Legambiente: «Piuttosto che pagare multe salatissime all’Ue investiamo i soldi dei cittadini nella più grande opera pubblica che serve al Paese»

Goletta Verde e Goletta dei Laghi, il bilancio finale 2019: inquinato più di 1 punto ogni 3

La mala depurazione resta il principale nemico del mare e delle acque interne

[13 Agosto 2019]

Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, Serena Carpentieri, vicedirettrice di Legambiente e Andrea Minutolo, coordinatore dell’ufficio scientifico del Cigno Verde hanno fatto il bilancio per il 2019 di Goletta Verde e Goletta dei Laghi, le due storiche campagne a tutela del mare e delle acque interne, e ne è emerso  che «La mala depurazione resta uno dei principali nemici  per mare e laghi italiani: anche quest’estate il viaggio di Goletta Verdee Goletta dei Laghi, consegna una fotografia a tinte fosche del nostro Paese.Più di un punto su tre tra i 262 punti campionati lungo le coste italiane presenta forti criticità, con valori di inquinanti oltre i limiti di legge. Con una situazione preoccupante confermata in molte regioni del Sud – Sicilia, Campania e Calabria su tutte –  dove persistono le criticità storiche legate all’assenza di impianti di depurazione e di allacciamento alla rete fognaria. E non va meglio la situazione dei bacini lacustri dove Legambiente, con Goletta dei Laghi, ha riscontrato anche qui criticità nelle stesse proporzioni: un punto su tre rispetto agli 83 monitorati in 19 laghi italiani».

Dei 262 punti campionati da Goletta Verde nelle 15 regioni costiere, più del 36% è risultato con valori di inquinanti elevati (di questi il 29% Fortemente Inquinati; il 7% Inquinati). Il restante 64% è risultato entro i limiti di legge. A Legambiente evidenziano che «Se è vero che le maggiori criticità sono state riscontrate nelle regioni del Sud, è opportuno evidenziare che i campionamenti effettuati lungo la costa adriatica (dal Friuli-Venezia Giulia alla Puglia) sono stati influenzati dalle condizioni meteorologiche (i campionamenti sono stati fatti in un periodo con assenza di piogge e minori apporti al mare da fiumi, fossi e canali) e dal minor afflusso turistico del periodo di giugno (mese in cui sono stati effettuati i prelievi di Goletta Verde). Infatti, alla fine di luglio le autorità competenti hanno appurato criticità, originate da  perturbazioni e di conseguenza sversamenti lungo le aste fluviali, che hanno portato a numerosi divieti di balneazione lungo alcuni tratti di quella costa».

Al centro del monitoraggio scientifico ci sono i punti critici e le situazioni sospette segnalati dai cittadini attraverso il servizio Sos Goletta e dai circoli di Legambiente. Il 51% dei campionamenti, 135 su 262 punti, è stato eseguito presso foci di fiumi e torrenti, fossi o canali, risultando inquinato nel 62% dei casi. Il 49% presso spiagge con situazioni sospette invece hanno rilevato cariche batteriche elevate solo nell’8% dei prelievi e delle analisi eseguite.

Poi ci sono la acque “abbandonate” e la cattiva informazione ai bagnanti: «Il 45% dei punti di campionamento scelti da Goletta Verde sono luoghi in cui non esiste alcun controllo ufficiale delle autorità competenti – denuncia il Cigno Verde – viene dato per scontato che le foci dei corsi d’acqua debbano essere inquinate e, quindi, non balneabili. La metà di queste “acque abbandonate” è risultata  inquinata per i tecnici di Legambiente. Inoltre, nel 72% dei casi monitorati da Goletta Verde rispetto ai 131 punti dove la balneazione è vietata (o per divieto temporaneo di balneazione o perché non monitorata), non c’è nessun cartello che indichi chiaramente il divieto di balneazione; anche se spesso in questi punti si trovano molte persone a fare il bagno, ignari dei rischi per la propria salute. La legge, inoltre, impone per le zone balneabili, cartelli informativi sulla qualità delle acque. Anche questi restano un miraggio: nel 93% dei casi (130 punti su 140 campionati e “definiti” balneabili dalle autorità competenti) non sono stati avvistati dai tecnici di Legambiente. Eppure la normativa vigente obbliga le amministrazioni comunali a segnalare in maniera tempestiva, chiara e facilmente accessibile tanto i  cartelli di divieto di balneazione che quelli informativi sulla qualità delle acque.

Da giugno a luglio l’equipaggio della Goletta dei Laghi h percorso 6.000 Km e monitorato 19 laghi (Albano, Bolsena, Bracciano, Canterno, Ceresio, Como, Fogliano, Fondi, Garda, Iseo, Maggiore, Matese, Orta, Piediluco, Sabaudia, Santa Croce, Trasimeno, Varano, Vico)  in 10 regioni. Sono stati presi in esame 83 punti: il 34% di questi è risultato Fortemente Inquinato (21 punti) o Inquinato (7).  A Legambiente spiegano che «Degli 83 punti oggetto di analisi, 35 corrispondono a porzioni di laghi definiti balneabili dalle autorità competenti; 44 non risultano campionati; 2 sono aree con divieto temporaneo di balneazione. Dei 35 punti definiti balneabili dalle autorità competenti,11 sono risultati con cariche batteriche oltre i limiti di legge (di questi 5 giudicati Inquinati e 6 sono Fortemente Inquinati). Dei 44 punti non campionati invece dalle autorità competenti, ben 16 presentavano cariche batteriche elevate (14 giudicati Fortemente Inquinati e 2 Inquinati).

Grazie a Goletta dei Laghi, in questi anni è aumentata l’attenzione per la qualità delle acque interne che, ricorda Legambiente «garantiscono al Paese importanti servizi ecosistemici, quali ad esempio l’acqua dolce, la regolazione climatica e le opportunità di sviluppo economico legate al turismo di settore. La  continua pressione antropica e i cambiamenti climatici stanno mettendo sempre più a rischio la salute dei laghi e dei fiumi italiani, andando a ledere proprio quegli importanti benefici. Sono sempre più urgenti, dunque, misure che mitighino i rischi e proteggano tutte le acque interne del Paese».

Sulla mancata depurazione l’Unione europea chiede da tempo impegni concreti al nostro Paese e che ci è costata una prima multa da 25 milioni di euro a cui, dal maggio 2018, si sommano circa 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma dei sistemi di depurazione.  Legambiente spiega che si tratta di un’emergenza che «coinvolge 74 agglomerati di grandi dimensioni (per l’82% in Sicilia e in Calabria). C’è però anche un’altra condanna che grava sull’Italia ed è relativa, secondo gli ultimi aggiornamenti disponibili, a 14 agglomerati di grandi dimensioni che scaricano in aree sensibili. In fase di ricorso è la terza procedura di infrazione (2014-2059) comminata all’Italia, relativa a oltre 700 agglomerati con dimensioni maggiori di 2000 abitanti equivalenti (a.e.) e 32 aree sensibili e che coinvolge tutte le regioni eccetto il Molise, l’Emilia Romagna e la Provincia autonoma di Bolzano. Ma non finisce qui, una quarta procedura d’infrazione notificata lo scorso anno e ora in fase di parere motivato riguarda 13 regioni con 237 agglomerati con più di 2000 a.e. che scaricano in aree normali e sensibili. Oltre 13 anni di sversamenti di acque mal depurate negli ecosistemi marini e lacustri che ci stanno presentando il conto, non solo in termini ambientali».

Ciafani ha sottolineato che «I nostri mari e i nostri laghi continuano a subire continui assalti, primo fra tutti quelli della mancata depurazione. Le opere necessarie per il completamento della rete fognaria e di depurazione delle acque reflue sono una priorità per dare il via a quella grande opera pubblica di cui non si parla mai in Italia. Non solo per tutelare le acque dall’inquinamento, ma anche per evitare di continuare a sprecare inutilmente soldi pubblici, visto che delle quattro procedure di infrazione aperte dall’Unione Europea a causa della cattiva depurazione del nostro Paese, che coinvolgono 1.122 agglomerati urbani e 32 aree sensibili, due sono già sfociate in condanna e altre potrebbero arrivare presto, creando una cabina di regia unica come già si è iniziato a fare con il commissario di Governo. Smettiamola di sperperare così i soldi dei cittadini, ma investiamo piuttosto queste risorse in opere realmente utili per l’ambiente e l’economia turistica italiana. A queste minacce- si aggiungono quelle dei rifiuti galleggianti e spiaggiati e delle continue illegalità ambientali che sfregiano coste e territori italiani, a partire dall’abusivismo edilizio».

La Carpentieri ha aggiunto che «Le foci di fiumi e torrenti, gli scarichi e i piccoli canali sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare e nei laghi. Questi punti critici sono ignorati dai controlli ufficiali, etichettati come inquinati per definizione eppure spesso ci troviamo persone a fare il bagno, anche a causa dell’inesistenza di cartelli informativi o di divieto di balneazione.  Anche se con il nostro monitoraggio non  vogliamo rilasciare patenti di balneabilità o sostituirci alle autorità competenti, le situazioni che rileviamo destano molta preoccupazione. Per i casi più gravi, quei “malati cronici” che denunciamo da anni, proseguiremo con le nostre azioni di denuncia,  chiedendo l’applicazione della legge sugli Ecoreati, per risolvere le criticità che ancora minacciano la qualità e la salute dei nostri mari e dei nostri laghi».

Goletta Verde e Goletta dei Laghi hanno portato avanti anche la lotta al marine litter, «una delle due più gravi emergenze ambientali globali insieme ai cambiamenti climatici, e in particolare la messa al bando delle plastiche usa e getta, grazie a azioni di citizen science (il coinvolgimento dei cittadini nella raccolta di dati ambientali) riconosciute a livello internazionale. Tra queste, Goletta Verde porta avanti dal 2014 un monitoraggio scientifico sulla presenza dei rifiuti galleggianti in mare, lungo le tratte percorse dall’imbarcazione ambientalista, che prende in considerazione i rifiuti galleggianti con dimensioni maggiori ai 2,5 centimetri secondo un nuovo protocollo messo a punto durante il progetto MedSea Litter.

Nell’estate 2018, durante 19 giornate di navigazione e 65 ore di osservazione, sono stati monitorati 97 rifiuti ogni km2 di mare, con valori più elevati nel mar Ligure e nello Ionio dove la media raggiunge rispettivamente 122 e 180 rifiuti/Km2. Gli ambientalisti dicono che «La percentuale di plastica varia dall’85 al 97% a seconda dell’area di mare considerata e il 40% sono usa e getta. Gli oggetti più frequenti sono buste di plastica (18%), packaging (10%) e teli (8%) in plastica. Le bottiglie in plastica si attestano sul 2,5%.

Invece, Goletta dei laghi, pone da tempo l’attenzione su un fenomeno spesso sottovalutato: la presenza di microplastiche nei bacini lacustri.

Legambiente conclude: «Grazie alla sinergia con Enea, sono stati eseguiti prelievi in acqua, alla ricerca di questo contaminante emergente. Importante novità di questa edizione è stata la collaborazione con Irsa – Cnr, finalizzata all’analisi della plastisfera, ovvero la presenza di microrganismi che si sviluppano proprio sulle microplastiche presenti in acqua. Sono stati 13 i laghi monitorati in 10 regioni, più di 80 ore di navigazione che hanno permesso di prelevare 154 campioni di acqua sia in superficie che lungo la colonna d’acqua fino a 50 metri di profondità e che saranno analizzati in laboratorio nei prossimi mesi. Un monitoraggio scientifico unico in Italia, che può contare  su un’importante sinergia tra volontari e cittadini basata su azioni di divulgazione e citizen science».