Per i suoi primi 25 anni, dal Kyoto club nuove prospettive per il Green deal
Il Kyoto club sta festeggiando oggi a Roma il suo primo quarto di secolo di vita, con lo stile che l’ha sempre caratterizzato: elaborare proposte concrete per quella che oggi si chiama transizione ecologica, incarnata dal Green deal europeo.
«Davanti a noi abbiamo una sfida – argomenta l'ormai ex presidente Catia Bastioli, con Letizia Magaldi eletta alla presidenza al termine dell'assemblea odierna – la transizione dell’attuale modello economico ad alta intensità di risorse verso un modello di sviluppo efficiente, rigenerativo, incentrato sulla decarbonizzazione dell’economia e la bioeconomia circolare. Solo vincendo questa sfida sarà possibile un’economia che crei di più con meno risorse e una società resiliente. Insieme a tecnologie, risorse e strumenti adeguati, abbiamo bisogno di un progetto comune, in grado di includere le diversità e di superare le divisioni. Questo cambio di mindset è essenziale ora».
Eppure le resistenze in Italia non mancano, a partire dalla direttiva Epbd per l’efficientamento energetico degli edifici – la cosiddetta Case verdi –, che è stata adottata dal Consiglio Ue nonostante la feroce opposizione del Governo Meloni.
L’esecutivo l’ha presentata come una eco-patrimoniale, quando in realtà è la chiamata per una politica pubblica in grado di tagliare le bollette dei cittadini.
«Siamo in un periodo decisivo per il futuro della nostra economia e delle nostre imprese. La transizione ambientale e la decarbonizzazione non sono solamente una necessità per la salvaguardia dell'ambiente, ma rappresentano una straordinaria opportunità per trasformare e rendere più competitive le nostre filiere produttive – argomenta Lara Ponti, vicepresidente per la Transizione ambientale di Confindustria – Tuttavia, Confindustria ha stimato che solamente il pacchetto Fit-For-55 richiederà investimenti da qui al 2030 pari a circa 1.100 miliardi di euro. Si tratta di una sfida complessa ma che l'Europa non può lasciarsi sfuggire se vuole mantenere la leadership industriale».
Servono dunque risorse, e le idee su dove trovarle perseguendo la giustizia sociale oltre che la transizione ecologica non mancano. Il G20, ad esempio, ha appena promosso uno studio che punta a introdurre una tassa globale sui patrimoni dei super ricchi – ovvero con patrimoni dai 100 milioni di dollari in su – che raccoglierebbe un minimo di 200 miliardi di euro l’anno a livello globale.
Sulla stessa linea l’iniziativa dei cittadini europei (Ice) Tax the rich, che propone di applicare una piccola aliquota (1-3%) sui patrimoni superiori a 5,4 mln di euro per ricavare almeno 14,5 mld di euro l’anno nella sola Italia. E il 79% dei 200 milionari italiani intervistati è d’accordo con la proposta, così come gli oltre 130 economisti italiani di spicco che la sostengono.
Anche lo studio della Banca d’Italia prodotto in risposta alla domanda “chi paga?” la direttiva Case verdi e il documento elaborato nell’ambito del progetto #Per un salto di classe, indicano nell’efficientamento degli edifici un tassello indispensabile del Green deal. Il Politecnico di Milano stima serviranno 180 miliardi di euro all’Italia: troppi? In realtà è «una cifra comparabile con quanto è stato speso nell’ultimo triennio tra superbonus, ecobonus e bonus casa».
Per dare serietà e consistenza agli orizzonti della transizione ecologica, anche il Kyoto Club col suo Gruppo di lavoro efficienza energetica e trasformazione digitale, elaborato il “Position paper di Kyoto club per un’Italia verde e competitiva”.
«Ci piacerebbe che questo documento diventasse uno strumento agile per accompagnare le opportunità di innovazione legate al Pnrr, al RePowerEu e al recepimento della direttiva Epbd con posizioni chiare e proposte operative – commenta Laura Bruni, coordinatrice del Gruppo di lavoro direttrice Affari istituzionali di Schneider Electric – Ci auguriamo che questo position paper stimoli incontri politico-istituzionali e tavoli tematici, ma anche la replicabilità di esperienze a beneficio di cittadini, imprese, comunità».
«Le fonti rinnovabili, grazie alla rapida riduzione dei costi, stanno vivendo una crescita rapidissima a livello mondiale – conclude nel merito il direttore scientifico del Kyoto club, Gianni Silvestrini – Nel 2023 sono stati installati 510 GW con un incremento del 50%, il maggiore tasso di crescita degli ultimi vent'anni. Anche l'Italia, dopo una lunga fase di stasi, negli ultimi due anni aveva ricominciato a correre. Alcuni recenti provvedimenti rischiano però di ostacolare questa ripresa. Noi auspichiamo, invece, che il contributo dell'energia pulita acceleri, consentendo così di ridurre le importazioni di metano, oltre ad avvantaggiare imprese e famiglie. E, ovviamente, contribuendo a contrastare un'emergenza climatica che sta colpendo pesantemente anche il nostro Paese».