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In Toscana troppi “rifiuti da rifiuti”, e il 20% degli speciali pericolosi finisce all’estero

 |  Editoriale

Le schede regionali contenute da sempre nel Rapporto Ispra sui rifiuti speciali consentono di fare una analisi dettagliata di questo mondo in Toscana, di solito poco esplorato e analizzato a differenza di quanto avviene per i rifiuti urbani.

Cominciamo dalla produzione di rifiuti speciali, in tutto 9,7 milioni di tonnellate nel 2022. Un po’ in calo rispetto al 2021 (erano quasi 10 milioni di tonnellate), calo del 2,3%, più o meno come l’Italia (meno 2,1%). Usando un indicatore semplice anche se poco “scientifico”, la Toscana produce 2,65 tonnellate di rifiuti speciali ad abitante, valore di poco inferiore alla media italiana (2,74).

Scomponendo i diversi flussi di rifiuti,  la Toscana produce meno rifiuti da costruzione e demolizione nella media italiana (il 41,7 % contro il 49,6%), 1,1 tonnellate ad abitante contro 1,4 del valore italiano. Dato interessante, da approfondire. La Toscana presenta invece percentuali di rifiuti più alti della media nazionale in molti comparti industriali: cave e miniere (2,3% contro 0,8%), lavorazioni del legno e della carta (2,7% contro 1,3%), pelli ed industria tessile (1,9% contro 0,4%), ma soprattutto rifiuti dei processi chimici industriali (3,8% contro 0,5%). Produce anche più rifiuti da trattamento dei rifiuti e delle acque (34,2% contro 26,0%), altro dato interessante; sembra che il sistema toscano della gestione dei rifiuti (urbani e speciali) sia più orientato ai trattamenti intermedi che a quelli finali, insomma siamo terra di intermediazione. In sintesi: meno rifiuti dell’edilizia e più rifiuti dell’industria (chimica, legno, carta, tessili) che nella media nazionale, troppi “rifiuti da rifiuti”.

Cosa ha prodotto la riduzione nell’arco di un anno (meno 237.000 tonnellate), annocaratterizzato fra l’altro da una discreta crescita economica, anche se al tempo stesso dalla crisi energetica? Soprattutto il crollo dei rifiuti dell’industria chimica, che pur rimanendo molto elevati riducono il loro quantitativo di circa 200.000 tonnellate, passando da 575mila tonnellate a circa 374mila. Si riducono anche i rifiuti “da rifiuti” per circa 47.000 tonnellate, e i rifiuti non classificati altrimenti per circa 50.000 tonnellate. L’unica significativa voce di aumento è data dai rifiuti da costruzione e demolizione, aumentati di circa 43.000 tonnellate. Una voce quindi che aumenta pur rimanendo sotto la media nazionale.

Veniamo alla gestione. La Toscana “gestisce” circa 10,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, in calo dal 2021 (erano 10,6). A questi vanno aggiunti 1,015 milioni di tonnellate di rifiuti speciali provenienti dal trattamento dei rifiuti urbani (erano 1,4 nel 2021). Come media regionale quindi sembra una regione autosufficiente, con capacità impiantistica regionale leggermente superiore ai valori di produzione interni di rifiuti speciali. Come è noto questo rapporto (rifiuti prodotti/rifiuti gestiti) non significa che “gestiamo” tutti i nostri rifiuti prodotti in loco, solo che più o meno i rifiuti esportati bilanciano i rifiuti importati. Purtroppo i dati Ispra non ci consentono di fare analisi più approfondite sui singoli flussi, specie a livello dei trasporti interni all’Italia. Sappiamo solo che “esportiamo” fuori Italia 232.000 tonnellate di rifiuti speciali (il 2,4% del totale), non molti, ma nel 2021 erano 168.000, a fronte di importazioni da fuori Italia per 30.000 tonnellate soltanto. Il dato da segnalare è che esportiamo 81.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, ovvero circa il 20 % di quelli che produciamo, a testimoniare una scarsità impiantistica specifica in questo delicato flusso di rifiuti.

Ma i dati di Ispra ci consentono una qualche analisi sull’assetto impiantistico regionale e sulle sue “vocazioni”. Per prima cosa la struttura impiantistica toscana (fatta da 782 impianti nel 2022, 6 in meno rispetto al 2021) sembra meno orientata al recupero di quanto avviene mediamente in Italia. Il recupero di materia infatti si attesta ad una percentuale del 62% (leggermente superiore all’anno prima, 61,3%) contro il 72,3 a livello nazionale. Inferiore alle medie italiane anche incenerimento e recupero di energia (0,9% contro 1,7%). Gli stoccaggi (deposito preliminare e messa in riserva) sono in linea con i valori nazionali (intorno al 10/11%). Quello che distingue la Toscana dall’Italia sono più alti valori di discarica (8,7% contro 5%) e dei trattamenti intermedi (19,6% contro 9,9%).Nelle discariche toscane (15 impianti come nel 2021) vanno nel 2022 863.000 tonnellate di rifiuti (erano 1.131.000 nel 2021). Irrilevante in Toscana il contributo di incenerimento e recupero energetico (meno dell’1%).

Per quanto il quantitativo di rifiuti conferiti in discarica fra il 2021 e il 2022 si sia notevolmente ridotto, la Toscana appare ancora una regione che in cui anche il flusso di rifiuti speciali (come quelli urbani) sia ancora troppo orientato alla discarica e ai trattamenti intermedi (con export in crescita), e ancora meno orientato al recupero di materia (o di energia) di quanto avviene a livello nazionale.

Andrea Sbandati

Andrea Sbandati è direttore generale di Confservizi Cispel Toscana, l’associazione regionale delle imprese di servizio pubblico. È esperto senior nella regolazione economica della gestione dei rifiuti urbani e dei servizi idrici (sistemi tariffari, piani industriali, benchmark), come nella organizzazione dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporti, energia, altro). Ricercatore senior nel campo della gestione dei rifiuti e dell'acqua, docente in Master di specializzazione nella regolazione economica dei servizi ambientali locali (Sant'Anna, Turin school of regulation). Da venti anni coordinatore ed esperto di progetti di assistenza tecnica e cooperazione internazionale nei servizi pubblici locali (Medio Oriente, Africa, Sud America).