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Funghi medicinali, grandi potenzialità ma occorrono maggiori controlli su quelli commercializzati

Università di Pisa: «La nostra ricerca ha messo in evidenza la necessità di una regolamentazione internazionale aggiornata e condivisa tra comunità scientifica ed enti di controllo»
 |  Scienza e tecnologie

L’impiego dei funghi può avere innumerevoli benefici per la salute umana, mettendo a disposizione un’ampia gamma di attività farmacologiche. Ma la prima indagine sulla qualità dei funghi medicinali commercializzati in Italia ha rivelato delle criticità sui micoterapici venduti sotto forma di integratori.

Lo studio, condotto dalle Università di Pisa, Bari, Bologna, Palermo e Torino insieme all’Azienda ospedaliera-universitaria pisana, ha sollevato l’allarme dopo aver analizzato 19 prodotti diversi.

Alcuni preparati infatti contenevano una specie fungina diversa da quella indicata in etichetta; altri erano contaminati da micotossine con livelli superiori a quelli di legge; in altri casi, micoterapici della stessa tipologia hanno rivelato una concentrazione di principi attivi molto diversa, compromettendo l’efficacia terapeutica dei prodotti.

«La maggior parte dei problemi riscontrati sono riconducibili al fatto che la coltivazione industriale di questi funghi con proprietà farmacologiche avviene in aree geografiche, come ad esempio la Cina, ancora caratterizzate da basso livello di qualità nei processi manifatturieri – spiega Cristina Nali dell’Università di Pisa – e tuttavia anche il controllo esercitato dagli importatori europei non appare del tutto efficace».

Si tratta di un curioso contrappasso, dato che la micoterapia è una branca della fitoterapia, nata proprio in Cina, che consiste nel prevenire e curare diversi disturbi tramite l’utilizzo dei funghi macroscopici.

I funghi sono utilizzati da millenni, ma solo negli ultimi decenni la letteratura scientifica ne ha avvalorato le incredibili proprietà. Un tema che a Pisa viene seguito molto da vicino, come testimonia il II Congresso nazionale della Società italiana funghi medicinali (Sifm), condotto nella città della Torre pendente lo scorso novembre.

Qualche esempio di rilievo? L’utilizzo sapiente e giudizioso dei funghi medicinali, in combinazione con farmaci chemioterapici, crea un “valore aggiunto” alla terapia stessa, così come sono numerose le evidenze relative alla diminuzione degli effetti collaterali indotti dai farmaci chemioterapici; una migliore qualità di vita e sopravvivenza nei pazienti oncologici; una minor tossicità e una maggiore efficacia della chemioterapia; un miglioramento della neuropatia; il tutto accompagnato da una migliore compliance dei pazienti. Più in generale, i funghi sono capaci di potenziare e accompagnare l’effetto di alcuni farmaci e rafforzare le parti indebolite dell’organismo.

Senza dimenticare le assai promettenti frontiere delle terapie psichedeliche, che in molti casi attingono a molecole psicoattive (come psilocibina e psilocina) contenute in alcune tipologie di funghi per rafforzare la psicoterapia contro disturbi in crescita come depressione.

Viste anche le grandi potenzialità delle terapie che impiegano funghi, il nuovo studio pubblicato su Nutrients suggerisce la necessità parallela di rafforzare i controlli sul relativo mercato.

«In definitiva – conclude Nali – la nostra ricerca ha messo in evidenza la necessità di una regolamentazione internazionale aggiornata e condivisa tra comunità scientifica ed enti di controllo, basata anche su opportuni programmi di monitoraggio della qualità dei materiali reperibili sul mercato. Il tutto al fine di proteggere la salute del consumatore e dare vita a forme di commercio strettamente vigilate».

Redazione Greenreport

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