Da Bali a Firenze, fino a Roma: è iniziata la corsa verso il primo Forum Euromediterraneo dell’acqua
Sarà l’Italia a ospitare il primo Forum Euromediterraneo dell’acqua, che nel 2026 prenderà vita a valle di un articolato percorso in avvio quest’autunno. La notizia è arrivata oggi da Palazzo Vecchio, a Firenze, dove si è appena aperto il Festival dell’acqua organizzato da Utilitalia in collaborazione con Confservizi Cispel Toscana e Publiacqua.
Per annunciarlo ufficialmente sono intervenuti la presidente del Comitato One water, Maria Spena, e il direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), Marco Riccardo Rusconi.
Il prestigioso Forum Euromediterraneo dell’acqua è stato assegnato all’Italia nell’ambito del 10° World water forum, svoltosi in primavera a Bali, proprio grazie agli sforzi messi in campo dal Comitato promotore che riunisce ministeri, imprese idriche, associazioni come Anbi e Utilitalia, la Fondazione Earth and water agenda (Ewa) e molti altri soggetti attivi nella gestione dell’oro blu a tutti i livelli.
«Finora il Forum era solo mediterraneo – spiega Spena offrendo un’anteprima dell’iniziativa –, in Italia verrà ampliato anche al contesto europeo. Lo scambio delle conoscenze, come mostra anche la giornata di oggi, è la formula vincente per una gestione sostenibile delle risorse idriche: l’urgenza delle 2,2 miliardi di persone che ancora oggi non possono godere di acqua potabile, il nesso tra cibo acqua e ambiente, la diplomazia blu e la blue economy saranno al centro del Forum che arriverà a Roma nel 2026. Ma i lavori preparatori inizieranno quest’autunno, in un percorso che arriverà all’apice tra due anni. Il senso è riunire tutte le esperienze di buona gestione dell’acqua in un Paese come l’Italia, che ha dato i natali all’ingegneria idraulica e che ancora oggi ha un know how di primo piano da offrire e presentare in quello che sarà un grande expo dell’acqua e della gestione delle risorse idriche».
Si tratta di coltivare la consapevolezza che l’acqua è una risorsa indispensabile quanto finita, che è sempre più necessario gestire in modo sostenibile – come mostra plasticamente la crisi climatica in corso, alternando sempre più gravi fase di siccità a improvvise alluvioni – per poterne godere (tutti) i benefici. Oggi diamo per scontato che l’acqua ci sia sempre, basta aprire il rubinetto. Ma l’acqua può diventare uno strumento di pace o anche di guerra, quando scarseggia.
«L’acqua è un asse centrale dell’asse di cooperazione internazionale dell’Italia – sottolinea non a caso Rusconi – Con la firma sul Patto per il futuro, l’Onu a New York ha appena rilanciato l’Agenda 2030 e l’acqua non solo è al centro di Obiettivi specifici di sviluppo sostenibile (il 6, il 12 e il 14), ma è un elemento trasversale della sostenibilità: si pensi alla lotta contro la povertà o la fame, dato che la povertà idrica determina spesso povertà in senso lato».
Una prospettiva che l’Italia già oggi sta calando concretamente nel terreno della cooperazione internazionale, come mostra su tutti il progetto Aics in corso in Tunisia che combina il riuso dell’acqua con la possibilità di mettere a coltura nuovi terreni agricoli, allo sviluppo di un centro tecnologico d’eccellenza in cui il mondo agricolo tunisino possa apprendere in una logica paritaria le best practice di gestione idrica che l’Italia può mettere in campo. Una piccola anteprima del Forum Euromediterraneo dell’acqua, che sta già scaldando i motori in vista del 2026.