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Maria Teresa Fagioli: «Vogliamo lo sviluppo del territorio, non il suo abbandono»

Anche in Toscana cadono muri, e non proteggeranno dal rischio idrogeologico

Geologi: «Opere di tutela di tipo esclusivamente ingegneristico, mal progettate o mal eseguite, creano solo un’effimera sensazione di sicurezza»
 |  Acqua

«Non servono solo le opere di contenimento realizzate nell'emergenza. Noi geologi lavoriamo per prevenire sventure prevedibili, lavoriamo per mitigarne i rischi, non vogliamo congelare il territorio con fanatismo ecologista, ma lavoriamo per evitare che, abbandonato, ci crolli addosso». Dopo quanto accaduto a Carrara con l'argine crollato o dopo la Maremma, Maria Teresa Fagioli, presidente dell'Ordine dei Geologi della Toscana, fa il punto sulla necessità di intervenire per non far correre rischi a cittadini e attività produttive.

«Prevenzione e manutenzione del territorio sembrano parole inappropriate ora che siamo in emergenza, ma i recenti disastri come quelli del grossetano e di Carrara hanno ampiamente dimostrato che le opere di difesa sono solo una parte della soluzione del problema rischio idrogeologico. La cassa di espansione sull’Albegna avrebbe forse potuto salvare qualche fattoria ma non avrebbe evitato tutti i danni, il muro crollato a Carrara ha solo dimostrato che opere di difesa di tipo esclusivamente ingegneristico, mal progettate o mal eseguite, creano solo una effimera quanto pericolosa sensazione, erronea, di sicurezza». Certo, «non si potrà mai diminuire apprezzabilmente il rischio di alluvione con un muro o un argine se si è costruito nell’alveo di un fiume, né affidarsi ad opere di alta ingegneria geotecnica se si è costruito su un pendio in frana».

A costo di essere ripetitivi fino alla noia, i geologi tornano a mettere in primo piano mitigazione del rischio e prevenzione. «Quando noi geologi parliamo di programmazione sostenibile non vogliamo certo chiudere le attività economiche che inevitabilmente impattano sul territorio. Vogliamo che tali attività siano ben programmate e ben gestite e chiediamo che la gestione del territorio sia in primo luogo rispettosa del territorio stesso. Ma esigiamo che prima di costruire opere di difesa, che vanno comunque fatte e fatte bene, si consideri l’intero bacino dei torrenti e non solo l’ultima strettoia che li farà esondare. Inoltre vogliamo che si valuti il rischio residuo e se ne informi chi vi resterà esposto, e soprattutto si capisca che tentar di difendersi a scala locale dalle aggressività di un territorio trascurato, oltre che stupido, è perdente».

«Non sono solo i muri arginali che crollano e gli argini finanziati e non realizzati a suscitare scandalo. È la totale mancanza di buon senso, di ascolto dei cittadini e di prevenzione a dover far paura. Gli argini, i muri, sono opere di difesa, necessarie e sacrosante, ma far conto solo su di esse sarebbe come fabbricare automobili senza freni contando su paraurti ed airbag». Ma, come spiega Fagioli, «il fatto è che le opere di difesa, argini e muri, si vedono bene, si possono vantare politicamente (se non crollano) mentre la prevenzione non fa notizia. La prevenzione, per le problematiche idrogeologiche vuol essenzialmente dire manutenzione ordinaria e programmazione sostenibile del territorio, ma non è spendibile mediaticamente, elettoralmente non paga».

di Ordine dei Geologi della Toscana

Redazione Greenreport

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