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La Niña potrebbe arrivare, ma è probabile che sia debole e di breve durata

La previsione è dell’Organizzazione meteorologica mondiale: entro febbraio ipotizzabile un raffreddamento delle temperature superficiali del Pacifico, ma tempo due mesi e l’effetto svanisce: «Il suo impatto a breve termine non sarà sufficiente a controbilanciare l’effetto di riscaldamento dei gas serra nell’atmosfera»
 |  Crisi climatica e adattamento

Se qualcuno pensasse che per contrastare il riscaldamento globale ci verrà in aiuto La Niña, ovvero il fenomeno meteorologico che contribuisce ad abbassare le temperature in alcune aree del pianeta, ebbene, quel qualcuno rimarrebbe deluso: La Niña potrebbe anche arrivare entro la fine di febbraio prossimo, ma è probabile che sia debole e di breve durata. A dirlo è l’Organizzazione meteorologica mondiale (World meteorological organization, Wmo) in un report appena diffuso. Le ultime previsioni della struttura del Wmo denominata Global producing centres of long-range forecasts indicano infatti una probabilità del 55% di transizione dalle attuali condizioni neutre (né El Niño né La Niña) a quelle di prevalenza Niña tra questo dicembre e il febbraio 2025. Il ritorno delle condizioni Enso-neutrali (Enso è l’acronomo di “El Niño Southern Oscillation”) sarebbe però a breve termine, ovvero entro aprile 2025, con altrettanto 55% di probabilità. 

La Niña si riferisce al raffreddamento su larga scala delle temperature superficiali delle acque nell'Oceano Pacifico equatoriale centrale e orientale, associato a cambiamenti nella circolazione atmosferica tropicale, come venti, pressione e precipitazioni. In genere, la Niña produce impatti climatici su larga scala opposti a quelli di El Niño, soprattutto nelle regioni tropicali. 

Tuttavia, sottolineano i ricercatori della Wmo, gli eventi climatici naturali come La Niña e El Niño si verificano nel contesto più ampio del cambiamento climatico indotto dall'uomo, che sta aumentando le temperature globali, esacerbando i fenomeni meteorologici e climatici estremi e influenzando i modelli stagionali di precipitazioni e temperature.

«L'anno 2024 è iniziato con El Niño ed è sulla buona strada per diventare il più caldo mai registrato. Anche se dovesse verificarsi un evento di La Niña, il suo impatto di raffreddamento a breve termine non sarà sufficiente a controbilanciare l'effetto di riscaldamento record dei gas serra nell'atmosfera», ha dichiarato il Segretario generale della Wmo Celeste Saulo. «Anche in assenza di condizioni di El Niño o La Niña da maggio, abbiamo assistito a una serie straordinaria di eventi meteorologici estremi, tra cui piogge e inondazioni da record, che purtroppo sono diventate la nuova norma nel nostro clima in evoluzione», ha dichiarato Celeste Saulo.

Alla fine di novembre, le osservazioni oceaniche e atmosferiche registrate continuano a riflettere condizioni Enso-neutrali che persistono da maggio. Le temperature della superficie del mare sono leggermente inferiori alla media in gran parte del Pacifico equatoriale centrale e orientale.

Tuttavia, questo raffreddamento non ha ancora raggiunto le soglie tipiche de La Niña. Una possibile ragione di questo lento sviluppo è rappresentata dalle forti anomalie dei venti occidentali osservate per gran parte del mese di settembre fino all'inizio di novembre, che non sono favorevoli allo sviluppo della Niña. L'aggiornamento precedente, pubblicato a settembre, prevedeva una probabilità del 60% di La Niña nella finestra temporale dicembre-febbraio.

Redazione Greenreport

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