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I fiumi devono rinaturalizzarsi e le città essere deimpermeabilizzate

Associazione Italiana di Ingegneria Naturalistica: non c'è più tempo e spazio per tombare i fiumi e costruire nelle fasce fluviali
 |  Prevenzione rischi naturali

Secondo Federico Preti, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Ingegneria Naturalistica (AIPIN) e docente di Idraulica presso all’università di Firenze, «Gli effetti del Cambiamento Climatico hanno già accorciato i tempi e le distanze. La devastante alluvione di Valencia ha drammaticamente mostrato come l'urbanizzazione in aree a rischio non sia accettabile. I fiumi devono rinaturalizzarsi e le città devono essere deimpermeabilizzate. Ce lo chiede l 'Europa con la Restoration Law. Non é solo per recuperare Capitale Naturale ma è necessario per la Protezione Civile. Anche i numeri dell'alluvione di Giarre ci mostrano che non c'è più tempo e spazio per tombare i fiumi e costruire nelle fasce fluviali».
E proprio su quanto successo a Giarre interviene Gianluigi Pirrera, docente di Ingegneria Idraulica all’università di Palermo, già consulente Onu e attuale vice presidente nazionale dell’ AIPIN, che sottolinea: «Oltre 500 mm di pioggia in 6 ore corrisponderebbero a tempi di ritorno eccessivi per l'ingegneria convenzionale. L'idraulica deve cambiare paradigma, divenire naturalistica e aprirsi a soluzioni basate sulla natura. I fiumi vanno liberati le piene devono potere essere limitate accogliendone una parte a monte dei centri abitati con vasche di espansione e ancora più monte nel bacino idrografico trattenendo e rallentando l'acqua con la laminaziine diffusa tramite le sistemazioni idraulico agrarie e forestali. Le pavimentazioni drenanti devono essere la norma per le autostrade anche per favorire il transito dei mezzi di soccorso. Non deve potersi ripetere che l’ autostrada Catania-Messina resti chiusa per tante ore durante l'evento di Giarre, con me testimone di cosa stesse accadendo. E questo mentre, a 30 km di distanza, l'Alcantara è ancora a secco, come la maggior parte delle dighe siciliane. Anche lì si pone la necessità di cambiare le logiche dei tempi di ritorno finora considerati. Vanno studiate meglio le portate di magra per permettere deflussi ecologici minimali ma vitali per la fauna e la flora acquatica. Perché lo strabismo del Cambiamento Climatico con desertificazione e alluvioni a così breve distanza non è più accettabile. Dobbiamo reagire con interventi NbS, a partire da depavimentazioni e deimpermeabilizzazioni del territorio sistematiche. Sennò i tempi e le risorse della Protezione Civile non saranno mai più bastevoli».

Redazione Greenreport

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