Al Ponte sullo Stretto ulteriori 1,4 miliardi. Ma sull’opera ora pende anche un esposto all’Agcm
La coperta è corta, le frizioni tra ministeri su come e dove destinare le risorse disponibili si sprecano e la manovra potrà essere approvata dal Parlamento solo dopo Natale. Ma intanto l’opera più discussa d’Italia si aggiudica un’altra bella fetta dei soldi messi sul tavolo. Salvini dovrà accontentarsi, si fa per dire, di ulteriori 1,4 miliardi di euro da destinare al Ponte sullo Stretto. Attraverso un emendamento presentato dal capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti puntava a una cifra più che doppia: oltre 3 miliardi aggiuntivi. La discussione è andata avanti dentro e fuori dalla maggioranza di governo, e anche se alla fine la cifra su cui hanno chiuso è inferiore a quella desiderata dal leader leghista, la legge di bilancio destina al Ponte 13 miliardi di euro, appunto 1,4 in più rispetto agli 11,6 previsti dalla precedente finanziaria e addirittura il doppio di quanto originariamente calcolato, quando per la prima volta si iniziò a progettare l’infrastruttura.
Proprio questo divario di costi è alla base di un esposto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) presentato nei giorni scorsi dal docente dell’Università Mediterranea Domenico Marino, dall’avvocata e attivista messinese Aurora Notarianni e dal segretario del Pd di Villa San Giovanni Enzo Musolino. Come si legge sulla pagina Facebook “Titengostretto Villa San Giovanni” attraverso la quale è stata data notizia dell’iniziativa, «le censure riguardano specificatamente la violazione dell’art. 72 della direttiva 2014/20/Ue per il costo dell’opera più che raddoppiato; per la riattivazione del contratto tra Stretto di Messina Spa e Eurolink senza procedere a nuova gara internazionale, nonostante i costi di realizzazione siano notevolmente superiori al 50% del valore iniziale; per un rapporto contrattuale tra società concessionaria e contraente generale basato su un contratto del 2006, rilanciato da un progetto del 2010 che non ha superato la valutazione ambientale».
La questione dei costi raddoppiati è stata tra l’altro già sollevata dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) Giuseppe Busia, che recentemente ha sottolineato il rischio di superare i vincoli europei sulle spese infrastrutturali, che non possono superare il 50% di quanto previsto dal progetto d’appalto originario. Ma nell’esposto presentato all’Agcm viene evidenziato anche il fatto che la commissione di Valutazione d’impatto ambientale (Via) nelle scorse settimane ha dato luce verde con 62 prescrizioni. Non solo. L’esposto è stato presentato all’Agcm anche «per documentate perplessità sulla trasparenza e la sostenibilità economica dell’opera, aggravate dall’assenza di chiare stime sui costi di mantenimento del Ponte; per il contrasto tra bando di gara e l’avvio dei lavori per “fasi di costruzione” previste da dl n. 89/2024; per l’incremento, contenuto nella legge di Bilancio in discussione, della dotazione finanziaria per il Ponte fino a 14,7 miliardi di euro, con una differenza tra la base d’asta del bando di gara iniziale e l’attuale ammontare dell’appalto di ben 10,8 miliardi di euro: per le modifiche alla compagine societaria di Eurolink e all’abuso di posizione dominante di Webuild nell’acquisto di quote di partecipazione; per la violazione delle regole di concorrenza e di mercato sull’affidamento di incarichi senza che gli affidamenti siano stati preceduti da manifestazioni pubbliche di interesse».
L’esposto è stato presentato prima che l’emendamento leghista venisse ridimensionato dal confronto parlamentare e quindi la cifra di 14,7 miliardi di euro non è più sul tavolo. Ma altri 1,4 miliardi in più per il Ponte Salvini li ha strappati. E, alla luce dei 13 miliardi di costi preventivati e delle procedure messe in campo dal governo, tutte le argomentazioni dell’esposto e il monito lanciato dall’Anac restano in campo.