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In Venezuela rivincono Maduro e il petro-socialismo nazionalista

L’opposizione, diversi Paesi latinoamericani e gli Usa contestano i risultati
 |  Approfondimenti

Nonostante la devastante crisi economica e l’emigrazione di massa, la scesa in campo di un’opposizione questa volta abbastanza unita e organizzata e l’ostilità degli Stati Uniti dichiarata fino all’apertura delle urne (e ricambiata) il presidente del Venezuela Nicolás Maduro, che in molti davano per politicamente spacciato, e  candidato del Gran Polo PatrióticoGrande Polo Patriottico egemonizzato dal Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV), ha vinto  le elezioni presidenziali e si avvia così verso il suo terzo mandato consecutivo come successore del vulcanico leader rivoluzionario Hugo Chávez Frías che ha fondato il singolare socialismo petrolifero nazionalista di Caracas.

Secondo il Consejo Nacional Electoral (CNE), Maduro ha avuto il sostegno di 5 milioni 150.092 elettori, il 51,20% delle schede scrutinate e la partecipazione al voto è stata del  59%. Al secondo posto si è piazzato Edmundo González, il candidato della destra coalizzata nella Mesa de la Unidad, che ha ottenuto 4.445.978 voti e il il 44,2%. Il resto dei candidati alla presidenza del Venezuela - Benjamín Rausseo (centro-destra), Claudio Fermín (centro-sinistra), Enrique Márquez (centro-sinistra), Daniel Ceballos (destra) , José Brito (centro-destra), Javier Bertucci (destra), Luis Eduardo Martínez (centro-sinistra) e Antonio Ecarri (destra) . si sono spartiti  462.704 voti e il restante 4,6%.

La CNE ha denunciato che a divulgazione dei risultati è stata ritardata perché il sistema di trasmissione dei dati ha subito "un attacco", motivo per cui l'istituzione ha chiesto alla Procura di avviare un'indagine su queste "azioni terroristiche". La CNE ha anche denunciato attacchi anche contro i centri elettorali e contro dei candidati eletti e ha lanciato un appello alla calma: «Chiediamo a tutti i venezuelani di rispettare la Costituzione, le leggi della Repubblica e il mandato del popolo espresso nei seggi elettorali, così come la pace in tutto il nostro territorio. Nelle prossime ore il risultato tabella per tabella del voto presidenziale sarà disponibile sul sito, come è stato storicamente fatto».

Il 20 giugno, 8 dei 10 candidati hanno firmato davanti al CNE un accordo per riconoscere sia le istituzioni del Paese che i risultati elettorali. Ma l’accordo non è stato firmato da González e da Márquez e l'opposizione, di destra ha subito denunciato irregolarità  e la leader politica della destra venezuelana Maria Corina Machado  ha detto che «C'è un nuovo presidente eletto ed è Edmundo González, e tutti lo sanno. Secondo i dati a mia a disposizione, González ha ottenuto il 70% dei voti e che l'opposizione ha vinto in tutti i territori. Tutte le regole sono state violate. La nostra lotta continua».

Maduro ha replicato con aplomb istituzionale: «Dobbiamo rispettare questa Costituzione. Dobbiamo rispettare l'arbitro e che nessuno cerchi di offuscare questa bella giornata».

Molti osservatori internazionali e giornalisti occidentali avevano ipotizzato che le file davanti a molti dei  30.026 seggi elettorali avrebbero portato alla vittoria della destra, ma Maduro ha vinto nonostante non abbia certamente dimostrato nei suoi due precedenti mandati di essere un erede del socialismo venezuelano all’altezza di Chavez e che si sia trovato di fronte a una crisi petrolifera che si è trasformata in crisi sociale e politica.

I risultati delle elezioni in Venezuela sono stati messi in dubbio anche dal presidente progressista del Cile Gabriel Boric: «Il regime di Maduro deve capire che i risultati che pubblica sono difficili da credere. La comunità internazionale e soprattutto il popolo venezuelano, compresi i milioni di venezuelani in esilio, chiedono la totale trasparenza dei verbali e del processo, e che gli osservatori delle organizzazioni internazionali non si impegnano a rendere conto al governo della veridicità dei risultati».

Meno coerente la dichiarazione del ministro degli esteri del Perù, Javier González-Olaechea, chew pur rappresentando un governo golpista e una presedente nominata con un colpo di mano parlamentare che ha estromesso la sinistra dal governo che si era aggiudicato con le elezioni per poi reprimere nel sangue le proteste popolari, ha avuto l’improntitudine di dire che «In tutti i suoi estremi la somma di irregolarità con desiderio di frode da parte del governo del Venezuela. Il Perù non accetterà la violazione della volontà popolare del popolo venezuelano».

Argentina, Costa Rica, Ecuador, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana e Uruguay avevano chiesto un conteggio trasparente dei voti  e anche il ministero degli esteri colombiano, il cui governo è politicamente vicino a Maduro, aveva detto che «Il conteggio dei voti deve avvenire con tutte le garanzie per tutti i settori».

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha espresso «Seri dubbi sul fatto che i risultati annunciati riflettano la volontà e i voti del popolo venezuelano».

il ministro degli esteri del Venezuela, Yván Gil, ha risposto: «Il Venezuela denuncia e allerta il mondo contro un'operazione di intervento contro il processo elettorale, il nostro diritto alla libera autodeterminazione e la sovranità della nostra patria, da parte di un gruppo di governi e potenze straniere.

La vittoria di Maduro non è una buona notizia nemmeno per un altro Paese governato dalla sinistra, la Guyana, della quale il Venezuela rivendica i due terzi del territorio e grandi risorse di petrolio e gas offshore, minacciando di prendersele con la forza dopo che un recente referendum ha dato a Maduro il mandato per farlo.  

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.