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Incendi in Sardegna e non solo: Ispra, quest'anno in Italia sono bruciati 59mila ettari

I geologi di Sigea chiedono «una legislazione di contrasto agli interessi economici ed edilizi in tali aree molto più efficace dell'attuale»
 |  Scienza e tecnologie

Negli ultimi giorni la Sardegna è stata assediata dagli incendi, con le fiamme che hanno divorato circa 30 ettari dell’isola, in larga parte (23 ettari) foreste di macchia mediterranea e boscaglie di leccio.

Ma si tratta solo di una piccola parte del territorio andato in fumo quest’anno lungo lo Stivale, stimato da Ispra al 7 agosto in più di 59mila ettari, oltre 9.400 dei quali di foreste.

«Il 93% delle aree bruciate fino ad oggi – dettagliano dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – risultano in Sicilia (75%) e in Calabria (18%). La provincia di Palermo risulta la più impattata (oltre 15500 ha, di cui il 20% foreste), a seguire la provincia di Reggio Calabria (8500 ha, il 18% di foreste), la provincia di Messina (5200 ha, il 19% di foreste) e la provincia di Siracusa (4200 ha, il 24% foreste)».

I numerosi incendi che hanno interessato la Sardegna negli ultimi giorni, invece, hanno avuto un impatto «relativamente limitato» sugli ecosistemi forestali. Anche se questo, ovviamente, non sminuisce il problema.

«Gli incendi attuali in Sardegna – commenta la geologa Laura Cadeddu , presidente della Società italiana di geologia ambientale (Sigea) sull’isola – sono verosimilmente una manifestazione di appetiti e interessi criminali, come dimostra il fatto che sono tutti, o per la maggior parte, sia lungo le coste o nelle aree interne, localizzati in settori di elevato valore ambientale e paesaggistico sottoposti a tutela e vincoli, come le zone umide e stagnali di Posada parte anche del Parco regionale di Tepilora, aree boscate del Parco regionale dei Sette Fratelli, del Parco del Molentargius. In altri tempi e in altre zone avremo potuto pensare a piccoli interessi locali di allevatori e agricoltori».

In questo tempo, invece, i sospetti si indirizzano altrove, con Cadeddu a chiedere «un controllo capillare del territorio e una legislazione di contrasto agli interessi economici ed edilizi in tali aree molto più efficace dell'attuale».

Redazione Greenreport

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