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Gli uccelli marini che inseguono i cicloni tropicali

I petrelli delle Desertas cavalcano le scie dei cicloni per trovare cibo più abbondante
 |  Natura e biodiversità

Il nuovo studio "Oceanic Seabirds Chase Tropical Cyclones", pubblicato su Current Biology  da un team internazionale di ricercatori che comprende l’italiano Federico De Pascalis dell’Area avifauna migratrice dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), rivela che, durante la stagione degli uragani, i rari petrelli delle Desertas (Pterodroma deserta), uccelli marini diffusi nell'Atlantico settentrionale, mostrano comportamenti di foraggiamento unici: «Contrariamente ad altri uccelli marini pelagici, queste procellarie non evitano gli intensi cicloni tropicali, ma sfruttano invece le condizioni dinamiche a loro vantaggio, fornendo nuove intuizioni sull'impatto dei cicloni sulla vita marina nell’oceano aperto».
L’autore principale dello studio, Francesco Ventura ricercatore postdoc in biologia alla Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI), ricorda che «Gli studi iniziali suggerivano che gli uccelli marini o circumnavigano i cicloni o cercano rifugio nell'occhio calmo della tempesta. Tuttavia, i petrelli delle Desertas che abbiamo seguito non hanno fatto nessuna delle due cose; invece, un terzo di loro ha seguito il ciclone per giorni, coprendo migliaia di chilometri. Quando abbiamo visto i dati, siamo quasi caduti dalle sedie. Questa è la prima volta che osserviamo questo comportamento».
L’autrice senior dello studio, Caroline Ummenhofer del Department of physical oceanography della WHOI evidenzia che «E’ sorprendente quanto bene gli uccelli sappiano sfruttare per i loro viaggi le condizioni del vento su vasta scala sopra l'Atlantico settentrionale. Quando si sovrappongono gli spostamenti di foraggiamento delle procellarie ai venti medi, si ottiene una corrispondenza molto vicina».
Le procellarie delle Desertas, che appartengono al genere Pterodroma, che significa "ali in fuga", nidificano sull'isola portoghese di Bugio, nell’arcipelago delle Ilhas Desertas al largo cdella costa del Nord Africa e dell’Isola di Madeira alla quale appartengono amministrativamente. Bugio ospita l'unica colonia nidificante conosciuta al mondo - meno di 200 coppie di questi uccelli marini grandi come un piccione e che fanno i loro nidi su un altopiano circondato da ripide scogliere. Durante la stagione riproduttiva di 6 mesi, le procellarie delle Desertas intraprendono straordinari viaggi di foraggiamento, spesso trascorrendo settimane in mare e volando fino a 7.500 miglia attraverso l'Atlantico in cerca di cibo.
Ventura spiega che «Abbiamo correlato le posizioni degli uccelli con le condizioni di tempesta in intensificazione, tra cui onde alte fino a 8 metri e velocità del vento di 100 chilometri orari. Quando hanno incontrato forti venti, gli uccelli hanno ridotto la velocità al suolo, probabilmente trascorrendo meno tempo in volo per evitare di ferirsi alle ali. Inoltre, le scie delle tempeste hanno fornito condizioni di vento prevedibilmente favorevoli con un supporto di vento a favore maggiore rispetto alle rotte alternative. Incredibilmente, nessuno degli uccelli che abbiamo monitorato è stato danneggiato dalle tempeste e non si è verificata alcuna incidenza di abbandono del nido».
Le procellarie inseguono piccoli pesci, calamari e crostacei che solitamente vivono a profondità comprese tra 600 e 3.000 piedi. Poiché non possono immergersi a queste profondità, questi uccelli marini devono aspettare fino al tramonto, quando le loro prede risalgono più vicine alla superficie.
La Ummenhofer sottolinea che «Come abbiamo scoperto ora, le procellarie delle Desertas seguono gli uragani, dove le prede si sono accumulate più vicine alla superficie, sulla scia delle tempeste».
Lo studio dimostra che le scie dei cicloni forniscono ai petrelli condizioni migliori per cibarsi, con bruschi cali della temperatura superficiale del mare e notevoli aumenti della clorofilla superficiale. Alla WHOI fanno notare che «Questi cambiamenti suggeriscono una maggiore miscelazione e produttività oceanica, che presumibilmente aumentano l'abbondanza di prede e l'accessibilità per i petrelli che si alimentano in superficie.
Uno degli autori dello studio, Philip Richardson, oceanografo emerito della WHOI, spiega a sua volta che «Uno degli aspetti interessanti dell'interazione tra un ciclone tropicale e l'oceano è l'intensa miscelazione verticale negli strati superiori dell'oceano causata da venti molto forti e da enormi tempeste marine. I venti ciclonici possono causare una divergenza nello strato superiore che sposta l'acqua più fredda e profonda verso la superficie».
Ventura aggiunge: «I cicloni rappresentano un'opportunità di foraggiamento molto preziosa per i petrelli delle Desertas perché le tempeste sollevano prede mesopelagiche dalle profondità della colonna d’acqua verticale, offrendo agli uccelli marini un pasto facile in superficie. Mentre le tempeste sono solitamente considerate distruttive, in particolare nelle aree costiere, la nostra ricerca rivela che la perturbazione funzionale causata dalle tempeste può creare nuove opportunità. Stiamo ampliando la nostra comprensione di come i petrelli navigano in mare aperto per trovare cibo».
La Ummenhofer conclude: «Ora abbiamo una nuova prospettiva sull'impatto degli uragani sugli ecosistemi marini vista attraverso gli occhi di un predatore al vertice. Questo studio fornisce preziose informazioni sulla resilienza e sulle strategie di foraggiamento degli uccelli marini pelagici di fronte a eventi meteorologici estremi. Sebbene sia noto che i cicloni influenzino in modo drammatico gli ecosistemi oceanici e costieri, il loro impatto sulla vita marina pelagica è poco compreso. Questa ricerca rivela come i predatori superiori come i petrelli delle Desertas adattino le loro strategie di foraggiamento all'ambiente dinamico dell'oceano e sfruttino a proprio vantaggio i cambiamenti oceanografici indotti dai cicloni».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.