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Costruire accanto al rischio: il peso delle scelte urbanistiche nella Piana fiorentina

L’impianto Eni di Calenzano, aperto nel 1956, è oggi diventato il centro di un’area che negli anni ha visto il proliferare di attività e infrastrutture, ignorando i rischi crescenti per la salute e la sicurezza
 |  Toscana

Nel cuore della Piana Fiorentina, un deposito di combustibili fossili del 1956 continua a essere una presenza ingombrante in una delle aree oggi considerate tra le più inquinate d’Europa. Intorno a questo impianto, in appena sessant’anni, un territorio che era aperta campagna è stato trasformato in un’area fortemente urbanizzata con insediamenti produttivi, commerciali e abitativi. Questa metamorfosi non è il frutto del caso, ma il risultato di precise scelte politiche stratificate nel tempo, spesso incuranti del buon senso e della responsabilità verso la comunità amministrata nel medio e lungo termine.

A ben vedere l’orizzonte di interesse delle politiche urbanistiche si è spesso limitato a quello di un mandato amministrativo, con un occhio alla rielezione piuttosto che alle conseguenze delle decisioni prese. Così, l’impianto del 1956 è diventato il centro di un’area che negli anni ha visto il proliferare di attività e infrastrutture, ignorando i rischi crescenti per la salute e la sicurezza. Oggi la zona ospita non solo abitazioni, bar e fabbriche, ma anche strutture pubbliche e di grande affluenza, come un centro commerciale (I Gigli, 895 m), una piscina comunale (230 m) e un asilo nido (620 m), tutti a pochi passi dal deposito. 

Il peso della cementificazione e il consumo di suolo

La storia della Piana Fiorentina racconta un modello di sviluppo basato su un uso sconsiderato del suolo. La cementificazione non si è mai arrestata e, al contrario, è stata spesso incentivata da politiche di sviluppo economico miopi.Insediamenti produttivi e abitativi si sono moltiplicati senza una reale valutazione dei rischi, compromettendo un territorio già fragile dal punto di vista ambientale.

Non è un caso che oggi la Piana sia una delle aree più inquinate d’Italia: il consumo di suolo indiscriminato ha creato una situazione in cui i cittadini convivono con livelli preoccupanti di inquinamento atmosferico, rischi idrogeologici (in una pianura alluvionale) e la vicinanza a impianti pericolosi (5 dei 9 siti a rischio di incidente rilevante della città metropolitana di Firenze si trovano qui). La responsabilità politica è evidente: il processo di urbanizzazione e industrializzazione è stato accompagnato da un’assenza di pianificazione responsabile, che ha ignorato i segnali di allarme in nome dello sviluppo economico e degli oneri di urbanizzazione.

Too little, too late: l’impegno tardivo sulla pianificazione urbanistica

Durante lo sciopero di mercoledì, tante le forze politiche indignate, ma quante sono le stesse che per decenni hanno amministrato questa zona? Dove finisce l’indignazione e inizia la responsabilità? 

Il riconoscimento della necessità di cambiare gli strumenti urbanistici arriva troppo tardi. Annunciare un cambio di passo alla fine di una legislatura regionale suona come un tentativo di rattoppare decenni di cattiva gestione senza affrontarne realmente le cause profonde, in piena trasparenza nei confronti della comunità e degli elettori. 

Le scelte che hanno trasformato la Piana Fiorentina non possono essere derubricate a semplici errori di valutazione: si tratta di decisioni prese con consapevolezza, ma con priorità sbagliate. L’interesse immediato di attrarre investimenti e favorire la crescita economica ha prevalso sulla necessità di garantire un equilibrio tra sviluppo, salute pubblica e sostenibilità ambientale.

Elisa Meloni

Economista ecologica, è attiva in Volt, il primo partito paneuropeo. Già policy officer alla Commissione Europea, oggi lavora come funzionaria / Research Manager all'Università degli Studi di Firenze coordinando la progettazione europea su Ambiente, Clima, Energia, Mobilità sostenibile e Agricoltura.