Case verdi, per adeguarsi alla nuova direttiva Ue all’Italia servono 180 miliardi di euro
La lotta alla crisi climatica non può non passare dalle case: secondo le stime Ue gli edifici sono responsabili del 40% del consumo finale dell’energia e di circa il 36% delle emissioni di gas serra.
Un problema che la nuova direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (Epbd), la cosiddetta direttiva Case verdi, cerca di trasformare in opportunità.
A quantificarla ci ha pensato oggi Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, presentando l’Energy Efficiency Report 2024.
Circa 180 miliardi di euro: tanto costerebbe all’Italia in termini d’investimenti, adeguarsi alla direttiva Case verdi una volta recepita.
«Una cifra comparabile con quanto è stato speso nell’ultimo triennio tra superbonus, ecobonus e bonus casa – evidenziano dall’E&S – ma che per essere efficace dovrebbe essere “spalmata” su un numero davvero molto più ampio di edifici, in particolare quelli nelle peggiori condizioni appartenenti alla classe G, che sono circa 5 milioni (il 40% dell’intero parco immobiliare italiano) e andrebbero adeguati per quasi la metà».
La direttiva Case verdi definisce i requisiti e i target da conseguire entro il 2030 per immobili residenziali e non, nuovi e ristrutturati. La direttiva non impone obblighi specifici per i singoli proprietari di immobili, ma chiede agli Stati membri – Italia compresa – di fare un piano di ristrutturazione edilizia, accompagnato da sussidi e aiuti.
L’obiettivo è ridurre il consumo di energia primaria per gli edifici a uso abitativo del 16% rispetto al 2020, quindi di 6,32 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, passando da 39,49 Mtep a 33,17) e ben il 55% di questo risparmio (3,46 Mtep) dovrebbe riguardare gli immobili di classe G, che sarebbero da efficientare almeno per il 43%, in metratura o in numero di edifici.
Un intervento che costerebbe tra i 93 e i 103 miliardi di euro, stando all’analisi contenuta nell’ultimo Energy Efficiency Report 2024, a cui ne andrebbero aggiunti circa altri 80 per coprire il restante 45% dell'obiettivo, intervenendo sugli edifici delle altre classi energetiche. Il conto complessivo si attesterebbe così attorno ai 180 miliardi di euro (tra 169 e 187).
«A differenza di quanto fatto nel recente passato bisognerà intervenire in maniera molto più estensiva sul territorio in termini di numero di edifici – commenta Vittorio Chiesa, direttore di E&S – sempre che il comparto dell’edilizia possa gestire un numero enorme di cantieri in così pochi anni e anche che i prodotti e i materiali siano disponibili, e a un prezzo in linea con quanto previsto dalle stime. Parte di queste risorse potrebbe (o dovrebbe) arrivare da un nuovo grande piano di finanziamenti europei, ma non basta, occorre una pianificazione attenta e la messa a punto di strumenti di supporto alla riqualificazione energetica degli edifici che oggi non è parte della nostra agenda politica. Senza interventi sul patrimonio edilizio - va ricordato - gli obiettivi di decarbonizzazione del Paese non saranno mai raggiunti e quindi l’Italia dovrà comunque dotarsi delle risorse necessarie per effettuare quegli investimenti».
Si tratta di un obiettivo a portata di mano. Nel solo 2023 gli investimenti in efficienza energetica in Italia sono stati pari a circa 85-95 miliardi di euro, trainati dal settore residenziale, che con l’effetto del Superbonus ha fatto la parte del leone (55-59 miliardi di euro, il triplo dei 20 miliardi scarsi spesi nel 2022), e dal terziario (25-29 miliardi).
Adesso però che tutte le forme di “bonus” sono uscite di scena o sono state drasticamente ridimensionate «il quadro è piuttosto complesso e incerto», come sottolinea il vicedirettore di E&S Federico Frattini. A sciogliere il nodo dovrà dunque essere il Governo a partire dal nuovo Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), anche se le premesse sono tutt’altro che buone: secondo il ministro Giorgetti infatti il tema è “chi paga”, senza domandarsi però chi paga adesso le carissime bollette energetiche per riscaldare e raffrescare le case italiane affidandosi a combustibili fossili come il gas.