In due anni Livorno punta trattenere il doppio dei crocieristi che fanno scalo in città
Sulla scia di una domanda in crescita a livello internazionale, anche a Livorno continua a crescere il mercato delle crociere: la sfida oggi è renderlo più sostenibile dal punto di vista ambientale e anche socioeconomico, trattenendo sul territorio locale una quota maggiore della ricchezza legato al comparto.
Se nel 2023 il porto di Livorno si è classificato al settimo posto tra i porti crocieristici italiani, con una movimentazione complessiva di 636.000 passeggeri; per il 2024 punta a crescere di un ulteriore 26%, con 800 mila croceristi; con questo trend, nel 2025 lo scalo portuale potrebbe superare i livelli pre-pandemici, arrivando a movimentare 850 mila crocieristi.
Sono questi i dati messi in fila nello studio commissionato dall’Autorità di sistema portuale (Adsp) del mar Tirreno settentrionale a Risposte Turismo, e presentato oggi nella sala Ferretti della Fortezza vecchia. Gli stessi dati documentano però che Livorno al momento riesce a trattenere soltanto l’8% dei passeggeri in arrivo: dati 2023 alla mano, si tratta di appena 50mila persone su un totale di 636 mila unità. La buona notizia è che si tratta di un flusso in crescita, grazie alle iniziative messe in campo negli ultimi anni, e che potrebbe raddoppiare entro il 2025, arrivando a quota 90-115mila crocieristi l’anno.
Come? Investendo in infrastrutture e servizi utili ad attirare quei turisti che cercano esperienze like a local, chi rimarrebbe a bordo della nave (il 18% oggi resta in nave), gli “indipendentisti indecisi” che non acquistano escursioni, i “repeater” ovvero chi fa periodicamente crociera e ha già visitato città più celebri di Livorno come Pisa o Firenze. In questo senso, lo studio incoraggi ad arricchire e diversificare le proposte di tour su Livorno per i crocieristi, a comunicare in modo più efficace l’offerta turistica in città, migliorare la cartellonistica e segnaletica in centro città, l’organizzazione del punto di arrivo degli shuttle bus in via Cogorano, etc.
«Voglio sottolineare il valore della collaborazione che stiamo felicemente realizzando con Risposte Turismo – commenta il presidente dell'Adsp, Luciano Guerrieri – lo studio, estremamente approfondito e realizzato con il coinvolgimento degli stakeholder e degli operatori, ci offre diversi spunti di analisi e riflessioni da sviluppare per migliorare l'accoglienza e la ricettività del porto di Livorno. Le sfide da superare sono molteplici e richiedono un impegno corale e condiviso tra istituzioni e operatori, sia sul fronte del potenziamento infrastrutturale che su quello organizzativo e promozionale».
I vantaggi economici sarebbero importanti. Se oggi la spesa diretta attivata dal traffico crocieristico a Livorno è pari a circa 53 mln di euro, di cui oltre 20 restano in città – ovvero in media circa 69mila euro per ogni nave accolta in porto – il dato potrebbe salire in tre anni a oltre 30 milioni di euro, con un ipotizzato incremento del 50% sui valori del 2023.
Ma non si tratta di un proverbiale pasto gratis, a partire dal profilo ambientale, dato che una sola nave da crociera arriva a inquinare quanto una cittadina come Cecina, e non a caso il Comune di Livorno sta mettendo a sistema molteplici iniziative per tenere insieme la riduzione delle emissioni con l’ampliamento dello scalo portuale.
«Cinque anni fa – ricorda nel merito il sindaco di Livorno, Luca Salvetti – i croceristi che restavano a Livorno erano pochi, poi il post pandemia ha portato una trasformazione assoluta anche nel modo di viaggiare. Livorno ne ha tratto vantaggio come città dell’altra Toscana (che offre esperienze diverse rispetto a città d’arte sempre più affollate), ed è stato creato l’ambito turistico con Capraia e Collesalvetti, quello che nel post-Covid è cresciuto di più rispetto al 2019. È una grande occasione per questi territori, che devono farsi trovare pronti, ma che s’incrocia coi temi dell’overtourism e della sostenibilità ambientale s’incrociano. Dobbiamo confrontarci su questi aspetti con serietà: non devono essere interpretate come un freno, ma portare a modalità di sviluppo intelligente. Non è possibile che da una parte l’economia cresca e dall’altra che le condizioni di vita dei livornesi ne abbiamo conseguenze negative: dobbiamo tenere insieme entrambe le questioni».