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Una vera e propria esecuzione per l’Orso del Parco Nazionale d’Abruzzo. Wwf: «Inaccettabile. Intervenga Letta»

Legambiente: «A rischio una delle specie più preziose e importanti del Parco»
 |  Natura e biodiversità

Si è trattata di un’altra morte brutale quella dell’orso bruno maschio trovato morto nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise: dall’esame effettuato ieri dal dipartimento di Scienze biomediche della Facoltà di veterinaria dell'università di Teramo è emerso che il decesso dell’animale è dovuto a due diversi fucili, più un arma caricata a pallettoni: una chiara esecuzione che riapre lo scottante tema del bracconaggio e della sicurezza di una specie, quella dell’orso bruno marsicano, la cui conservazione è ritenuta “in pericolo critico” sia a livello nazionale che internazionale.

Dopo la conferma dell’uccisione da parte di una banda di bracconieri interviene il Wwf: «È inaccettabile che nel 2013 si spari ad un Orso bruno marsicano, specie protetta a livello europeo che vive negli Appennini in poche decine di esemplari. Ed è ancora più inaccettabile che questo avvenga all’interno di un’area naturale protetta come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise».

Dante Caserta, Presidente del Wwf si rivolge direttamente al presidente del Consiglio Enrico Letta chiedendo al governo di «intervenire urgentemente per tutelare  un patrimonio di inestimabile valore, creando un coordinamento con i Ministri competenti per indagare velocemente e con efficacia sui colpevoli di questo gravissimo reato, con l’aiuto dei nuclei investigativi del Corpo Forestale. Questo reato non può essere lasciato impunito così come i numerosi casi già avvenuti negli anni passati».

«Ricordiamo tutti la morte dell’Orso Bernardo e di altri due orsi nell’autunno del 2007 - aggiunge Caserta - una strage rimasta senza colpevoli. Così come ad oggi è rimasto impunito l’avvelenamento di numerosi animali degli anni passati fino a quelli dei mesi scorsi. Ci vuole una pronta risposta da chi è chiamato a indagare: questa volta vogliamo meno chiacchiere e più fatti concreti. Chiediamo anche che si intervenga per aumentare i controlli sull’allevamento zootecnico sempre più invasivo e incontrollato, in particolare cavalli e bovini, che sta assediando il cuore delle aree protette, con animali tenuti al pascolo brado che possono essere portatori di malattie infettive che facilmente possono attaccare gli animali selvatici e quindi l’orso, già pesantemente minacciato da bracconaggio e riduzione degli habitat. Così come chiediamo di limitare l’accesso alle tante strade di penetrazione in montagna solo a coloro che hanno reali motivi per percorrerle».

Il Parco Nazionale ha recentemente pubblicato l’elenco degli orsi morti e ben 18 dal 1971 sono stati ammazzati a fucilate, mentre tanti altri sono morti per lacci e bocconi avvelenati. Senza contare i plantigradi morti per incidenti stradali. «La situazione è quindi gravissima – dicono al Wwf - ed occorre l’impegno di tutte le Istituzioni presenti per mettere un freno a questi fenomeni e preservare questa specie dall’estinzione».

Il Panda ricorda che alla conservazione dell’Orso bruno in Italia è dedicato il progetto Life “Conservazione dell'Orso bruno: azioni coordinate per l'areale alpino e appenninico”: «Si tratta di un’iniziativa volta a favorire la tutela delle popolazioni di Orso bruno delle Alpi e degli Appennini e a sostenerne l’espansione numerica, attraverso l’adozione di misure gestionali compatibili con la presenza del plantigrado, la riduzione dei conflitti con le attività antropiche, l’informazione e la sensibilizzazione dei principali portatori di interesse». Sempre alla tutela dell’Orso in Appennino è dedicato il Patto per la tutela dell’orso marsicano (Patom).

Ma Caserta sottolinea che «tutte queste importanti iniziative, però, non servono a nulla se continueremo a permettere a coloro che vogliono distruggere gli orsi di agire impunemente».

Anche per  Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, «è assolutamente necessario che le autorità, in modo deciso e coordinato, mettano in campo tutte le misure necessarie per fermare la strage di fauna selvatica nel territorio del Parco. In questi ultimi mesi, infatti, sono stati diversi gli animali uccisi, dagli orsi ai lupi, e quasi mai sono stati rintracciati e puniti i colpevoli. È inaccettabile che si continuino a verificare questi episodi che mettono a rischio una delle specie più importanti e preziose del nostro Paese».

Redazione Greenreport

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