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La guerra mondiale per le risorse del Congo sta (ri)diventando un’enorme tragedia umanitaria

M23 ed esercito del Rwanda stanno conquistando Goma per mettere le mani sulle risorse minerarie e petrolifere della RDC
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Mentre i ribelli del Mouvement du 23 Mars (M23) e l’esercito del Rwanda (ritenuto un Paese sicuro dove deportare i migranti) stanno conquistando quartiere per quartiere Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), l’Onu ha lanciato un allarme sulla crisi umanitaria e dei diritti umani che incombe sulla metropoli del Nord Kivu, dove ormai i campi Onu sono l’ultimo rifugio di fronte al riesplodere di un conflitto per le risorse che dura da oltre 30 anni e che gli africani chiamano la terza guerra mondiale, visti gli attori statali e le multinazionali che in vario modo sono stati con involti in questa strage senza fine di esseri umani, animali e risorse derubate a popolazioni poverissime.

L’Onu avverte le Forces Armées de la République Démocratique du Congo (FARDC - l'esercito regolare della RDC) e il gruppo armato Wazalendo che le sostiene, stanno perdono terreno a Goma, dove l'M23 e i militari Rwandesi ieri hanno preso il controllo di diversi settori chiave della capitale del Nord Kivu.

Stéphane Dujarric, il portavoce del segretario generale dell’Onu António Guterres ha detto in conferenza stampa che »Per quanto ci risulta, le forze dell'M23 controllano l'aeroporto e c’è il rischio reale di un collasso dell'ordine pubblico nella città, data la proliferazione delle armi. Siamo a conoscenza di saccheggi a Goma. Il personale Onu on essenziale di stanza a Goma è stato temporaneamente trasferito».

Mentre a Kinshasa la folla ha preso di assalto le ambasciate di Francia e Usa accusate di essere complici dell’invasione della RDC da parte del Rwanda per mettere le mani sulle risorse minerarie e petrolifere, Guterres ha parlato telefonicamente e separatamente per telefono con il presidente della RDC, Félix Tshisekedi, e con quello del Rwanda Paul Kagame e Dujarric ha spiegato che «Hanno ovviamente menzionato la situazione attuale nell'est della Repubblica Democratica del Congo. Durante il colloquio del capo delle Nazioni Unite con il presidente Kagame, è stato posto l'accento sulla necessità di proteggere i civili nella regione».

Anche l'Alto Commissario per i Diritti Umani dell’Onu, Volker Türk, ha avvertito che «La crisi dei diritti umani a Goma, la capitale della regione del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo, ha lasciato i civili esposti a gravi violazioni e abusi dei diritti umani e gravi violazioni del diritto internazionale umanitario. Ricordo a tutte le parti i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale di proteggere i civili. Il gruppo armato M23 e le Rwanda Defence Forces combattono contro le forze armate della RDC, sostenute dal gruppo armato Wazalendo, nella città di Goma. I proiettili sono esplosi in almeno due siti che ospitano sfollati interni. Mentre la violenza e i combattimenti urbani aumentano a Goma, i civili affrontano gravi rischi, tra cui l’uso di armi esplosive come mortai e artiglieria nelle aree popolate. L'espansione della violenza in altri villaggi e città non farà che aggravare la già grave crisi dei diritti umani. Temo che i combattimenti possano estendersi ad altre città chiave nel Nord Kivu e nella provincia del Sud Kivu».

Resoconti delle agenzie Onu denunciano che i profughi sono centinaia di migliaia da quando è iniziata l'escalation della guerra di invasione guidata dal Rwanda, mentre le scorte di cibo, acqua ed elettricità stanno scarseggiando in modo disastroso. Anche l'accesso a Internet e ad altri servizi di telecomunicazione è limitato.
Türk ha sottolineato che «Centinaia di migliaia di persone che hanno già sopportato violenza, sfollamenti e difficili condizioni di vita hanno dovuto fuggire ancora una volta. C’è il rischio di un generale deterioramento della legge e dell'ordine a Goma, dopo che il 27 gennaio circa 4.763 prigionieri sono evasi dal carcere di Muzenze, il più grande di Goma. Preoccupa la situazione dei difensori dei diritti umani, dei giornalisti e di altri attori della società civile a Goma, deve essere garantita la loro sicurezza. Esiste un rischio elevato di violenza sessuale e di genere».

Il Capo dei diritti umani dell’Onu ha anche chiesto di «Porre fine ai discorsi d'odio e agli attacchi motivati etnicamente, anche contro coloro che sono percepiti come membri della comunità etnica Tutsi o considerati traditori. Esorto tutti gli attori, compresi i leader e gli influencer tradizionali, religiosi e politici, a promuovere l'unità sociale. Ricordo a tutte le parti in conflitto che le loro azioni vengono monitorate e che saranno ritenute responsabili di tutte le gravi violazioni e crimini da loro commessi».

Ma la situazione sembra precipitare ogni ora di più e le FARDC non sono in grado di arginare l’ffenz siva rwandese e dell’M23, armati di tutto punto con sofisticate armi occidentali e che sembrano intenzionati a fare dell’est della RDC un protettorato minerario e petrolifero del Rwanda, anche attraverso la pulizia etnica, in una tragica riproposizione del genocidio cdel Rwanda al quale mise fine proprio Kagame.

Di fronte a questa situazione, il coordinatore umanitario Onu nella RDC, Bruno Lemarquis, ha invitato tutte le parti a concordare pause umanitarie temporanee nelle zone più colpite: «Questo creerebbe “corridoi umanitari” in modo che le attività umanitarie possano riprendere su larga scala. Una simile tregua faciliterebbe anche l’evacuazione sicura dei feriti e dei civili intrappolati nelle zone di combattimento».

Secondo l' United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) «E’ essenziale garantire la riapertura in sicurezza dell'aeroporto di Goma e mantenere operativi i posti di frontiera tra Rwanda e RDC a Goma, per consentire alle popolazioni di fuggire dalle violenze».

Dalla ripresa delle ostilità all'inizio dell'anno, centinaia di migliaia di persone hanno cercato di fuggire dalle violenze, comprese le 700.000 persone già sfollate e che vivono in condizioni disastrose alla periferia di Goma. Il portavoce dell’OCHA Jens Laerke ha evidenziato che «Durante il fine settimana, diversi siti alla periferia di Goma, che ospitano più di 300.000 persone, sono stati completamente svuotati nel giro di poche ore e 18 siti di sfollati interni intorno alla città sono stati in gran parte svuotati, con sfollati in fuga dal fuoco dell’artiglieria pesante. Il personale umanitario non essenziale è stato trasferito per ridurre i rischi, ma il personale essenziale rimane a Goma. Abbiamo ricevuto segnalazioni di violenza di genere e stupro commessi da combattenti, saccheggio di proprietà, compreso un magazzino di materiale umanitario, e attacchi a strutture umanitarie e sanitarie. Le forniture di acqua ed elettricità sono compromesse. Lunedì i servizi Internet sono stati interrotti e Goma era ancora offline martedì mattina».

l'Agenzia mondiale della sanità (Oms) ha rilevato che «Centinaia di persone sono attualmente ricoverate in ospedale, la maggior parte è stata ricoverata per ferite da arma da fuoco o da schegge, le infezioni secondarie stanno diventando un rischio per la salute». Adelheid Marschang, coordinatrice della risposta alle emergenze dell’Oms per la crisi nella RDC, ha aggiunto che «Purtroppo gli ospedali e gli operatori sanitari sono a rischio. Stiamo ricevendo segnalazioni di operatori sanitari colpiti da colpi di arma da fuoco e di pazienti, compresi i bambini, rimasti intrappolati nel fuoco incrociato».

L’Oms è particolarmente preoccupata per la salute e la sicurezza delle donne e delle ragazze, che sono più esposte alla violenza, in particolare allo stupro. La Marschang sottolinea che «Alcune donne sono state violentate ripetutamente mentre cercavano legna da ardere o semplicemente mentre uscivano dal perimetro del campo. Abbiamo ricevuto anche nuove segnalazioni di un aumento degli stupri lungo le rotte che alcuni partner in conflitto utilizzano ora per raggiungere il Sud Kivu. Siamo molto vigili per essere pronti e avere soluzioni per seguire le popolazioni nei loro movimenti, in particolare attraverso squadre mobili e cliniche mobili».

L’Oms mette anche in guardia sui rischi di diffusione di malattie infettive come il colera e il morbillo. Nel 2024 Nord e il Sud Kivu hanno registrato più di 21.600 casi e 59 decessi per colera, e più di 11.700 casi e 115 decessi per morbillo. Prima che l’aeroporto chiudesse sabato, l’Oms è stata in grado di inviare forniture mediche essenziali per traumi e cure di emergenza, prevenzione di infezioni, colera e altro.

Oltre alla malaria, che continua a devastare la regione, la parte orientale della Rdc è l’epicentro dell’epidemia del nuovo ceppo del virus mpox. Dal 2024 sono stati segnalati più di 20.000 casi sospetti di vaiolo delle scimmie nel Nord e nel Sud Kivu, di cui oltre 6.000 nelle ultime sei settimane. La Marschang avverte la comunità internazionale che «La violenza rende difficile monitorare e curare adeguatamente la malattia, soprattutto perché le persone sono costantemente in movimento».

Più di una persona su quattro che vive nella regione deve affrontare livelli di emergenza di insicurezza alimentare e rischio di carestia. (IPC 3+), con molte persone malnutrite e indebolite dalle malattie e il World Food Programme (WFP) fa notare che «Tra le centinaia di migliaia di persone sfollate a Goma e nei suoi dintorni, molte hanno un accesso limitato al cibo, all'acqua potabile e al reddito. In queste condizioni di instabilità i rischi affrontati dalle popolazioni non potranno che aumentare».

Shelley Thakral, portavoce del WFP nella RDC, fa il quadro di una situazione terribile per la popolazione civile: «Le famiglie in fuga dai combattimenti affrontano sfide inimmaginabili. Ogni passo del loro viaggio è pieno di insidie. Le strade sono bloccate, i porti chiusi e coloro che attraversano il lago Kivu rischiano la vita su imbarcazioni di fortuna. Laddove i combattimenti sono stati più violenti, alcuni siti per gli sfollati sono stati svuotati».

Sul campo, le attività di aiuto alimentare a Goma e nelle zone circostanti sono state temporaneamente interrotte e il WFP è preoccupato per la scarsità di cibo a Goma e per l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari a causa del blocco dell'aeroporto e delle principali strade di accesso alla regione. A seconda della durata delle violenze, l'approvvigionamento alimentare della città potrebbe essere seriamente compromesso. La Thakral sottolinea che «Questa è una prova enorme per la loro resilienza e le prossime 24 ore saranno cruciali poiché le persone inizieranno a rimanere senza scorte e dovranno vedere cosa possono trovare per sopravvivere».

il portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha detto che «I team UNHCR monitorano anche da vicino i movimenti transfrontalieri. Comprendiamo che molte persone aspettano di valutare la situazione prima di prendere una decisione. L’UNHCR è pronta a rispondere a qualsiasi flusso di richiedenti asilo che lascia la RDC, al fine di garantire la loro protezione. Sul posto, centinaia di migliaia di persone sono state costrette a fuggire da diverse zone di conflitto attivo e la capacità di accoglienza e assistenza è ormai satura. La crisi umanitaria nella RDC è ulteriormente peggiorata dalla nostra ultima conferenza stampa di venerdì, con quasi mezzo milione di persone sfollate nelle province del Nord e del Sud Kivu solo nel mese di gennaio». Inoltre, il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) ha denunciato il rischio che i combattimenti a Goma possano causare la fuoriuscita di campioni di Ebola e altri agenti patogeni conservati in un laboratorio.

Patrick Youssef, direttore regionale del CICR per l'Africa, ha confermato che «Il CICR è molto preoccupato per la situazione nel laboratorio dell'Institut national de recherche biomédicale, che rischia un'interruzione di corrente. E’ molto importante preservare i campioni che potrebbero essere colpiti dagli scontri, Le conseguenze sarebbero inimmaginabili se i campioni, compreso il virus Ebola, che contengono, dovessero diffondersi. Il laboratorio è molto vicino alla delegazione del CICR a Goma, ma non abbiamo informazioni sulla sicurezza degli altri laboratori sanitari della città».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.