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Si ipotizza la causa del termoclastismo

Dolomiti, in autunno cadono le rocce: si stacca una parete del gruppo Sorapis, vicino Cortina

 |  Crisi climatica e adattamento

Nelle prime ore della mattina di oggi si è distaccata una parete di roccia dalle Dolomiti, con un fronte di 300 metri e 400 di altezza. Il masso di roccia dolomitica è crollata da Croda Marcora (nel gruppo Sorapis) a 3.150 metri di quota, nel comune di Cortina d'Ampezzo. Mentre gli uomini del Soccorso alpino stanno effettuando i primi rilievi per verificare se la frana ha coinvolto persone o cose, si avanzano le prime ipotesi sulle cause.

Secondo gli esperti potrebbe trattarsi del fenomeno di ''termoclastismo'', cioè delle sollecitazioni esercitate sulla roccia dal continuo dilatarsi e restringersi causato dalle variazioni di temperatura tipiche di questo periodo, caratterizzato da ampie escursioni termiche giorno-notte. «E' una dinamica normale in contesti montuosi con pareti ripide - ha affermato il geologo Gabriele Scarascia Mugnozza, dell'Università Sapienza di Roma - Siamo a fine estate e fenomeni di espansioni e contrazione della roccia, fino a provocarne la rottura, sono comuni, considerando che in questo periodo dell'anno la temperatura di abbassa nella notte avvicinandosi allo zero, mentre si alza durante il giorno a causa dell'insolazione».

Tra le altre possibili cause potrebbero esserci micro-terremoti, ma all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) non risultano terremoti nella zona, avvenuti nelle ultime ore. Anche il geologo Antonio Brambati, dell'Università di Trieste conferma l’ipotesi di Scarascia Mugnozza: «Crolli di questo tipo non sono nuovi sulle Dolomiti, come testimoniano i detriti di falda ai piedi delle pareti rocciose». In effetti quanto avvenuto oggi sul Sorapis, uno dei principali gruppi delle Dolomiti ampezzane che si trova tra Cortina d'Ampezzo e San Vito di Cadore, è avvenuto anche nel recente passato e con meccanismi simili. Il 12 ottobre 2007 è stata registrata una frana sul monte Cima Uno, nella Val Fiscalina, con il distacco di un lastrone di roccia alto 100 metri e largo 30. Nel 2006, verso la fine di agosto, una grande frana questa volta ha interessato gli Appennini: a scendere verso valle è stata parte della parete Nord del Gran Sasso d'Italia con il distacco di una grande lastra di roccia sul versante teramano del Corno Grande, a quota 2.700 metri. «Anche in quei casi le frane sono avvenute tra la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno», ha fatto osservare il geologo Scarascia Mugnozza.

Redazione Greenreport

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