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Davvero l’Italia non ha raggiunto l’obiettivo Ue per il riciclo dei rifiuti urbani? Non è detto: dipende dal metodo, ma intanto la procedura d’infrazione è avviata

 |  Editoriale

Uno spettro si aggira nel mondo dei rifiuti urbani: ma l'Italia l’obiettivo di riciclo al 2020 del 50% l'ha raggiunto? Oppure no? Procediamo con ordine. Nel giugno del 2024 la Commissione europea notifica all'Italia alcune procedure di infrazione fra cui proprio quella sul target di riciclo dei rifiuti urbani al 2020. Bruxelles non ha dubbi: non ce l'abbiamo fatta, come risulterebbe dalle comunicazioni ufficiali di ministero dell’Ambiente e Ispra. Invece no. Con una ricostruzione un po' complicata di norme e dati sembra che invece siamo sopra il target e la Commissione si è sbagliata. Come è stato possibile?

L'obiettivo di riciclo al 2020 (50%) dei rifiuti urbani era contenuto nella "vecchia direttiva", cui era seguita una decisione esecutiva della Commissione Ue, che consentiva agli stati membri di poter scegliere uno fra quattro metodi di calcolo. Basta leggere il rapporto rifiuti urbani di Ispra del 2021 (con dati 2020) per vedere che "in quel momento" l'Italia era al 54,4% col metodo 4 e al 49,5% col metodo 2. Ma ne bastava uno per certificare il raggiungimento dell’obiettivo. 

Poi esce la "nuova direttiva" del 2018 a cui segue nel 2019 un’altra decisione esecutiva della Commissione Ue, che cambia rotta: non più 4 metodologie di calcolo, ma 1 sola molto "severa", meno elastica delle precedenti. Serve a calcolare il tasso di riciclo per i nuovi obiettivi della direttiva: 55% al 2025, 60% al 2039, 65% al 2035. Nel 2022 Ispra pubblica i dati di riciclo col nuovo metodo e, sorpresa, l'Italia è sotto il 50% al 2020! Bruxelles legge il rapporto 2022 e ne trae la conseguenza che il target non è raggiunto, quindi: procedura di infrazione. 

Sembra che Ispra nel prossimo rapporto rifiuti urbani 2024 con dati 2023 torni a pubblicare la tabella del 2020 con l’obiettivo raggiunto, usando uno dei vecchi metodi. Basterà alla Commissione per cambiare decisione sulla procedura di infrazione? Speriamo.

Intanto la morale è questa: quando s’introducono dei target legali, con obblighi per gli Stati e il rischio procedura d’infrazione, occorre fare molta attenzione ai metodi di calcolo che si definiscono. Proviamo ad immaginare: con l'attuale metodo molto severo un Paese (non necessariamente l'Italia) si ferma nel 2025 al 54,9%, appena al di sotto del target. Basterebbe aggiungere la Fos a copertura di discarica, oppure le ceneri d’incenerimento riciclate (tutti reali flussi a riciclo, oggi non conteggiabili per le paturnie di Bruxelles) e l'obiettivo sarebbe centrato. 

Riusciamo una volta tanto a non tagliare con le nostre mani il ramo su cui siamo seduti? Ministro dell’Ambiente, va migliorata la decisione di esecuzione! Rapidamente. 

Andrea Sbandati

Andrea Sbandati è direttore generale di Confservizi Cispel Toscana, l’associazione regionale delle imprese di servizio pubblico. È esperto senior nella regolazione economica della gestione dei rifiuti urbani e dei servizi idrici (sistemi tariffari, piani industriali, benchmark), come nella organizzazione dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporti, energia, altro). Ricercatore senior nel campo della gestione dei rifiuti e dell'acqua, docente in Master di specializzazione nella regolazione economica dei servizi ambientali locali (Sant'Anna, Turin school of regulation). Da venti anni coordinatore ed esperto di progetti di assistenza tecnica e cooperazione internazionale nei servizi pubblici locali (Medio Oriente, Africa, Sud America).