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L’esercito svizzero vuole bonificare i laghi dove ha scaricato le munizioni inesplose

Concorso di idee per metodi ecologici e sicuri per il recupero delle munizioni dai laghi svizzeri
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Tra il 1918 e il 1964, l'esercito svizzero (armasuisse) scaricò migliaia di tonnellate di munizioni inesplose nei laghi alpini. Allora si riteneva che immergere gli armamenti fosse il modo più sicuro per smaltirli, perché l'acqua avrebbe assorbito eventuali esplosioni.

Armasuisse spiega che  quelle scaricate per 36 anni nei fondali dei laghi tra il 1918 e il 1964 erano «Munizioni problematiche, munizioni di ordinanza delle truppe in perfetto stato ma in esubero oppure obsolete, così come di partite di prodotti fuori specifica. La maggior parte delle munizioni affondate si trova nei laghi di Thun, Brienz e dei Quattro Cantoni, a una profondità compresa tra 150 e 220 metri».

Ora l’Ufficio federale dell’armamento armasuisse ha bandito un concorso  per cercare nuove procedure per un recupero ecologico e sicuro delle munizioni dai laghi svizzeri. Armasuisse intende coinvolgere maggiormente «Le scuole universitarie e l’industria nella riflessione su come potrebbe configurarsi un recupero ecologico e sicuro delle munizioni dalle profondità lacustri qualora tale possibilità dovesse essere concretamente presa in considerazione. Ciò potrebbe avvenire nel caso in cui, contrariamente alle aspettative, nel corso del monitoraggio delle acque attualmente in corso fosse riscontrato il rilascio di sostanze inquinanti dalle munizioni depositate sui fondali.

Il 7 agosto il settore Scienza e tecnologia dell’Ufficio federale dell’armamento armasuisse ha dato il via al concorso di idee con una procedura aperta e anonima. La documentazione del concorso sarà pubblicata a partire dal 7 agosto 2024 su simap.ch, la piattaforma della Confederazione per gli appalti pubblici, con il numero #520-01. I contributi potranno essere presentati fino al 6 febbraio 2025. Le proposte saranno valutate sulla base di criteri predefiniti da una commissione di esperti in rappresentanza di autorità, istituti e scuole universitarie. Il risultato di tale valutazione sarà reso noto ad aprile 2025. I tre migliori contributi riceveranno un premio in denaro pari a complessivi 50 000 franchi. Non è prevista la realizzazione diretta delle proposte presentate, che tuttavia potranno fungere da base per ulteriori accertamenti o per il lancio di progetti di ricerca.

La valutazione delle possibili tecniche di recupero condotta nel 2005 ha evidenziato che «Tutte le proposte di soluzione disponibili all’epoca avrebbero comportato notevoli sollevamenti di fanghi ed elevati rischi per il sensibile ecosistema lacustre. Le munizioni affondate sono ricoperte da uno strato di sedimenti fini spesso fino a due metri. Nel caso in cui le operazioni di recupero mettano in sospensione questi ultimi, può prodursi un esaurimento dell’ossigeno, che a tali profondità è disponibile solo in misura limitata, con un conseguente danneggiamento dell’ecosistema del lago. Oltre alla cattiva visibilità e ai rischi di esplosione, a porre ulteriori sfide sono la profondità dell’acqua, la corrente e le dimensioni (dai 4 mm ai 20 cm di grandezza, dagli 0,4 g ai 50 kg di peso), nonché le condizioni delle munizioni depositate sui fondali. La maggior parte dei residui di queste ultime sono costituiti da ferro e sono quindi magnetici, ma determinate spolette sono realizzate in rame, ottone o alluminio amagnetici. Tutti questi fattori pongono elevati requisiti nell’ottica di un recupero delle munizioni rispettoso dell’ambiente».

Armasuisse conclude: «A causa della complessità del compito, si presume che i privati che hanno un concetto di soluzione che soddisfa i requisiti del compito debbano unire le forze con un'azienda. Questo in considerazione del fatto che un'eventuale implementazione – anche se al momento non è prevista – non può essere portata avanti da un privato da solo».

Mike Sainsbury, amministratore delegato di Zetica, un'impresa specializzata in ordigni inesplosi, ha detto al Times che «Sarebbe un processo laborioso»

Non è la prima volta che le munizioni svizzere assurgono agli onori della cronaca: nel 1947, 3.000 tonnellate di esplosivo sepolte in un deposito di montagna esplosero, distruggendo il piccolo villaggio di Mitholz. I residenti ricostruirono le loro case e le loro attività, ma nel 2020, le autorità  hanno rivelato che alla fine potrebbero alla fine dover abbandonare le loro nuove case per più di un decennio mentre vengono rimosse sicurezza le munizioni rimanenti.

Altrove in Europa, le bombe della seconda guerra mondiale continuano a comparire periodicamente. A febbraio, una donna che stava ristrutturando la sua casa nel sud-ovest dell'Inghilterra ha dissotterrato un esplosivo da 1.100 libbre, che ha portato all'evacuazione temporanea di  10.000 persone .  Pochi mesi dopo , un altro ordigno della seconda guerra mondiale è stato trovato vicino a un'arena di calcio a Magonza, in Germania. Anche in Italia ogni tanto residui bellici fanno la loro comparsa in scavi o in fondali sottomarini.  

Redazione Greenreport

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