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Quattro diversi "immaginari socio-psichedelici" per l'Unione europea

Schwarz-Plaschg: «Qualsiasi contesto d’uso che garantisca la qualità delle sostanze, nonché l’adeguatezza della preparazione e gli opportuni orientamenti, oltre all’integrazione delle esperienze psichedeliche, potrebbe in via di principio risultare vantaggioso per la società»
 |  Scienza e tecnologie

Si è recentemente concluso il progetto di ricerca RedMedPsy, finanziato dai fondi Horizon 2020, con cui anche l’Unione europea entra di diritto – sebbene in punta di piedi – nel fervente mondo del “Rinascimento psichedelico” che ormai da anni sta riabilitando l’uso delle sostanze enteogene nel mondo accademico e non solo.

Il progetto ReMedPsy parte da un interrogativo ambizioso: come possiamo creare le condizioni più adatte in Europa per sfruttare il potenziale delle sostanze psichedeliche, riducendo al minimo i rischi legati al loro utilizzo? Gli usi medici hanno costituito il punto di partenza del progetto, che è stato intrapreso con il sostegno del programma di azioni Marie Skłodowska-Curie: in qualità di membro di un gruppo di lavoro del Radcliffe Institute di Harvard, ReMedPsy ha contribuito a sviluppare un’agenda per la ricerca sulla terapia assistita da psichedelici in pazienti affetti da gravi malattie.

«La psicoterapia assistita da psichedelici rappresenta una notevole opportunità nel campo della salute pubblica per affrontare tipologie di malattie mentali che vanno dalla sindrome da stress postraumatico all’ansia, passando per la depressione e la dipendenza», spiega la ricercatrice principale Claudia Schwarz-Plaschg, attiva presso l’Università di Vienna, l’organizzazione che ha ospitato il progetto.

Come riassumono da Cordis, il bollettino scientifico dell’Ue, l’ambito del progetto si è poi esteso al di là delle applicazioni mediche, andando a individuare quattro percorsi per sfruttare i benefici sociali apportati dagli psichedelici, indicati con l’espressione “immaginari socio-psichedelici”.

«Queste visioni collettive sono predisposte in modo da rendere possibile una reintegrazione responsabile e conforme alla legge delle sostanze psichedeliche nella società», spiega Schwarz-Plaschg. Più nel dettaglio, l’immaginario della “biomedicalizzazione” è volto a rendere le sostanze psichedeliche accessibili dal punto di vista legale mediante sistemi regolamentati a livello statale per usi medici; quello della “depenalizzazione” ipotizza una società in cui gli psichedelici esistenti in natura (e in una certa misura quelli sintetici) non siano più attivamente perseguibili dalla legge; l’immaginario della “legalizzazione” si spinge oltre, delineando un utilizzo personale o di gruppo in contesti regolamentati e autorizzati al di fuori del sistema biomedico; infine, l’immaginario “rituale” si propone di inquadrare in maniera nuova determinati psichedelici in qualità di sacramenti religiosi.

Le conclusioni dello studio sono che i responsabili decisionali europei farebbero bene a incrementare i finanziamenti ed eliminare gli ostacoli a livello normativo per realizzare la ricerca multidisciplinare necessaria all’acquisizione di una completa comprensione di questi effetti.

«Esistono esempi concreti di iniziative, politiche e legislazioni guidate da ciascuno di questi “immaginari” – conclude Schwarz-Plaschg – Qualsiasi contesto d’uso che garantisca la qualità delle sostanze, nonché l’adeguatezza della preparazione e gli opportuni orientamenti, oltre all’integrazione delle esperienze psichedeliche, potrebbe in via di principio risultare vantaggioso per la società».

Aprendo nuovi scenari anche per quanto riguarda un modello di sviluppo più sostenibile, tornando a connettere in profondità la dimensione umana con quella naturale. Un senso di “connessione” che gli psichedelici hanno già dimostrato di saper alimentare in modo deciso, come documentano non solo fonti tradizionali ma ormai anche studi condotti presso prestigiosi enti di ricerca, come l’Imperial College di Londra.

Redazione Greenreport

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