Incendio di Monte Mario, il Wwf: «L’uomo doppiamente colpevole». L’allarme dei medici Sima: «Salute a rischio»
Sono state spente le fiamme, ma non le polemiche per quel che è successo a Monte Mario, zona nord-ovest di Roma. E, soprattutto, non si spengono gli appelli rivolti alle autorità pubbliche a fare di più e meglio sul fronte della prevenzione, investendo maggiormente nelle misure antincendio e attuando seriamente politiche contro la crisi climatica. Incendi come quello che si è sviluppato nei giorni scorsi nella Capitale provocano danni incalcolabili e non può essere consentito che accadano. Un po’ perché, come denuncia il Wwf, «l’uomo è doppiamente colpevole» e un po’ perché, come evidenza la Società italiana di medicina ambientale (Sima), al di là della tragica perdita di verde e biodiversità, la stessa salute umana è messa seriamente a rischio da episodi del genere. Spiegano infatti gli esperti della Sima all’indomani dell’incendio: «Sono molti gli effetti sulla salute che possono avere gli incendi boschivi. Se poi questi sono localizzati in aree densamente popolate come è accaduto a Monte Mario ieri la situazione peggiora».
A parlare è Alessandro Miani, presidente della Sima, che sintetizza così le ragioni scientifiche alla base dell’allarme che viene lanciato: «Un albero nel corso della sua vita accumula tanta anidride carbonica, e nel momento in cui arde, la libera tutta improvvisamente, emettendo CO2 in atmosfera. Allo stesso tempo avviene anche la liberazione di polveri come Pm2.5, Pm10, che sono altamente tossiconocive e che possono creare in chi respira questi fumi forti irritazioni, asma, bronchiti o peggiorare patologie pre-esistenti». A questi effetti negativi prodotti dagli incendi boschivi si sommano i danni provocati da un fuoco che si sviluppa in ambiente urbano, com’è il caso della zona di Monte Mario. Spiega Miani: «Assieme ad alberi e sterpaglie, poi, possono bruciare rifiuti, plastiche e altri materiali che, incendiandosi, rilasciano diossina e altre sostanze nocive per l’uomo. Per questo è necessario incrementare la prevenzione e il controllo del territorio, anche attraverso il ricorso a sensori che rilevano nei parchi o nella aree verdi la presenza di fumi o improvvise impennate di calore in modo da consentire l’immediato intervento delle autorità preposte e contenere i danni ambientali e sanitari».
Le attività di prevenzione sono la precondizione per evitare che accadano fatti del genere. E, da questo punto di vista, per il Wwf le autorità pubbliche non stanno facendo tutto quanto in loro potere. A Roma come nel resto d’Italia. «Sono bastati pochi minuti perché le immagini delle fiamme sulla collina della Riserva Naturale di Monte Mario a Roma facessero il giro del web», scrive in una nota l’associazione ambientalista. «Un incendio boschivo così vicino a edifici ben conosciuti quale il Tribunale e la sede Rai di Via Teulada fa certamente clamore, soprattutto se per provocare tutto ciò è bastato il fornelletto di un accampamento abusivo (così pare dalle prime valutazioni). E per quanto urbano, tra i lecci e le sughere dei boschi di Monte Mario vivono ricci, istrici, moscardini, volpi, e uccelli quali nibbio, gheppio, il picchio rosso maggiore, l’allocco e la civetta. Solo qualche giorno prima, a pochi chilometri di distanza e per una causa analoga, una colonna di fumo aveva interessato alcuni quartieri a nord-est della Capitale, rendendone l’aria irrespirabile per diverse ore». Si è fatto il possibile per evitare ciò? No, dice il Wwf citando anche i recenti incendi sviluppatisi in Sardegna e gli altri oltre 600 registrati dall’inizio dell’anno. «L’uomo in realtà è doppiamente colpevole – denuncia l’associazione ambientalista – Oltre ad innescare l’incendio, l’altra nostra colpa è quella di non aver pianificato negli anni adeguati interventi di prevenzione degli incendi boschivi per rendere il paesaggio più resistente e resiliente, ad esempio gestendo in maniera responsabile il bosco e gli accumuli di combustibile vegetale nelle aree limitrofe agli insediamenti urbani, o intervento nella cosiddetta fascia urbano-rurale per creare fasce di protezione ai margini degli insediamenti urbani». Gli incendi boschivi, conclude il Wwf richiamando anche le Oasi colpite dal fuoco, «sono un fenomeno ecologicamente e socialmente complesso che va affrontato con un approccio olistico e “dal basso”, ovvero responsabilizzando e coinvolgendo nella prevenzione tutti coloro che vivono il territorio, nonché migliorando sinergia e dialogo fra tutti gli enti, settori e attori coinvolti nel problema a scala locale e nazionale. Solo in questo modo, possiamo cominciare a spegnere oggi gli incendi di domani».