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La mobilitazione popolare ha fatto fallire il golpe militare in Bolivia

In poche ore i militari entrati nel palazzo presidenziale si sono ritrovati isolati. La destra parla di “autogolpe” del governo socialista di Arce
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La ministra della presidenza della Bolivia, Mara Nela Prada, ha confermato che l’ormai ex comandante dell'esercito, Juan José Zúñiga, ha cercato di perpetrare un colpo di stato attuando in piano che era stato preparato tre settimane fa.

Zúñiga e l'ex vice ammiraglio Juan Arnés sono stati arrestati come i principali autori del tentativo di colpo di stato, che prevedeva il trasferimento di un contingente militare e di veicoli blindati in Plaza Murillo. Durante l'incidente, un carro armato ha buttato giù la porta metallica dell'antico Palacio Quemado, annnesso alla Casa Grande del Pueblo.
Zúñiga è entrato nel Palacio Quemado e si è trovato di fronte il presidente socialista Luis Arce, che gli ha ordinato di ritirare le truppe militari.  senza successo. Zúñiga non ha ubbidito ma il presidente della Repubblica ha deciso di restare nella Casa Grande del Pueblo per far fronte al golpe militare che  secondo Zúñiga è fallito per problemi logistici.
La Prada ha detto in  un'intervista a Radio Fides che «In un primo momento, Zúñiga aveva affermato di essere la voce del popolo, arrivando a credere di essere il generale del popolo e cominciando a credere che il popolo avrebbe sostenuto le azioni che stava intraprendendo e che era sua responsabilità prendere il comando per mettere ordine e dirigere il Paese. «-ensava di ottenere questo sostegno, cosa che non è avvenuta. Zúñiga, non avendo ottenuto il sostegno atteso, ha invitato le forze dell'opposizione del paese ad appoggiarlo nei suoi piani, minacciando cambiamenti nel gabinetto ministeriale e assumendo il controllo delle strutture dello Stato. Nella sua disperazione ha detto “Libereremo Camacho (Fernando Camacho, l’ex governatore di Santa Cruz, ndr) e Añez (Jeanine Añez, presidente ad interim della Bolivia dopo un golpe post-elettorale) e questo non ha funzionato».

In meno di due ore il golpe iniziato alle 15:30 del 26 giugno era fallito e alle 17,30 il nuovo comandante dell’esercito, José Sánchez, ordinava ai soldati  di tornare alle loro unità. Pochi minuti dopo, i carri armati hanno lasciato Plaza Murillo, sostituiti dalla popolazione i festa.

Infatti, a Zúñiga è mancato il sostegno della popolazione, che invece è scesa massicciamente nelle strade per difendere il  governo socialista e alla fine anche il generale di brigata Marcelo Javier Zegarra  - che sembrava sostenerlo - si è fatto da parte quando è stato accusato di complicità con i golpisti dal presidente della repubblica Luis Arce e ha espresso  il suo impegno per la democrazia e il suo sostegno al governo.

La Prada ha rivelato che il piano dei golpisti prevedeva non solo di prendere il controllo del territorio ma anche dell’aria e  ha smentito categoricamente la versione dell’autogolpe fatta circolare dalla destra boliviana non appena si è resa conto che era fallito un  altro colpo di Stato: «Lo affermiamo fermamente e pienamente davanti al popolo boliviano e alla comunità internazionale che quello che abbiamo vissuto oggi è stato un tentativo di colpo di stato, un colpo di stato fallito. Le diverse versioni dell’opposizione e di alcuni analisti cercano di ottenere una piccola fetta di posizionamento politico».

La ministra ha invitato i boliviani a «Unire le forze per consolidare la democrazia nel paese. Il governo nazionale riafferma il suo impegno per la democrazia e la stabilità del Paese, esortando tutti i settori a restare uniti in difesa dell’ordine costituzionale e della pace sociale».

Dopo il fallito golpe Arce ha salutato dal balcone del Palacio Quemado il popolo boliviano che è sceso in piazza in difesa della democrazia e ha detto che «La mobilitazione del popolo ha permesso di far fallire questo tentativo di colpo di stato, grazie popolo boliviano».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.