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CO2 e riscaldamento globale futuro: «Potenzialmente senza precedenti in 420 milioni di anni»

Se aumenta la CO2 e bruciamo tutti i combustibili fossili: nel 2250 la CO2 a 2.000 ppm
 |  Crisi climatica e adattamento

Lo studio "Future climate forcing potentially without precedent in the last 420 million years", pubblicato su Nature Communications da un team di ricercatori britannici e statunitensi guidato dal geochimico Gavin Foster dell’università di Southampton, conferma e, se possibile rafforza, i peggiori scenari climatici futuri: «Nel corso dei prossimi 100 a 200 anni, le concentrazioni di biossido di carbonio nell'atmosfera terrestre andranno verso i valori non visti dal periodo Triassico, 200 milioni di anni fa. Inoltre, dal XXIIII secolo, il clima potrebbe raggiungere un caldo mai visto in 420 milioni di anni».

Lo studio, che fa parte di “Descent into the Ice House”, uno dei 4 progetti di ricerca del programma “The Long-term Co-Evolution of Life and the Planet” finanziato dal National environment research council britannico, si basa su 1.200 stime delle concentrazioni dell’antica CO2 atmosferica che risalgono fino a quasi mezzo miliardo di anni fa e conclude che «se l'umanità in futuro brucerà tutti i combustibili fossili disponibili, i livelli di CO2 contenuti nell'atmosfera potrebbero non avere nessun equivalente geologicamente preservato  durante questo periodo di 420 milioni anni».

I ricercatori hanno esaminato i dati pubblicati sulle piante fossili, la composizione isotopica del carbonio nel suolo e negli oceani e la composizione isotopica del boro delle conchiglie fossili.  Foster spiega: «Non possiamo misurare direttamente la concentrazione di CO2 di milioni di anni fa, invece ci affidiamo a “proxy” indiretti nei dati delle rocce. In questo studio, abbiamo compilato tutti i dati pubblicati disponibili dei diversi tipi di proxy per produrre una registrazione continua degli antichi livelli di CO2».

Questa enorme mole di dati dimostra che le concentrazioni di CO2 hanno oscillato naturalmente per milioni di anni, passando da circa 200 - 400 parti per milione (ppm) durante i periodi freddi “icehouse”, a un massimo di 3000 ppm durante i periodi caldi a “effetto serra”.  I ricercatori evidenziano: «Anche se le prove ci dicono che il nostro clima ha oscillato fortemente in passato (con la Terra che è attualmente in un periodo più freddo), mostrano anche che l’attuale velocità del cambiamento climatico è molto inusuale. L'anidride carbonica è un potente gas serra e negli ultimi 150 anni l'utilizzo dei combustibili fossili da parte dell'umanità ha aumentato la sua concentrazione atmosferica dai 280 ppm  nell’epoca pre-industrializzazione a quasi 405 ppm nel 2016. Tuttavia, non è solo la CO2 che determina il clima del nostro pianeta, in ultima analisi, sono sia l'intensità dell'effetto serra che la quantità di luce in entrata che sono importanti. Le variazioni di entrambi i parametri sono in grado di forzare il cambiamento climatico».

Un altro degli autori dello studio, Dan Lunt, professore di scienza del clima all'Università di Bristol, aggiunge: «A causa delle reazioni nucleari  le stelle come il nostro Sole, nel corso del tempo diventano più luminose, Questo significa che, se anche se le concentrazioni di biossido di carbonio sono state alte centinaia di milioni di anni fa, l'effetto netto del riscaldamento della CO2 e della luce solare era minore.  La nostra nuova CO2 compilation dimostra che in media la CO2  è gradualmente diminuita nel tempo di circa 3-4 ppm per milione anni. Questo potrebbe non sembrare molto, ma in realtà è quasi sufficiente ad annullare l'effetto del riscaldamento causato nel tempo dall’illuminazione solare, così, nel lungo periodo, appare che l'effetto netto di entrambi era in media praticamente costante».

Una co-autrice dello studio, la statunitense Dana Royer della Wesleyan University, evidenzia che «questa interazione tra anidride carbonica e luminosità del sole ha implicazioni interessanti per la storia della vita sulla Terra. Fino era capiere il perché era stato un po’ come cercare il pezzo di un puzzle, nonostante l' output  del sole sia incrementato lentamente nel tempo, esiste una scarsa evidenza per qualsiasi riscaldamento del clima a lungo termine simile. la nostra scoperta di piccoli cambiamenti nella rete climatica ci costringe a fornire  una spiegazione sul motivo per cui il clima della Terra sia rimasto relativamente stabile,  e all'interno dei limiti adatti alla vita, per tutto questo tempo».

Questa visione a lungo termine offre una prospettiva sui futuri cambiamenti climatici. «E' ben noto che il clima oggi sta cambiando i a tassi ben al di sopra della norma geologica – dicono gli scienziati. Se l'umanità non riuscirà ad affrontare l'aumento della CO2 e brucerà  tutto il combustibile fossile facilmente disponibili, al 2250 la CO2 sarà a circa 2.000 ppm: livelli non visti da 200 milioni di anni».

Foster fa notare che il sole allora era meno luminoso e che la rete climatica era intatta e che quindi il riscaldamento globale era minore di quanto ci troveremmo ad affrontare nel futuro ad alta concentrazione di Co2 che stiamo costruendo con le nostra crescita scriteriata e conclude: «Quindi non solo il cambiamento climatico risulta essere più veloce di qualsiasi altra cosa la Terra abbia  visto da milioni di anni ma, per quel che possiamo dire, il clima che verrà rischia di non avere una controparte naturale almeno negli ultimi 420 milioni di anni».

Redazione Greenreport

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