Bruciati alle porte dell’oasi Wwf di Persano i rifiuti italiani illegalmente esportati in Tunisia
Il 30 luglio è scoppiato un incendio nel comprensorio militare di Persano, alle porte della vicina oasi gestita dal Wwf lungo il fiume Sele – dove è stato da poco confermato il grande ritorno della lontra –, adesso minacciata dai miasmi provenienti da circa 6mila tonnellate di rifiuti dati alle fiamme.
Si tratta delle ecoballe rientrate a Persano nel febbraio 2022, dopo essere state esportate illegalmente dal salernitano alla Tunisia, dove scatenarono le proteste degli ambientalisti e del Parlamento locale (oltre che di isolati deputati italiani ecologisti come l’ex presidente di Legambiente, Rossella Muroni, oggi alla guida di Nuove Ri-generazioni).
Tali rifiuti presero fuoco anche in Tunisia, prima di essere riportati nel salernitano. Secondo l’Accordo di programma approvato oltre due anni fa dalla Provincia di Salerno e dall’Ente d’ambito per il ciclo dei rifiuti sul territorio provinciale, i rifiuti avrebbero dovuto restare a Persano «per un periodo strettamente necessario alle operazioni di analisi, in vista del loro trasferimento presso impianti di trattamento finale fuori regione».
È finita diversamente, ma il problema di fondo è sempre quello: la scarsa disponibilità d’impianti di prossimità per il recupero e lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti, specie quelli non riciclabili meccanicamente, in ampie aree del Paese e del Mezzogiorno in particolare. Basti osservare, come certifica Ispra nel suo più recente rapporto nazionale sui rifiuti speciali, che l’export italiano è cresciuto del 24% nell’ultimo anno: si tratta soprattutto di “rifiuti da rifiuti”, inevitabili scarti dell’economia circolare.
«Nel cuore del Sele, un fiume che ha accolto il ritorno della lontra, simbolo di un ecosistema sano, si sta consumando oggi una tragedia ambientale – commenta il delegato Wwf per la Campania, Raffaele Lauria – Migliaia di tonnellate di rifiuti, accatastate a pochi passi dal corso d’acqua, stanno bruciando, inquinando l’aria, avvelenando le acque e minacciando terreni coltivati. Un disastro che mette a rischio la salute delle persone e di un intero ecosistema. In un’area protetta, dove la natura è tornata a prosperare, assistiamo attoniti a questa devastazione. Le fiamme minacciano non solo la biodiversità del fiume, ma anche la qualità della vita delle comunità locali. Esprimiamo la nostra vicinanza alle popolazioni colpite e a tutti coloro che stanno lavorando per spegnere l’incendio e mitigare i danni».