
Ancora un disastro (in)naturale all'Elba. Legambiente: «Basta cemento e messe in sicurezza fasulle»

Ieri un violento temporale che si è abbattuto sull’Isola d'Elba, in particolare su Rio nell'Elba, provocando danni anche nel confinante comune di Rio Marina. Ci sono verificate frane e allagamenti ed anche a Marina di Campo uno dei Paesi più colpiti dalle alluvioni del 2002 e 2011 ci sono state esondazioni ed allagamenti.
Nel Riese verso le 12.45 un vero e proprio fiume dalla Valle dei Mulini si è riversato su Rio Marina e fango e detriti hanno invaso la carreggiata della strada provinciale. A Rio Elba sono allagati diversi locali a piano terra, compresa la farmacia.
Ma è il già contestato muro in cemento che avrebbe dovuto difendere la valle del Reale ad aver dimostrato, oltre che la sua squallida bruttezza, la sua completa inefficacia. Come si legge sul blog riese “Il Vicinato” Il muro stringe il corso d'acqua e ne aumenta la velocità. Il torrente è esondato nei terreni circostanti passando nei varchi lasciati aperti nel vecchio muraglione, allagando case e botteghe. Che dire poi dei fossi che non sono puliti a dovere, e della strada vicinale di San Giuseppe che si è trasformata in un fiume di fango e detriti?».
Durissimo il Commento di Legambiente Arcipelago Toscano: «Ancora una volta sono bastate piogge intense, come i 60 mm caduti in mezz’ora nel Riese, per mettere a nudo tutta la fragilità di un territorio mal costruito e mal difeso, come nel caso dell’assurdo muro del Riale a Rio Marina, dove si sono costruire strade e parcheggi e costruzioni praticamente accanto ad un fosso. Ormai siamo stanchi di di avere ragione: le aree colpite anche questa volta all’Elba sono le stesse per le quali Legambiente aveva denunciato una insostenibile cementificazione, a rileggere i nostri comunicati stampa, anche recenti, ricorrono i nomi delle località che oggi troviamo travolte dal fango e dalle frane. Come ha detto l’11 novembre il coordinatore di Italiasicura, il sottogretario Erasmo D’Angelis agli stati generali sul dissesto idrogeologico, «anche la toponomastica indica le zone a rischio in cui non si doveva costruire».
Legambiente sottolinea l’incoerenza della politica e delle amministrazioni comunali dell’Isola d’Elba: «Gli amministratori comunali, invece di presentare assurdi ricorsi al Tar e osservazioni pro-cemento contro il Piano Paesaggistico della regione Toscana, invece di continuare a mostrarsi allergici ed a cercare di aggirare i vicoli che dovevano salvaguardare il territorio, farebbero bene a fare autocritica ed a rendersi conto che l’era dell’assalto alle valli ed alle colline è finita e che il è arrivata l’ora di ammettere che l’Elba non può sostenere altro cemento, altro asfalto, altre grandi opere, altri parcheggi e costruzioni negli alvei dei fossi. Bisogna farla finita di scavare le colline, bisogna smetterla con “messe in sicurezza” e con opere che al contrario sembrano amplificare i rischi, che non si possono più tombare i corsi d’acqua, bisogna capire che il cambiamento climatico e gli eventi atmosferici sempre più violenti ed intensi rendono urgentissima l’unica grande opera della quale l’Elba e l’Italia hanno bisogno: il ripristino dell’equilibrio di un territorio ferito dalla cattiva pianificazione e la sua manutenzione».
