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Il governo Usa deve proteggere dalle trivellazioni offshore le rare balenottere di Rice, gli altri cetacei e le tartarughe marine

La Corte distrettuale del Maryland: la biological opinion del National Marine Fisheries Service non è adeguata a proteggere le specie
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

La Corte distrettuale degli Stati Uniti per il Maryland  ha respinto la biological opinion presentata dal National Marine Fisheries Service e che disciplina il modo in cui le specie marine in via di estinzione e minacciate dovrebbero essere protette dalle trivellazioni per l'estrazione di petrolio e gas al largo del Golfo del Messico.

Il National Marine Fisheries Service ha preparato la valutazione richiesta ai sensi dell'Endangered Species Act e la biological opinion. presentato nel 2020, è necessaria per garantire che l'esplorazione e la trivellazione di combustibili fossili nel Golfo del Messico  non mettano a repentaglio specie in via di estinzione e minacciate.

Chris Eaton, avvocato senior dell’Oceans Program di Earthjustice ha commentato: «La sentenza della corte afferma che il governo non può continuare a chiudere un occhio sui danni diffusi e persistenti che lo sviluppo di petrolio e gas offshore infligge alla fauna selvatica. Questa decisione significa che il Fisheries Service deve rispettare la legge per mettere in atto misure di salvaguardia significative per le specie marine più rare del Golfo».

Le tolleranze della biological opinion per i danni alle specie del Golfo erano sconcertanti: oltre alle morti delle balenottere di Rice del Golfo del Messico, il Fisheries Service affermava che le piattaforme petrolifere offshore avrebbero potuto uccidere ogni anno circa 13.000 tartarughe marine rare e danneggiarne decine di migliaia con la tecnica di ricerca sottomarina sismica dell’air, collisioni con navi e altri disturbi antropici. Il parere prevedeva che altre 21.500 tartarughe marine sarebbero state uccise o danneggiate dalle fuoriuscite di petrolio. Le licenze per l’estrazione di petrolio e gas potrebbero anche uccidere o danneggiare decine di capodogli in pericolo, mante, storioni del Golfo e squali pinna bianca oceanici.  E le associazioni ambientaliste sottolineano che «Anche questi numeri sbalorditivi hanno sottostimato il danno che le attività petrolifere e del gas comportano per le specie in pericolo del Golfo. Il parere biologico ha completamente ignorato la possibilità di un'altra catastrofica fuoriuscita di petrolio come quella della BP Deepwater Horizon, che ha ucciso o danneggiato gravemente più di 100.000 animali protetti dall'Endangered Species Act».  

Earthjustice ha intentato la  causa nel 2020 contestando la biological opinion per conto di Sierra Club, Center for Biological Diversity, Friends of the Earth e Turtle Island Restoration Network.  La 4 associazioni ambientaliste statunitensi hanno sostenuto che «Il parere biologico non valutava adeguatamente il potenziale di future fuoriuscite di petrolio nel Golfo del Messico e non richiedeva sufficienti misure di salvaguardia per balene, tartarughe marine e altre specie marine in pericolo e minacciate dalle operazioni di perforazione offshore industriali». 

La corte ha ritenuto che la biological opinion biologico violasse la legge in più modi: per esempio, presumeva erroneamente che una fuoriuscita di petrolio catastrofica come quella della BP Deepwater Horizon del 2010 non si sarebbe verificata nonostante l'analisi del Servizio stesso avesse rilevato che una fuoriuscita del genere era prevedibile. Presupponeva che le popolazioni di animali selvatici del Golfo non fossero state colpite dalla fuoriuscita della BP nonostante le prove contrarie. Non è riuscita a proteggere la balenottera di Rice  (Balaenoptera ricei ) del Golfo del Messico, una delle balene più rare al mondo, dall'estinzione a causa dell'attività petrolifera e del gas. E non aveva i meccanismi legalmente richiesti per monitorare i danni alle specie.

Le associazioni ambientaliste fanno notare che «In questo caso, era in gioco in particolare l'esistenza della balenottera di Rice del Golfo del Messico. E’ l'unica grande specie di balena che vive tutto l'anno nelle acque del Nord America. Ne esistono meno di 100. La causa principale dell'attuale situazione critica delle balenottere è lo sviluppo di petrolio e gas. La balenottera di Rice del Golfo del Messico ha perso circa il 20% della sua popolazione a seguito del disastro della fuoriuscita di petrolio della BP Deepwater Horizon del 2010. La pressione esercitata dall'industria petrolifera per trivellare più in profondità e più lontano dalla costa aumenta le possibilità di una fuoriuscita catastrofica». 

Devorah Ancel, avvocato senior di Sierra Club,  sottolinea che «La sentenza della corte richiede al National Marine Fisheries Service di correggere la sua analisi errata degli effetti dello sviluppo di combustibili fossili offshore sulle balene in via di estinzione, sulle tartarughe rare e sugli ecosistemi vitali del Golfo del Messico da cui dipende la sopravvivenza di queste specie. Ora l'agenzia ha la possibilità di ottenere la biological opinion corretta e valutare correttamente l'impatto devastante che le trivellazioni e le esplorazioni offshore hanno sulle specie marine protette in via di estinzione e minacciate del Golfo. Queste specie, tra cui la balenottera di Rice in pericolo critico, hanno bisogno di protezione dagli impatti  giornalieri e dai rischi catastrofici associati alle trivellazioni petrolifere offshore».

Dato che le balenottere di Rice passano diverso tempo a crogiolarsi vicino alla superficie, sono particolarmente a rischio di collisioni con le navi. Le assordanti esplosioni sottomarine degli air guns  sismici  per l'esplorazione dei combustibili fossili interferiscono con il sonar che le balene e altre creature marine utilizzano per comunicare, prendersi cura dei loro piccoli e trovare un compagno.

Kristen Monsell, direttrice legale per gli oceani del Center for Biological Diversity, ha commentato: «Che sollievo che la corte abbia riconosciuto la brutalità di aver permesso che migliaia di animali in via di estinzione venissero sacrificati all'industria petrolifera e del gas. Il governo federale ha il dovere e l'obbligo legale di proteggere la fauna selvatica in difficoltà come la balenottera di Rice del Golfo del Messico, non di dare il via libera alla loro scomparsa. Non vedo l'ora di leggere una nuova analisi che tenga conto di tutte le minacce delle trivellazioni offshore, non solo di quelle selezionate, e che difenda davvero la fauna selvatica e l'ecosistema del Golfo». 

Joanie Steinhaus, direttrice Oceano per Turtle Island Restoration Network, fa notare che «In parole povere, questa biological opinion avrebbe condannato all'estinzione le balenottere dui Rice del Golfo del Messico. La corte ha fatto la cosa giusta nel dire all'agenzia di fare meglio. Il recupero di queste balene e di altre specie è possibile finché ne miglioriamo le condizioni, e la responsabilità ricade sulle nostre azioni collettive». 

Per Hallie Templeton, direttore legale di Friends of the Earth, «La decisione della corte è una vittoria per la balenottera di Rice e per l'intero ecosistema del Golfo del Messico. Con meno di 100 individui rimasti, l'esistenza stessa della specie è in bilico. La nostra coalizione continuerà a sorvegliare i funzionari federali mentre rielaborano le loro analisi per rispettare pienamente i mandati federali e le protezioni per la fauna selvatica».

La corte ha consentito che l’attuale biological opinion resti operativa fino al q 20 dicemv bre 2024, per dare alle agenzie federali il tempo di preparare un nuovo parere biologico che fornisca le necessarie protezioni alle specie in pericolo. 

Eaton v conclude: «Il Fisheries Service ha l'opportunità nei prossimi quattro mesi di correggere i difetti della biological opinion e fornire alla balenotteraa di Rice e ad altre specie le protezioni di cui hanno bisogno per sopravvivere e prosperare. Se il Service fa bene il suo lavoro, il risultato finale sarà migliore per le comunità e le specie del Golfo».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.