L’Onu cerca soluzioni alla crisi idrica globale. Pichetto Fratin: «Nuovi modelli di partenariato e cooperazione»

Guterres: «L'azione per il clima e un futuro idrico sostenibile sono due facce della stessa medaglia»

[23 Marzo 2023]

A New York è in corso lUnited Nations 2023 Water Conference  per tutelare le preziose risorse idriche del mondo che sono «in gravi difficoltà» e per affrontare quella che è diventata una crisi globale multiforme, prima che sia troppo tardi.

Organizzata dai Tajikistan e Paesi Bassi con il supporto di UN-Water e il segretariato dell’United Nations Department of Economic and Social Affairs (UNDESA), la conferenza punta a essere un momento di svolta per l’incremento dell’attenzione politica e sociale verso le problematiche legate alle risorse idriche: dal riconoscimento dell’acqua come diritto umano universale, alla sua gestione e conservazione, passando per le priorità nei differenti usi, gli impatti sulla salute umana, sui diversi ecosistemi e sull’l’economia urbana e rurale. Dall’UN Water Conference dovrebbero scaturire impegni volontari di governi e stakeholders che verranno raccolti nella piattaforma web della Water Action Agenda – Sustainable Development creata per mostrare alla comunità globale la natura degli l’impegni assunti e dare a tutti  possibilità di monitorare nel tempo i progressi effettuati e gli impatti esercitati.

Ieri, una delle iniziative della prima giornata della conferenza  è stata “Partnerships and Cooperation for Water: The main findings of the United Nations World Water Development Report 2023 and experiences from the countries” organizzata dalla missione permanente dell’Italia all’Onu e da UNESCO World Water Assessment Programme e alla quale ha partecipato il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE),  Gilberto Pichetto Fratin che guida la delegazione italiana composta dai rappresentati tecnici dei ministeri competenti in materia (Salute, MAECI, MASAF) e delle principali Agenzie e Istituzioni scientifiche che si occupano di acqua in funzione del loro mandato (ISPRA, ISTAT, ISS, AICS).

La delegazione italiana ha sottolineato che «I cambiamenti climatici e le condizioni atmosferiche contribuiscono anche nel nostro Paese in modo evidente all’esaurimento della disponibilità di acqua e al deterioramento della qualità della risorsa: una situazione che, specialmente nei Paesi più vulnerabili ed esposti al “climate change”, determina una negazione dello stesso diritto all’acqua». Il ministro Pichetto Fratin ha esposto la posizione italiana e gli impegni in corso sui temi della conferenza: dal rapporto tra acqua e salute alle prospettive di sviluppo, dal contrasto ai cambiamenti climatici alla tutela ambientale, alla cooperazione per la Water Agenda. Nel suo Intervento, il ministro del MASE  ha sottolineato che «L’acqua “è un tema intersettoriale, che attraversa tutti i pilastri sociali, economici e ambientali dello sviluppo sostenibile. Per questo richiede nuovi modelli di partenariato e cooperazione, dal livello di comunità locale, nazionale, di bacino, fino a quello globale. Per la formulazione di politiche idriche sostenibili occorre riconoscere il ruolo critico delle conoscenze scientifiche. L’Italia è impegnata nell’azione per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, e in questo quadro nel sostegno finanziario al programma UNESCO – Perugia, che coordina la realizzazione de Rapporto Annuale delle Nazioni Unite sull’Acqua, documento di riferimento del sistema ONU in tema di risorse idriche».

Aprendo la Conferenza, il segretario generale dell’Onu, António Guterres ha sottolineato che «L’acqua è un diritto umano e fondamentale per lo sviluppo che darà forma a un futuro globale migliore. Ma l’acqua è in guai seri, Stiamo prosciugando la linfa vitale dell’umanità attraverso il consumo eccessivo e un uso insostenibile da vampiri e la stiamo facendo evaporare attraverso il riscaldamento globale. Abbiamo interrotto il ciclo dell’acqua, distrutto ecosistemi e contaminato le falde acquifere».

Il capo dell’Onu ha ricordato che «Quasi 3 disastri naturali su 4 sono legati all’acqua e un quarto del pianeta vive senza servizi idrici gestiti in modo sicuro o acqua potabile pulita.  Inoltre, 1,7 miliardi di persone non dispongono di servizi igienici di base, mezzo miliardo di persone praticano la defecazione all’aperto e milioni di ragazze passano ore ogni giorno solo per andare a prendere l’acqua. I leader che partecipano alla conferenza sono chiamati a trovare soluzioni rivoluzionarie alla crisi idrica globale, caratterizzata da “troppa acqua”, ad esempio tempeste e inondazioni; “troppo poca acqua”, come siccità e scarsità di acque sotterranee, e “acqua troppo sporca”, come fonti inquinate per bere. Questa conferenza deve rappresentare un salto di qualità nella capacità degli Stati membri e della comunità internazionale di riconoscere e agire sull’importanza vitale dell’acqua per la sostenibilità del nostro mondo e come strumento per promuovere la pace e la cooperazione internazionale».

Guterres ha chiesto di agire su 4 aree essenziali: «A cominciare dal colmare il gap nella gestione dell’acqua. I governi devono sviluppare e attuare piani che garantiscano un accesso equo all’acqua per tutte le persone, promuovendo al contempo la conservazione dell’acqua, e devono lavorare insieme per gestire congiuntamente questa preziosa risorsa».   Il secondo punto del segretario generale dell’Onu riguarda «La necessità di massicci investimenti nei sistemi idrici e igienico-sanitari» e ha ricordato di aver proposto «L’SDG Stimulus Plan  e riforme dell’architettura finanziaria globale volte a incrementare gli investimenti nello sviluppo sostenibile.  Le istituzioni finanziarie internazionali dovrebbero sviluppare modi creativi per estendere i finanziamenti e accelerare la riallocazione dei diritti speciali di prelievo. E le banche multilaterali di sviluppo dovrebbero continuare ad espandere i propri portafogli in materia di acqua e servizi igienico-sanitari per sostenere i Paesi che ne hanno un disperato bisogno».

Il terzo punto di Guterres si concentra sulla resilienza «Perché non possiamo gestire questa emergenza del XXI secolo con infrastrutture di un’altra epoca» e per questo ha chiesto «Investimenti in condutture resistenti ai disastri, infrastrutture per la fornitura di acqua e impianti di trattamento delle acque reflue e in nuovi modi per riciclare e conservare l’acqua. La comunità internazionale avrà anche bisogno di sistemi alimentari smart per il clima e la biodiversità che riducano le emissioni di metano e il consumo di acqua, e un nuovo sistema informativo globale per prevedere il fabbisogno idrico in tempo reale.  Investire significa anche garantire che ogni persona nel mondo sia coperta da sistemi di allerta precoce contro i disastri climatici o meteorologici, nonché esplorare nuove partnership pubblico-privato».

Nel suo quarto punto, il capo dell’Onu ha anche chiesto ai leader presenti alla Conferenza di «Affrontare il cambiamento climatico. L’azione per il clima e un futuro idrico sostenibile sono due facce della stessa medaglia. I Paesi non devono risparmiare gli sforzi per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius e fornire giustizia climatica ai Paesi in via di sviluppo» e ha ricordato la sua proposta alle nazioni più industrializzate del G20 di «Istituire un patto di solidarietà per il clima in cui tutti i grandi emettitori facciano ulteriori sforzi per ridurre le emissioni. I paesi più ricchi dovrebbero mobilitare anche risorse finanziarie e tecniche per sostenere le economie emergenti».

Nelle suo intervento, il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, l’ungherese Csaba Kőrösi ha osservato che «La comunità internazionale si trova ora in un momento di svolta. Sappiamo che non possiamo mantenere la nostra promessa di sostenibilità, stabilità economica e benessere globale accelerando le soluzioni convenzionali. Non abbiamo abbastanza tempo né pianeta. Semplicemente non c’è più abbastanza acqua dolce. La comunità internazionale deve riconoscere che l’acqua è un bene comune globale e adeguare di conseguenza la politica, la legislazione e il finanziamento. Esorto i Paesi a lavorare a favore delle persone e del pianeta, non della procrastinazione e del profitto. Occorrono olitiche integrate per l’uso del suolo, l’acqua e il clima, che renderanno l’acqua una leva di mitigazione e adattamento al clima, che costruirà anche la resilienza, sia per le persone che per la natura, e affronterà la crescente fame in tutto il mondo. Possiamo lavorare insieme per potenziare gli stati e le parti interessate attraverso il sistema globale di informazioni sull’acqua che è la nostra assicurazione sulla vita per risolvere il dilemma della disponibilità, della domanda e dello stoccaggio dell’acqua. Questa Conferenza non è un luogo per negoziare posizioni, vantaggi e compromessi. I leader devono deliberare soluzioni basate sulla scienza, sostenibili, pragmatiche e solidali».

Il presidente del Tagikistan, Emomali Rahmon, e il re Willem-Alexander dei Paesi Bassi, sono stati eletti presidenti dell’evento e Rahmon ha affermato che «La conferenza è davvero storica, sia per promuovere una chiara comprensione delle gravi sfide poste dalla crisi idrica sia per esplorare soluzioni efficaci per affrontarla. In questo senso, è necessario compiere sforzi congiunti per raggiungere risultati specifici e dare seguito all’accordo raggiunto, in vista di soddisfare degnamente le attese della comunità internazionale».

Il presidente tagiko ha anche detto che il suo Paese «Possiede abbondanti fonti di acqua potabile, che sono minacciate dai cambiamenti climatici. Migliaia di ghiacciai si sono completamente sciolti negli ultimi decenni. Propongo di istituire specifici programmi nazionali, regionali e internazionali per la conservazione e l’uso efficace di tutte le fonti d’acqua.  Perseguire questa iniziativa è effettivamente coerente con i nostri impegni nell’attuazione dell’agenda globale sul clima e richiede una proficua cooperazione con tutti i partner. Di conseguenza, dovrebbero essere sviluppati e implementati meccanismi moderni affidabili per l’approvvigionamento idrico e una gestione efficace delle questioni relative all’acqua». Rahmo ha inoltre proposto di tenere la prossima UN Water Conference  in Tagikistan nel 2028.

Il re Willem-Alexander ha affermato che «Sebbene il mio Paese costiero basso, che comprende diverse isole dei Caraibi, e il Tagikistan montuoso senza sbocco sul mare possano sembrare una strana coppia, insieme rappresentano virtualmente l’intero mondo dell’acqua. Sono incoraggiato dal fatto che così tanti Stati membri delle Nazioni Unite partecipino alla conferenza, insieme astakeholders di entità come aziende, città, gruppi indigeni, organizzazioni femminili e istituti scientifici. Sono anche felice di vedere che la generazione più giovane è molto motivata e pronta ad aiutare a trovare soluzioni. Ma come hanno detto loro stessi, non possiamo lasciare a loro la soluzione dei problemi. E’ nostra responsabilità fare tutto il possibile».

Il re olandese ha invitato i partecipanti alla Confereza a «Cercare la compagnia di coloro che sono fuori dai vostri campi. Ad esempio, i diplomatici dovrebbero incontrare gli ingegneri, mentre un rappresentante della società civile dovrebbe prendere un caffè con qualcuno che lavora nella finanza.  Se avete più di 50 anni, parlate con qualcuno più giovane. E se vivete in ​​Europa, rivolgete la vostra attenzione all’Africa o all’Asia, o viceversa. Seguite l’esempio della Repubblica del Tagikistan e del Regno dei Paesi Bassi. Vedete la collaborazione nelle acque torbide dei contrasti. L’acqua è il nostro terreno comune. C’è così tanto da scoprire e da ottenere».