Cresce la raccolta differenziata toscana, ma adesso servono gli impianti per gestire tutti i rifiuti
Nel corso del 2023 i cittadini toscani hanno generato 2,15 milioni di tonnellate di rifiuti urbani ovvero 587 kg procapite, in calo dell’1% rispetto all’anno precedente, mentre al contempo – e quasi nella stessa misura – è cresciuta la raccolta differenziata fino a toccare quota 66,64%.
È quanto comunica direttamente la Regione, in base ai dati certificati dall’Agenzia regionale recupero risorse (Arrr), arrivando fino al livello di dettaglio comunale; in tutta la Toscan sono 169 i Comuni che hanno superato l’obiettivo di legge del 65% di raccolta differenziata – che avrebbe dovuto essere traguardato nel lontano 2012 – con 44 a spiccare oltre l’asticella dell’80%.
A scala d’Ambito il risultato migliore in termini di percentuale della raccolta differenziata è ancora una volta quello dell’Ato Costa che ha superato il 71%, aumentando però di meno di un punto rispetto all’anno precedente. L’Ato Centro scende sotto il 68% (quasi un punto in meno rispetto al 2022), mentre è in sensibile miglioramento (circa +3%) l’Ato Sud che però sconta ancora i ritardi del passato, avendo appena superato quota 58%.
«La Toscana – commenta il presidente, Eugenio Giani – porta avanti con determinazione e continuità politiche per uno sviluppo sostenibile, ed in questo contesto la gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti è imprescindibile».
La gestione va però ben oltre i confini angusti della raccolta differenziata dei rifiuti urbani, perché questi flussi dopo essere stati intercettati devono trovare la disponibilità d’impianti industriali di prossimità per essere avviati in modo sostenibile a riciclo, recupero energetico o smaltimento, seguendo i dettami della gerarchia europea di gestione rifiuti.
«La Toscana ha imboccato con forza la strada dell’economia circolare e i risultati di progressivo miglioramento delle raccolte differenziate e di riduzione della produzione dei rifiuti sono lì a testimoniarlo. Serve compiere un ulteriore passo in avanti per imprimere l’accelerazione decisiva rispetto al percorso in atto – osserva nel merito l’assessora regionale all’Ambiente, Monia Monni – Può essere fatto approvando il nuovo Piano dell’economia circolare, uno strumento fondamentale per dare forza e sempre maggiore solidità alle politiche toscane in materia di conversione ecologica. Abbiamo infatti il dovere di accompagnare l’impegno individuale e collettivo con scelte coraggiose e lungimiranti. Dopo un lunghissimo lavoro durato anni, per il quale ringrazio tutti gli uffici regionali e il Consiglio regionale, in particolare la IV Commissione consiliare, possiamo dimostrare che ancora una volta Regione Toscana è pronta a fare la sua parte con e per i toscani».
Il Piano regionale dell’economia circolare (Prec) è in valutazione in seno al Consiglio regionale, ma l’iter legislativo iniziato ormai nel lontano 2021 dovrebbe concludersi entro gennaio con l’approvazione definitiva. Approvazione a valle della quale dovrebbero rendersi disponibili 50 milioni di euro in risorse europee per contribuire a finanziare bandi per l’impiantistica di gestione.
Nel complesso il Prec si concentra prevalentemente sulla gestione dei rifiuti urbani – i rifiuti speciali sono il quintuplo ma, come noto, per legge ricadono all’interno delle dinamiche di mercato –, ma puntando comunque alla “teorica” autosufficienza regionale di trattamento dei rifiuti, ovverosia il conseguimento di condizioni che consentano il rispetto del principio di prossimità, annullando pertanto le quote di rifiuto esportato” per quanto riguarda gli speciali, oltre a perseguire il criterio di “tendenziale autosufficienza a livello di Ato per la gestione dei rifiuti urbani”.
La differenza tra la presenza o meno di nuovi impianti è resa plasticamente dalla distanza tra scenario inerziale (senza l’introduzione di specifiche nuove azioni) e programmatico indicati nel Prec.
Nell’anno a regime del piano (2028), lo scenario programmatico propone raccolta differenziata al 75% (contro il 65% dello scenario inerziale), riciclo dei rifiuti urbani al 65% (contro 44%) che sale al 71% nel 2035 (vs 48%), smaltimento in discarica per gli urbani inferiore all’1% (vs 36%).
Ampliando le osservazioni anche ai rifiuti speciali, spicca il dato sul fabbisogno agli smaltimenti in discarica per il periodo 2022-2028: 8,30 mln ton (tra urbani e speciali) nello scenario programmatico contro i 10,78 di quello inerziale.
In attesa dei futuribili impianti di gestione, come l’ossicombustore in progetto a Peccioli grazie all’impegno messo in campo da Belvedere, la rete toscana continua però a indebolirsi proprio sul fronte dove già oggi è più debole, ovvero nella gestione dei rifiuti secchi non riciclabili: proprio nei giorni scorsi è stato annunciato che uno degli ultimi 4 termovalorizzatori rimasti in regione, quello di Livorno oggi fermo, non riprenderà le proprie attività.