
Malaria, i ricercatori dell’Università di Pisa al lavoro per migliorare le diagnosi in Sud Sudan

Nel solo 2020 la pandemia Covid-19 non solo ha mietuto direttamente circa 3 milioni di vite, ma ha anche contribuito ad accrescere l’impatto di altre malattie come la malaria, che nello stesso anno ha provocato 627mila decessi, il 96% dei quali nell’Africa sub-sahariana: qui, nell’80% dei casi a morire di malaria sono bambini di età inferiore ai cinque anni.
Per contribuire a migliorare la situazione, il gruppo di ricerca di parassitologia umana dell'Università di Pisa ha appena concluso una missione in Sud Sudan nell’ambito del progetto “Potenziamento della risposta alla malaria in Sud Sudan attraverso il miglioramento di accesso, utilizzo e qualità dei servizi preventivi, diagnostici, curativi e loro integrazione sui tre livelli del sistema sanitario dello Stato di Amadi” coordinato da Medici con l’Africa in collaborazione con il ministero della Salute del Sud Sudan, e finanziato dall’Agenzia italiana di cooperazione allo sviluppo nel quadro del technical support spending al Fondo globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria.
In particolare, la componente di ricerca operativa condotta dall’Università di Pisa mira al miglioramento della diagnosi di malaria.
Nel corso della missione è stato avviato uno studio epidemiologico che durerà fino a giugno 2022 e riguarderà i bambini al di sotto di cinque anni di età e le donne in gravidanza, i gruppi di popolazione maggiormente a rischio di contrarre e sviluppare forme gravi della malattia. Allo stesso tempo sono stati svolti corsi di formazione che hanno interessato il personale di laboratorio e dei servizi ambulatoriali, oltre a fornire supporto alla distribuzione e messa in uso degli equipaggiamenti.
«Lo studio – spiega l’Università di Pisa – permetterà di conoscere la prevalenza della malaria nei due gruppi di popolazione sopra menzionati in diverse aree dello stato e in periodi dell’anno a diversa intensità della trasmissione. La raccolta di campioni di sangue su carta da filtro (Dried Blood Spot) consentirà l’analisi del genoma di Plasmodium falciparum, il parassita che causa il maggior numero di casi di malaria, attraverso metodi di Next Generation Sequencing, in collaborazione con il Wellcome Sanger Institute e il progetto SpotMalaria del Malaria Genomic Epidemiology Network. Da questa analisi sarà possibile rilevare l’eventuale delezione del gene codificante la Histidine Rich Protein, che causa risultati falsi negativi dei test antigenici, nonché la presenza di mutazioni che causano la resistenza del parassita ai principali farmaci antimalarici, come sulfadoxina e pirimetamina utilizzati per la prevenzione della malaria durante la gravidanza (Intermittent Preventive Treament in pregnancy, IPTp), e artemisinina, utilizzato in combinazione con altri farmaci (Arthemisinin Combination Therapies, ACT) per il trattamento della malaria semplice e come monoterapia per la malaria grave».
