Un quarto dei giovani italiani pensa che i migranti siano il 50% della popolazione, anziché l’8,9%
In occasione della Giornata internazionale del migrante, l’Unicef ha presentato il nuovo rapporto “Così lontani, così vicini. Gli atteggiamenti di adolescenti e giovani nei confronti dei loro pari con background migratorio in Italia”, frutto di un’indagine commissionata al consorzio Ipsos-Lattanzio-Kibs su un campione di 1.000 ragazze e ragazzi di 15-24 anni.
Dall’indagine emerge che la Generazione Zeta appare più aperta alle differenze e sensibile ai temi sociali, anche se una parte degli adolescenti e giovani ascoltati esprime significativi sentimenti di lontananza, isolamento e non appartenenza.
Se l’85% dei rispondenti dichiara di voler fare la propria parte nel mondo, solo il 19% è impegnato/a in maniera attiva, mentre il 29% si sente escluso/a e non si riconosce nella comunità in cui vive.
Colpiscono i dati sulla discriminazione (il 93% dei rispondenti riporta di aver subito o assistito direttamente ad atti discriminatori) e quelli sull’errata percezione del fenomeno migratorio: l’87% degli intervistati sovrastima la presenza di persone migranti sul totale della popolazione residente in Italia. Tra questi, un/a giovane su 4 pensa che le persone migranti in Italia rappresentino oltre il 50% della popolazione, a fronte di una presenza reale dell'8,9%.
Non a caso, dal report emerge anche una diffidenza – espressa da circa il 60% del campione - nei confronti dei media e dei social media per la qualità di informazioni condivise relative al tema migrazione.
«I dati mostrano che la Generazione Z, nonostante le insicurezze globali – sottolinea Nicola Dell’Arciprete, coordinatore in Italia dell’Ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia centrale – riconosce il valore della diversità, rifiuta gli stereotipi e chiede maggior impegno istituzionale per l’inclusione, mentre solo una minoranza considera la migrazione un problema. Tuttavia, la percezione di esclusione e la bassa partecipazione ad attività sociali evidenziano che resta ancora molto da fare. È fondamentale investire nell'apertura di questa fascia della popolazione promuovendo politiche, programmi e opportunità formative concrete, capaci di sostenere i giovani nel trasformare la loro visione inclusiva in un impegno reale e duraturo per una società più equa e coesa».
La buona informazione può e deve contribuire all’obiettivo. Ad esempio ricordando, come informano i dati messi in fila dalla Fondazione Moressa, che dai migranti arriva all’Italia un contributo demografico positivo; producono 164,2 miliardi di Valore Aggiunto, dando un contributo al Pil pari all’8,8%, con picchi superiori al 15% in agricoltura e costruzioni; confrontando le entrate per lo Stato (gettito fiscale e contributivo) con la spesa pubblica per i servizi di welfare, il saldo per la componente immigrata è positivo (+1,2 miliardi di euro).