vite dei palestinesi e la tregua
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Aprendo la sessione dell’United Nations Committee on the Exercise of the Inalienable Rights of the Palestinian People riunitasi per eleggere un nuovo ufficio e adottare un programma di lavoro per l'anno, il segretario generale dell’Onu António Guterres ha esortato la comunità internazionale a «continuare a premere per un cessate il fuoco completo e il rilascio di tutti gli ostaggi a Gaza e ad evitare qualsiasi forma di pulizia etnica nell'enclave».

Il capo dell’Onu ha parlato dopo le dichiarazioni fatte dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca, che ha detto che gli Usa potrebbero prendere il controllo della Striscia di Gaza con il consenso di Isreale e “invitare” i palestinesi che vivono lì ad andarsene.

Prima della riunione del Comitato, i giornalisti avevano chiesto al portavoce dell’Onu Stéphane Dujarric, se il Segretario generale ritenesse che il piano di Trump equivalesse a una pulizia etnica, la risposta è srata netta: «Ogni spostamento forzato di persone equivale a una pulizia etnica».

Il paradosso – che evidentemente gli elettori di destra non vedono – è che un presidente miliardario che ha vinto le elezioni assicurando che avrebbe combattuto le èlite vuole scacciare i più poveri fra i poveri dalla loro terra per trasformare un cimitero in macerie in un gigantesco resort per ricchi lungo una chilometrica spiaggia del Mediterraneo. Al suo fianco c’è Benjamin Netanyahu, il ricco premier israeliano ricercato dalla Corte Internazionale di Giustizia per il genocidio dei disperati che Trump vorrebbe scacciare dalla loro terra.
Guterres ha ricordato che «Nella sua essenza, l’esercizio dei diritti inalienabili del popolo palestinese riguarda il diritto dei palestinesi a vivere semplicemente come esseri umani nella loro terra, Abbiamo visto la realizzazione di quei diritti scivolare sempre più lontano dalla nostra portata, così come una agghiacciante e sistematica disumanizzazione e demonizzazione di un intero popolo. Naturalmente, nulla giustifica gli orribili attacchi di Hamas del 7 ottobre o ciò che abbiamo visto accadere a Gaza in questi ultimi mesi».

Poi, il capo dell’Onu ha messo in fila «Il catalogo di distruzione e orrori indicibili”, con circa 50.000 persone uccise, principalmente donne e bambini, e la maggior parte delle infrastrutture civili di Gaza distrutte. Inoltre, la stragrande maggioranza della popolazione ha dovuto affrontare ripetuti sfollamenti, fame e malattie, mentre i bambini sono rimasti fuori dalla scuola per oltre un anno: una generazione, rimasta senza casa e traumatizzata. Ho accolto con favore l'accordo di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi tra Israele e Hamas, annunciato il mese scorso. Ringrazio i mediatori Egitto, Qatar e Stati Uniti per i loro continui sforzi per garantirne l'attuazione. Ora è il momento di essere estremamente chiari sugli obiettivi futuri. Innanzitutto, dobbiamo continuare a premere per un cessate il fuoco permanente e il rilascio di tutti gli ostaggi senza indugio. Non possiamo tornare a più morte e distruzione. Le Nazioni Unite stanno lavorando 24 ore su 24 per raggiungere i palestinesi in difficoltà e aumentare il sostegno, il che richiede un accesso umanitario rapido, sicuro, senza ostacoli, ampliato e duraturo. Faccio appello agli Stati membri, ai donatori e alla comunità internazionale affinché finanzino integralmente le operazioni umanitarie e rispondano alle necessità urgenti. Esorto nuovamente i Paesi a sostenere il lavoro essenziale dell'UNRWA», l'agenzia delle Nazioni Unite che fornisce assistenza sanitaria, istruzione e servizi sociali a oltre 5 milioni di rifugiati palestinesi nei Territori palestinesi occupati e altrove in Medio Oriente.

Poi Guterres è tornato sulle proposte/minacce di Trump e Netanyahu: «Nella ricerca di soluzioni, non dobbiamo peggiorare il problema. E’ fondamentale restare fedeli ai fondamenti del diritto internazionale. E’ essenziale evitare qualsiasi forma di pulizia etnica. Ogni pace duratura richiederà progressi tangibili, irreversibili e permanenti verso la soluzione dei due Stati, la fine dell'occupazione e la creazione di uno Stato palestinese indipendente, con Gaza come parte integrante. Uno Stato palestinese sovrano e vitale che viva fianco a fianco con Israele in pace e sicurezza è l’unica soluzione sostenibile per la stabilità del Medio Oriente».

Sul tema è intervenuta anche l’Associazione dei Palestinesi in Italia: «Dopo 471 giorni di genocidio, che ha colpito ogni aspetto della vita – umano, civile e abitativo – e che ha portato alla distruzione dell’85% delle infrastrutture, la popolazione di Gaza si trova senza riparo e privata dei diritti fondamentali. Nel frattempo, i valichi di accesso restano chiusi, impedendo l’ingresso di aiuti umanitari, tende, medicinali e altri beni essenziali, aggravando ulteriormente la sofferenza di un intero popolo. In questo contesto, tali dichiarazioni di stampo sionista estremo e destabilizzante non fanno altro che alimentare il dolore e la disperazione della popolazione palestinese. Noi dell’API esortiamo la comunità internazionale ad assumersi le proprie responsabilità, schierandosi a favore dei diritti umani e opponendosi al doppio standard israelo-americano che perpetua ingiustizie e favorisce un sistema di disuguaglianze inaccettabile. Invitiamo tutti gli attori internazionali a denunciare questa ipocrisia, adottando misure concrete per garantire il rispetto dei diritti fondamentali e per fornire assistenza urgente alle vittime di questa tragedia».

L’api sottolinea che «I palestinesi non hanno delegato a nessuno la responsabilità di negoziare il loro futuro; in ogni caso, il loro ritorno avverrà esclusivamente verso le città e i villaggi di origine, situati a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza, territori storicamente appartenenti alla loro identità e che oggi sono occupati da coloni israeliani, appoggiati dagli Stati Uniti e da parte dell’Europa.

Invitiamo, inoltre, i cittadini liberi a proseguire nelle mobilitazioni fino alla totale e completa liberazione dei territori palestinesi, affinché si garantisca il diritto inalienabile al ritorno di tutti i profughi dalla diaspora alle loro città e villaggi da cui sono stati cacciati nel 1948».

Il Segretario generale dell’Onu si è detto molto preoccupato per la situazione nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, e per la crescente violenza da parte dei coloni israeliani e per altre violazioni: «La violenza deve cessare. Come affermato dalla Corte Internazionale di Giustizia , l'occupazione israeliana del Territorio Palestinese deve finire. La comunità internazionale deve impegnarsi per preservare l'unità, la contiguità e l'integrità del Territorio palestinese occupato e per il recupero e la ricostruzione di Gaza. Un governo palestinese forte e unito è fondamentale, esorto i Paesi a sostenere l'Autorità Nazionale Palestinese in questo senso.

Il Committee on the Exercise of the Inalienable Rights of the Palestinian People è stato istituito circa 50 anni fa dall'Assemblea generale dell’Onu e comprende 25 Stati membri, con altri 24 che svolgono il ruolo di osservatori.

Il neoeletto presidente della sessione del 2025, l'ambasciatore senegalese Coly Seck, ha sottolineato che «Il cessate il fuoco rappresenta un passo avanti decisivo, ma negli ultimi giorni sono state diffuse dichiarazioni preoccupanti volte a indebolirlo. Dobbiamo reinventare strategie per bloccare la strada ai nemici della pace sul territorio palestinese che ci è così caro. Queste posizioni in effetti esacerbano la situazione già difficile sul campo. I civili continuano a essere colpiti dagli attacchi dell'esercito israeliano, mentre la fornitura di aiuti sta subendo ripercussioni a causa della recente entrata in vigore di due leggi israeliane che vietano le operazioni dell' United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA) in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Mentre condanno fermamente queste misure legali unilaterali contro il popolo palestinese, vorrei invitare la comunità internazionale a sollevarsi contro queste misure, per difendere questo popolo a lungo oppresso che ha il diritto, come tutti i popoli del mondo, di vivere in pace sulla terra dei propri antenati».

Riyad Mansour, rappresentante permanente dello Stato della Palestina all’Onu,ha espresso gratitudine per il cessate il fuoco, ma ha affermato che «Deve diventare permanente e coprire tutta Gaza e l'intero Territorio palestinese occupato. Chiediamo che vengano attuate tutte le disposizioni dell'accordo, tra cui la ricostruzione di Gaza e la possibilità per la popolazione di tornare nelle aree da cui è stata sfollata. Ci sono responsabilità e obiettivi da raggiungere entro la fine dell’anno, a partire dalla difesa dell’UNRWA, perché è la storia di maggior successo del multilateralismo e delle Nazioni Unite sin dalla sua nascita.

La direttrice dell'ufficio di collegamento dell'UNRWA a New York, Greta Gunnarsdottir, ha rilasciato una dichiarazione a nome del Commissario generale Philippe Lazzarini, ricordando che «L'agenzia è fondamentale per il successo del cessate il fuoco, in quanto costituisce metà della risposta di emergenza a Gaza. Le entità delle Nazioni Unite e le organizzazioni non governative (ONG) forniscono l'altra metà. Ridurre le nostre operazioni ora, quando le necessità sono così elevate e la fiducia nella comunità internazionale è così bassa, indebolirà il cessate il fuoco. Saboterà la ripresa e la transizione politica di Gaza. la nuova legislazione israeliana, entrata in vigore la scorsa settimana, fa parte di una campagna incessante per smantellare l'UNRWA. Queste minacce sono aggravate dalle difficoltà finanziarie, poiché i principali donatori hanno interrotto o ridotto i loro contributi all'agenzia. Chiede il sostegno internazionale per contrastare l'attuazione delle nuove leggi, insistere su un autentico percorso politico che delinei il ruolo dell'UNRWA e garantire che la crisi finanziaria non ponga bruscamente fine al suo lavoro salvavita».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.