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Il coordinamento Acqua di Confservizi Cispel Toscana risponde all’inchiesta Greenpeace

Pfas nelle acque potabili, i gestori toscani: «Valori largamente inferiori ai limiti previsti dal 2026»

Perini: «Fondamentale continuare a garantire controlli rigorosi e trasparenti e puntare su un sistema di monitoraggio coordinato»
 |  Toscana

Dopo la risposta della Federazione nazionale delle imprese che forniscono i servizi idrici a circa l’86% della popolazione italiana (Utilitalia), a intervenire a valle dell’inchiesta Greenpeace sulla concentrazione di inquinanti Pfas nelle acque potabili arriva anche il coordinamento Acqua di Confservizi Cispel Toscana, che raggruppa la partecipate pubbliche attive nella gestione del servizio idrico sul territorio.

«Le analisi condotte dai gestori idrici della Toscana confermano che i valori di Pfas nelle nostre acque sono largamente inferiori ai limiti previsti dalla normativa che entrerà in vigore nel 2026 – spiega Nicola Perini, presidente Cispel Toscana – È comunque fondamentale continuare a garantire controlli rigorosi e trasparenti e puntare su un sistema di monitoraggio coordinato tra tutti gli attori di questa partita: Regione, Arpat, Asl, Ait, aziende. I gestori idrici toscani stanno lavorando con responsabilità per tutelare in primis la salute pubblica, e poi per fornire ai cittadini un servizio che rispetti i più alti standard di qualità e sicurezza».

Da anni infatti, le aziende toscane dell’acqua hanno intrapreso il monitoraggio sui Pfas effettuando prelievi e analisi eseguite con le migliori strumentazioni e procedure analitiche ad oggi disponibili, servendosi di laboratori certificati e restando comunque in costante contatto con l’Istituto Superiore di Sanità non solo per essere aggiornate sulle migliori tecniche di rilevazione disponibili, ma anche per eventuali aggiornamenti che permettono di fornire la massima sicurezza possibile.

«Allarmismi non supportati da dati scientifici rischiano solo di creare confusione e sfiducia, e per questo l’associazione – conclude Perini – manifesta la più totale solidarietà alle aziende e ai territori più colpiti da questa mala informazione, come Nuove acque ad Arezzo. Il sistema è pronto a rispondere con i fatti e con la trasparenza alla collettività, il cui interesse è sempre in cima agli obbiettivi delle nostre aziende».

Tra i singoli gestori del servizio idrico toscano, dopo la puntuale risposta all'inchiesta di Greenpeace arrivata appunto da Nuove acque (la partecipata pubblica che ha in carico che ha in carico l’Ato 4 - Alto Valdarno), interviene oggi anche Geal (la partecipata pubblica attiva nell'area lucchese) spiegando che «già nello stesso report di Greenpeace, su un solo ed unico punto di campionamento eseguito a Lucca, il parametro denominato Somma di Pfas espone un valore di 22,7 ng/l e quindi significativamente inferiore ai 100 ng/l, che rappresentano il limite previsto dalla normativa, che si ricorda entrerà in vigore a partire da gennaio 2026. Inoltre, nell’ambito del piano di prevenzione e monitoraggio di Geal sull’intero sistema idrico, le analisi eseguite da laboratori accreditati esterni ed incaricati dal gestore, relativamente a questo specifico punto di prelievo indagato da Greenpeace, non hanno potuto misurare la presenza di queste sostanze in quanto inferiori al limite di rilevabilità di 10 ng/l e quindi nettamente inferiore al limite di 100 ng/l».

Redazione Greenreport

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