Cave Apuane, Rossi: «Tolleranza zero per chi non osserva le norme»

Parte il “Progetto speciale”: nuove assunzioni, formazione e droni per i controlli

[29 Settembre 2016]

Presentando i provvedimenti per la tutela delle aree estrattive della Toscana, che nella regione occupano circa 8.000 addetti, il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi ha assicurato che la Regione è in prima linea per la salute dei lavoratori del lapideo e la sicurezza delle cave e ha ricordato che sono due le azioni principali: mettere in sicurezza l’attività delle cave e tutelare l’ambiente.

Rossi ha spiegato che «Il primo provvedimento attuato riguarda la salute dei lavoratori, l’altro la tutela dell’ambiente. D’intesa con la Procura della Repubblica, che ringrazio, abbiamo potenziato il numero degli ispettori per la sicurezza, con 12 nuove assunzioni, e definito un piano che consentirà il controllo di tutte le cave. E’ in corso l’elaborazione di linee guida che presto saranno pronte e verranno discusse con l’Unione industriali, perché è giusto che anche loro, che dovranno attuarle, siano coinvolti. Penso si tratti di un passo avanti importante». Rossi ha aggiunto che «Una svolta analoga la Regione vuole imprimerla sulla tutela dell’ambiente. Anche in questo caso abbiamo discusso con la Procura della Repubblica un piano che prevede l’assunzione di nuovi 12 ispettori, l’acquisto di mezzi nuovi per recarsi in cava ed anche quello di due droni che potranno vigilare dall’alto su due aspetti in particolare: gli sversamenti di idrocarburi e la marmettola, che minacciano il reticolo idraulico, la falda, innalzano il livello dei fiumi mettendo anche a rischio l’assetto idrogeologico».

E’ soprattutto nella provincia di Massa Carrara che è forte l’industria lapidea: circa 100 imprese di estrazione (110 cave), 500 di lavorazione, 550 nelle attività commerciali e 55 nella meccanica. Per quanto riguarda l’inquinamento legato allo sfruttamento delle cave apouane denunciato spesso dagli ambientalisti,  Rossi ha affermato che «Tutti devono avere bene in testa che non possiamo più tollerare questa situazione. Dobbiamo fare in modo che grazie a nuove tecnologie, a nuove autorizzazioni che dovranno corrispondere a nuove linee guida, la marmettola venga riutilizzata invece che finire a imbiancare i fiumi. Lavoreremo con grande determinazione perché questo problema sia presto superato, ma avremo bisogno di una “collaborazione conflittuale” con le forze sociali: i poteri pubblici devono fare la propria parte, ma anche tra gli imprenditori ci sono soggetti pronti al cambiamento perché ormai è chiaro a tutti che per tenere insieme ambiente, salute e lavoro, occorre coordinarsi. Siamo pronti a sostenere per quanto possiamo, anche con fondi europei, quegli imprenditori che intendono effettuare investimenti».

La Regione Toscana ha creato un gruppo di lavoro specifico, che raccoglie tutti gli assessorati coinvolti nella gestione delle cave (ambiente, urbanistica, attività economiche e salute) e coordinato dallo stesso Rossi. La Regione spiega che «Sarà una task force, che lavorerà in collaborazione con Arpat, Irpet e Asl, che coordinerà da un punto di vista politico e amministrativo le attività per raggiungere gli obiettivi di sicurezza e salute dei lavoratori, di miglioramento della gestione ambientale delle cave e della riduzione dell’inquinamento».

Intanto si delineano gli strumenti principali del “Progetto speciale cave”, promosso dalla Giunta regionale e messo in atto da Arpat : nuove assunzioni di personale, formazione ad hoc, l’uso di droni e foto satellitari su acque, rifiuti e aria. «Obiettivo . dicono in Regione – potenziare i controlli sull’attività estrattiva e migliorare la gestione ambientale delle cave riducendo, tra l’altro, l’inquinamento di marmettola sia nelle acque superficiali che in quelle sotterranee.

La delibera della giunta regionale che dà il via a quella che viene definita «na nuova stagione di accertamenti e verifiche nei siti estrattivi delle Alpi Apuane» prevede che «dal 2017 al 2018 (periodo che potrà essere rinnovato), Arpat assuma 12 nuove figure che, adeguatamente formate allo scopo, si occuperanno dell’attività di verifica e controllo. Sarà inoltre acquistata strumentazione adeguata finalizzata a presidiare il territorio come droni e immagini satellitari. Un investimento da 1 milione e 480mila euro (800mila per il 2017 e 600mila nel 2018) per controllare direttamente 120 cave (60 l’anno) delle 170 attive in produzione. I controlli, grazie alle metodiche innovative, potranno essere comunque estesi su tutta l’area estrattiva della provincia di Massa Carrara e nell’area a nord della Versilia, un territorio che conta 307 cave fra attive, dismesse o quiescenti. Il progetto dovrà integrarsi sia con il “Piano straordinario per la sicurezza nella lavorazione del marmo nel distretto Apuo-Versiliese” sia con l’attività del Corpo Forestale dello Stato al fine di orientare verso obiettivi comuni l’azione dei vari soggetti preposti al controllo».

Il progetto prevede la messa a punto di un sistema di controllo mirato e «un aumento significativo dei controlli puntuali sui siti estrattivi selezionati a seguito di una fase di analisi delle situazioni più critiche rilevate con i droni e le foto satellitari; la definizione di criteri e condizioni per rendere più efficaci le azioni di verifica e di valutazione, anche in sede di Via, delle attività estrattive e, infine, la realizzazione di un sito web di Arpat destinato a cittadini, amministrazioni e imprese e dedicato alla raccolta delle informazioni».

La Regione dichiara guerra alla marmettola  attraverso il monitoraggio con sonde delle risorse idriche che «osserverà in modo continuo le sorgenti e si studierà in modo approfondito il sistema idrogeologico del complesso reticolo carsico con la predisposizione di una modellistica di bacino (flusso idrico e trasporto inquinanti). Si approfondiranno in questo modo le problematiche legate alla dispersione nell’ambiente della marmettola. Nei laboratori di Arpat, in collaborazione con l’Università e i Centri di ricerca, si svilupperanno anche metodologie di indagine capaci di identificare la sua origine e le conseguenti responsabilità dell’inquinamento fornendo alle attività di repressione strumenti concreti di lotta all’illegalità».

Sono previste anche nuove linee guida che «Serviranno a favorire l’adozione di metodi di lavorazione sempre più puliti e l’individuazione di tecniche più moderne e avanzate per ridurre alla fonte i fenomeni di inquinamento dovuti alla marmettola».