Incendi a Roma, il Wwf: «Fiamme negli spazi liberi dal cemento, c’è chi sfrutta la siccità a proprio favore»
Prima la Riserva naturale regionale di Monte Mario, a fine luglio, poi il Pratone di Torre spaccata e anche l’Oasi urbana del Tevere, nei giorni scorsi. A Roma sono andate a fuoco aree naturali tanto preziose quanto, evidentemente, non adeguatamente tutelate e messe in sicurezza. Se il primo di questi incendi ha destato particolare clamore per la prossimità ad alcuni edifici, e in particolare agli uffici e studi Rai di Viale Mazzini, sugli altri grandi e piccoli incendi divampati nella Capitale in questa torrida estate non c’è stata altrettanta attenzione. E questo è un grave errore, denunciano le associazioni ambientaliste impegnate nella protezione del verde urbano e più in generale delle riserve naturali e delle altre aree deputate alla protezione della biodiversità.
«Le Aree naturali protette - dichiara Raniero Maggini, presidente del Wwf Roma e Area metropolitana - da tempo hanno perso l’attenzione che meritano da parte della politica. Mancano investimenti nel controllo del territorio che consentano al personale del Sistema parchi e riserve del Lazio di intervenire tempestivamente nello spegnimento anche dei primi focolai. Si tratta di personale competente, che ha una puntuale conoscenza del territorio e che d’intesa con Vigili del fuoco e Protezione pivile potrebbe favorire maggiore efficacia nell’azione contro il fuoco».
Le fiamme, negli ultimi giorni, hanno colpito anche il Pratone di Torre spaccata, che i cittadini da tempo - anche con il supporto del Wwf Roma e Area metropolitana e altre associazioni - chiedono di preservare, di non sacrificare a nuovo consumo di suolo. Non a caso, già quando divampò l’incendio a Monte Mario, il Panda aveva denunciato il fatto che l’uomo è doppiamente colpevole, quando si verificano eventi come questi, per aver permesso l’innesco delle fiamme e per non aver adeguatamente protetto negli anni queste zone. «Chiediamo che il Pratone di Torre spaccata - spiega Maggini - venga rapidamente iscritto nel catasto delle aree percorse dal fuoco, che se ne dia comunicazione anche con apposita tabellazione e di dare tempo alla natura affinché riconquisti gli spazi stravolti dalle fiamme. Sarebbe interessante che l’Amministrazione, con la partecipazione dei cittadini, monitorasse l’evoluzione dell’area e con il loro aiuto intervenisse a contrastare la possibile diffusione di specie alloctone, nonché eventuali usi impropri del sito. Una sinergia che potrebbe generare anche occasioni di sensibilizzazione sull’accaduto e sugli auspici futuri».
L’incendio divampato in quella zona di Roma ha provocato gravi ustioni a un Vigile del fuoco e a tre operatori della Protezione civile impegnati nelle operazioni di spegnimento. Il Wwf esprime nei loro confronti un sincero ringraziamento, «questi esempi dovrebbero essere di grande insegnamento per prevenire situazioni sempre più frequenti e che sempre più frequenti saranno in futuro, a causa di siccità e temperature torride che favoriranno l’innesco delle fiamme da parte di criminali sempre attivi ai danni dei beni comuni, del patrimonio naturale». Da qui l’invito al Campidoglio a completare la rimozione dei rifiuti accumulati all’interno dell’Oasi urbana del Tevere, sul Lungotevere delle navi, dopo che la zona è stata interessata dall’abbattimento di numerosi alberi rimasti poi a lungo accatastati sotto le piante non toccate. Dice il presidente del Wwf Roma e Area metropolitana: «Non vorremmo vedere, anche in un luogo che avrebbe meritato adeguate misure di tutela, ma che la Regione Lazio non ha inteso riconoscere, diffondersi le fiamme, distruggendo quanto resta dopo i devastanti tagli operati dall’Amministrazione comunale. La Natura a Roma sembrerebbe ospite non gradito (diversamente da quanto manifestano i cittadini), da addomesticare a qualunque costo e forse, anche tale atteggiamento, rischia di creare un clima di confusione del quale chi “semina” fuoco potrebbe approfittarsi».