Mare Mostrum: la Toscana costiera ha un problema di cemento illegale
La Toscana è sesta nella classifica del mare violato del rapporto “Mare Mostrum 2024” di Legambiente, subito dopo le 5 regioni ad elevata presenza mafiosa – Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Lazio – anche se scende al 12esimo posto per infrazioni per Km di costa nel 2023, dove svettano Marche. Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Molise e Veneto.
Va meglio per la classifica del mare inquinato, dove la toscana si piazza al decimo posto con solo 227 reati rispetto ai 1.047 della Campania. La Toscana è 11esima per quanto riguarda i reati amministrativi per Km di costa, mentre per il sequestro di prodotti ittici legato alla pesca illegale la Toscana è ottava con 24.201 prodotti sequestrati.
Di fronte a questi dati, Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana, evidenzia che «La cosa che colpisce di più è la concentrazione della criminalità ambientale sulla costa. Dei 2.318 ecoreati registrati in tutta la Toscana nel 2023, 1.516 riguardano da vicino territori e municipalità che si affacciano a mare, con la provincia di Livorno (e in particolare l’Arcipelago Toscano) assoluta protagonista; segno che è soprattutto in quelle aree che dobbiamo alzare il livello dei controlli, delle misure di prevenzione e le attività investigative. Quasi tre quarti del fenomeno ecocriminale toscano si concentra, in altri termini, sul comparto costiero. E questo è un fatto rilevante che va studiato, compreso e aggredito nella sua cruda realtà».
Ma la costa Toscana sembra avere soprattutto un problema di cemento e si classifica addirittura quinta – dopo Campania, Puglia, Sicilia e Calabria – e con 794 reati per quanto riguarda il ciclo illegale del cemento. E il dossier dedica un approfondimento a uno dei casi più eclatanti di abusivismo costiero: «L’hot spot dell’Isola d’Elba, territorio martoriato dalle betoniere illegali, come denunciamo da anni, grazie al lavoro in prima linea svolto dal circolo di Legambiente».
Mare Mostrum ricorda che «A metà aprile 2024, infatti, i finanzieri hanno bussato alla porta del Comune di Capoliveri, sottoponendo a perquisizione i locali, col risultato che diciassette persone sono state raggiunte da un avviso di garanzia per abusivismo edilizio, appunto. Tra loro, tecnici, imprenditori, committenti e anche il vicesindaco, indagato per corruzione, falsità ideologica in concorso e, naturalmente, abusivismo edilizio e paesaggistico. L’inchiesta, condotta dalla Procura della Repubblica di Livorno, si è concentrata questa volta su sette immobili in corso di realizzazione situati in alcune delle zone di maggiore pregio della costa, in località Vigne Vecchie, a Lido, sulla spiaggia dello Zuccale, in località Stecchi e in località Morcone. Negli atti della polizia giudiziaria, che ha sequestrato i cantieri, si parla di un “Sistema Capoliveri”, ovvero di “una strategia allo scopo di consentire lavori edilizi omettendo di attivare controlli”. Il vicesindaco, nonché geometra, è stato interdetto dal Giudice delle indagini preliminari (Gip) dall’esercizio della professione in ambito immobiliare per sei mesi».
E il rapporto evidenzia che «La vicenda di Capoliveri non sembra un’eccezione, considerato il brulicare di spregiudicate avventure immobiliari e dell’uso smodato di ruspe, utilizzate anche per realizzare accessi privati al mare, senza lo straccio di un permesso, magari in aree protette. Come quello scoperto dalla Capitaneria di porto di Portoferraio durante un pattugliamento svolto nel mese di febbraio all’interno del Parco nazionale, sul piccolo promontorio dell’Enfola, dove peraltro sorge la sede dell’Ente parco. Una scalinata sulla scogliera “composta da 8 moduli intervallati da 6 pedane” in corso di ultimazione. L’opera è stata sottoposta a sequestro e i proprietari sono stati denunciati per violazioni in materia paesaggistica e ambientale, nonché per occupazione abusiva di pubblico demanio marittimo. Poche settimane dopo, è stata la volta di una piscina abusiva a Porto Azzurro, per cui cinque persone sono state deferite all’autorità giudiziaria dai carabinieri. La costruzione della vasca in cemento armato di 50 metri cubi, realizzata all’interno di una proprietà privata, era già stata fermata da un sequestro in quanto priva di autorizzazione edilizia. Inoltre, dai controlli è emerso che tra gli operai lavorava un cittadino straniero senza permesso di soggiorno e senza contratto di assunzione».
La Toscana è sesta nella classifica del mare violato del rapporto “Mare Mostrum 2024” di Legambiente, subito dopo le 5 regioni ad elevata presenza mafiosa – Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Lazio – anche se scende al 12esimo posto per infrazioni per Km di costa nel 2023, dove svettano Marche. Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Molise e Veneto.
Va meglio per la classifica del mare inquinato, dove la toscana si piazza al decimo posto con solo 227 reati rispetto ai 1.047 della Campania. La Toscana è 11esima per quanto riguarda i reati amministrativi per Km di costa, mentre per il sequestro di prodotti ittici legato alla pesca illegale la Toscana è ottava con 24.201 prodotti sequestrati.
Ma la costa Toscana sembra avere soprattutto un problema di cemento e si classifica addirittura quinta – dopo Campania, Puglia, Sicilia e Calabria – e con 794 reati per quanto riguarda il ciclo illegale del cemento. E il dossier dedica un approfondimento a uno dei casi più eclatanti di abusivismo costiero: «L’hot spot dell’Isola d’Elba, territorio martoriato dalle betoniere illegali, come denunciamo da anni, grazie al lavoro in prima linea svolto dal circolo di Legambiente».
Mare Mostrum ricorda che «A metà aprile 2024, infatti, i finanzieri hanno bussato alla porta del Comune di Capoliveri, sottoponendo a perquisizione i locali, col risultato che diciassette persone sono state raggiunte da un avviso di garanzia per abusivismo edilizio, appunto. Tra loro, tecnici, imprenditori, committenti e anche il vicesindaco, indagato per corruzione, falsità ideologica in concorso e, naturalmente, abusivismo edilizio e paesaggistico. L’inchiesta, condotta dalla Procura della Repubblica di Livorno, si è concentrata questa volta su sette immobili in corso di realizzazione situati in alcune delle zone di maggiore pregio della costa, in località Vigne Vecchie, a Lido, sulla spiaggia dello Zuccale, in località Stecchi e in località Morcone. Negli atti della polizia giudiziaria, che ha sequestrato i cantieri, si parla di un “Sistema Capoliveri”, ovvero di “una strategia allo scopo di consentire lavori edilizi omettendo di attivare controlli”. Il vicesindaco, nonché geometra, è stato interdetto dal Giudice delle indagini preliminari (Gip) dall’esercizio della professione in ambito immobiliare per sei mesi».
E il rapporto evidenzia che «La vicenda di Capoliveri non sembra un’eccezione, considerato il brulicare di spregiudicate avventure immobiliari e dell’uso smodato di ruspe, utilizzate anche per realizzare accessi privati al mare, senza lo straccio di un permesso, magari in aree protette. Come quello scoperto dalla Capitaneria di porto di Portoferraio durante un pattugliamento svolto nel mese di febbraio all’interno del Parco nazionale, sul piccolo promontorio dell’Enfola, dove peraltro sorge la sede dell’Ente parco. Una scalinata sulla scogliera “composta da 8 moduli intervallati da 6 pedane” in corso di ultimazione. L’opera è stata sottoposta a sequestro e i proprietari sono stati denunciati per violazioni in materia paesaggistica e ambientale, nonché per occupazione abusiva di pubblico demanio marittimo. Poche settimane dopo, è stata la volta di una piscina abusiva a Porto Azzurro, per cui cinque persone sono state deferite all’autorità giudiziaria dai carabinieri. La costruzione della vasca in cemento armato di 50 metri cubi, realizzata all’interno di una proprietà privata, era già stata fermata da un sequestro in quanto priva di autorizzazione edilizia. Inoltre, dai controlli è emerso che tra gli operai lavorava un cittadino straniero senza permesso di soggiorno e senza contratto di assunzione».