Sulle rinnovabili il mondo corre mentre in Italia «l’attuale quadro normativo frena la crescita»
Un anno dopo l’altro la crescita vorticosa delle energie rinnovabili in corso a livello globale porta l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ad aggiornare al rialzo le proprie previsioni, che oggi informano come nel 2030 la metà di tutta l’elettricità prodotta sarà da fonte rinnovabile.
L’Italia invece si muove a passo di gambero. Da inizio anno a fine agosto sono stati installati 4,8 GW di nuovi impianti, troppo poco per raggiungere sia gli obiettivi di decarbonizzazione indicati dal Governo nel Pniec (63% della domanda coperta da rinnovabili al 2030) sia i più ambiziosi indicati dalla Confindustria di Elettricità futura (75%, il che significherebbe installare +12 GW di rinnovabili l’anno) partendo dal 36,8% attuale. E la situazione sembra destinata a peggiorare.
«L’attuale quadro normativo rischia di rendere gli iter autorizzativi ancora più lunghi e complessi con un conseguente rallentamento degli investimenti e ripercussioni sulla capacità installata che diventeranno evidenti a partire dal 2026».
È quanto emerso stamani a Roma dall’Italian renewables investment forum 2024, l’evento organizzato da Green Horse Advisory e Althesys al Museo Maxxi per raccogliere i maggiori investitori nazionali e internazionali del mondo delle rinnovabili.
«Gli investitori nostri clienti ci hanno confermato un forte interesse a investire nel nostro Paese, a condizione che il contesto normativo consenta investimenti a lungo termine basati su regole chiare e coerenti. Modifiche del quadro regolatorio di riferimento in parte retroattive e non coerenti con l’assetto normativo e l’indirizzo tracciato negli ultimi anni minano la credibilità del nostro Paese», sottolinea nel merito Carlo Montella, co-fondatore di Green Horse Advisory.
Qualche esempio? Sul fronte autorizzativo (permitting), il settore si trova in una situazione di “attesa” sia per capire come si muoveranno le Regioni nell’attuazione del decreto Aree idonee, sia per valutare quale sarà il destino del solare a seguito dei divieti introdotti dal decreto Agricoltura. Gli investitori internazionali stanno guardando all’Italia con grande attenzione e si aspettano segnali positivi dal Governo il prima possibile. È urgente anche l’attenzione verso i prezzi: l’Italia è il paese dove l’energia costa di più in Europa, conseguenza dell’elevata dipendenza dal gas. Da più parti è stato evidenziato come un deciso aumento delle rinnovabili nel mix energetico italiano sia la risposta più adeguata perché questo primato negativo si riduca, a beneficio del sistema industriale e dei privati cittadini.
Il settore soffre per la mancanza di un contesto regolatorio stabile nel tempo e coerente con la strategia energetica nazionale, a partire dagli obiettivi che l’Italia si è impegnata a raggiungere entro il 2030.
I decreti Agricoltura e Aree idonee, tanto attesi, ora rischiano di rallentare – se non bloccare – le installazioni (soprattutto il fotovoltaico), mentre i provvedimenti che potrebbero favorirle sono ancora in fase di definizione. Ritardi permangono anche sull’avvio del decreto Fer X che è ancora oggetto di confronto con Bruxelles. È inoltre in discussione anche il Testo unico sulle rinnovabili, concepito per mettere ordine nei processi autorizzativi ma che sembra lontano da riuscire a semplificare gli iter.
Le uniche note positive – è emerso dai lavori – riguardano la pubblicazione dello schema di incentivazione Fer 2 per le rinnovabili innovative (e di cui si aspettano le regole operative del Gse) e l’impugnazione da parte del governo della moratoria della regione Sardegna che ha sospeso per 18 mesi i processi di autorizzazione e fermato la costruzione di impianti già avviati. Troppo poco per poter pensare di dare lo slancio necessario alle rinnovabili.
«Tra gli elementi da sottolineare – conclude Alessandro Marangoni, ceo di Althesys – c’è sicuramente il crescente interesse proveniente da molti player anche internazionali per progetti di accumulo, ma anche lo sviluppo dell’eolico offshore. Restano però sul futuro del settore una serie di incognite che influenzeranno le scelte degli investitori: il ridimensionamento sensibile dei prezzi elettrici in Europa, dopo due anni di picchi; la tenuta della capacità della rete, sottoposta a carichi crescenti anche a causa della cattiva distribuzione regionale sbilanciata al Sud; infine, il Governo ha annunciato il ritorno del nucleare, ovviamente di nuova generazione, una tecnologia che potenzialmente potrebbe condizionare lo scenario energetico del prossimo decennio e drenare in futuro risorse previste per le rinnovabili».
A preoccupare, più che l’arrivo di nuove centrali nucleari di “nuova generazione” – che di fatto ad oggi non esistono – è il ritorno dell’eterna attesa del nucleare; una fonte energetica in declino, la più lenta e costosa disponibile per decarbonizzare, su cui il Governo punta solo per alimentare inazione e attendismo sul fronte delle rinnovabili, a tutto vantaggio delle energie fossili.